Amundi
Wall Street, nonostante i recenti record non è cara
L’indice S&P500 di Wall Street ha segnato nuovi record storici ma, alla luce delle trimestrali migliori delle aspettative, le quotazioni non sembrano ancora eccessive.
24 Agosto 2016 09:31
All’inizio di quest’anno, la maggior parte delle principali case d’investimento consigliava ai risparmiatori di destinare nei propri portafogli azionari un sovrappeso all’azionario Europa e all’azionario Giappone e un peso neutrale (o, addirittura, un sottopeso) a Wall Street.
Una raccomandazione che di basava sulle valutazioni e sulle prospettive delle aziende quotate nelle borse delle diverse aree geografiche.
Dopo circa otto mesi, si può però constatare che gli andamenti degli indici azionari non hanno dato ragione a quelle raccomandazioni: infatti, mentre l’S&P500 di Wall Street viaggia a un +6,8% rispetto al valore di inizio 2016, l’indice azionario europeo Stoxx 600 segna un -7 per cento e il Nikkei 225 di Tokyo addirittura un -13 per cento.
Gli esperti di Amundi, come molti altri gestori internazionali, si chiedono se potrà continuare così e sono propensi a pensare in modo moderatamente positivo.
“Sebbene le quotazioni stiano iniziando a salire, non sono ancora eccessive visto il livello dei tassi d’interesse che è stato spinto al ribasso dopo il referendum britannico del 23 giugno scorso” fanno sapere i professionisti di Amundi che, inoltre, segnalano come i risultati delle trimestrali siano stati piuttosto incoraggianti. Gli ultimi dati Thomson Reuters, relativi ai risultati al 22 agosto di 479 delle 500 aziende dell’S&P500, evidenziano infatti un 71% di risultati meglio delle aspettative e soltanto un 18% al di sotto delle attese.
Sempre secondo gli esperti di Amundi, adesso che i dati sugli utili del secondo trimestre 2016 sono praticamente completi, i risparmiatori farebbero bene a tenere sotto osservazione la grande riunione degli esponenti delle banche centrali che si terrà il dopo domani a Jackson Hole: l’altro evento da seguire con attenzione questo autunno sarà il referendum che si terrà in Italia.
Una raccomandazione che di basava sulle valutazioni e sulle prospettive delle aziende quotate nelle borse delle diverse aree geografiche.
Dopo circa otto mesi, si può però constatare che gli andamenti degli indici azionari non hanno dato ragione a quelle raccomandazioni: infatti, mentre l’S&P500 di Wall Street viaggia a un +6,8% rispetto al valore di inizio 2016, l’indice azionario europeo Stoxx 600 segna un -7 per cento e il Nikkei 225 di Tokyo addirittura un -13 per cento.
Gli esperti di Amundi, come molti altri gestori internazionali, si chiedono se potrà continuare così e sono propensi a pensare in modo moderatamente positivo.
“Sebbene le quotazioni stiano iniziando a salire, non sono ancora eccessive visto il livello dei tassi d’interesse che è stato spinto al ribasso dopo il referendum britannico del 23 giugno scorso” fanno sapere i professionisti di Amundi che, inoltre, segnalano come i risultati delle trimestrali siano stati piuttosto incoraggianti. Gli ultimi dati Thomson Reuters, relativi ai risultati al 22 agosto di 479 delle 500 aziende dell’S&P500, evidenziano infatti un 71% di risultati meglio delle aspettative e soltanto un 18% al di sotto delle attese.
Sempre secondo gli esperti di Amundi, adesso che i dati sugli utili del secondo trimestre 2016 sono praticamente completi, i risparmiatori farebbero bene a tenere sotto osservazione la grande riunione degli esponenti delle banche centrali che si terrà il dopo domani a Jackson Hole: l’altro evento da seguire con attenzione questo autunno sarà il referendum che si terrà in Italia.
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