Christophe Bernard
Aumentata la quota di liquidità per cogliere le future chance
Dal momento che le valutazioni delle azioni e delle obbligazioni appaiono non eccessivamente convenienti si può aumentare in portafoglio la quota di liquidità.
2 Settembre 2016 09:33
A due mesi dall’affermazione del fronte della Brexit al referendum britannico che sembra aver sortito meno effetti negativi di quelli inizialmente prospettati (almeno per quanto riguarda i mercati finanziari), agli investitori si pongono due importanti interrogativi.
Il primo riguarda le prossime decisioni della Fed in tema di tassi di interesse USA, dal momento che la banca centrale americana ha praticamente raggiunto il suo duplice mandato di piena occupazione e un tasso di inflazione di circa il 2 per cento. In secondo luogo, ci si interroga su come posizionare i portafogli alla luce di valutazioni assolute elevate sia per le azioni che le obbligazioni.
“Per motivi di valutazione abbiamo preferito limitare un po’ il peso verso il debito dei mercati emergenti e nei titoli societari high yield, mantenendo al contempo un lieve sovrappeso nei mercati azionari. Nel segmento dei titoli di stato, preferiamo un netto sottopeso nei governativi svizzeri e tedeschi a vantaggio dei Treasury USA sia classici che protetti dall’inflazione. Infine abbiamo gradualmente incrementato la quota di liquidità per essere in grado di cogliere le future chance” rivela Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel che è giunto a tali scelte dopo un’attenta analisi dell’attuale contesto.
“Dopo un primo semestre debole, prevediamo che l’economia USA acceleri nella seconda metà del 2016 sotto la spinta della domanda dei consumatori e la fine della costituzione delle scorte” fa sapere Christophe Bernard che , inoltre, segnala come il settore manifatturiero americano sembra aver metabolizzato sia l’apprezzamento del dollaro che il brusco calo degli investimenti nel settore energetico.
“Anche se le pressioni inflazionistiche rimangono modeste, i dati sull’inflazione sono superiori o vicini al target del 2 per cento. Ci aspettiamo quindi che Janet Yellen alzi i tassi di riferimento di un altro quarto di punto nel corso di quest’anno” puntualizza Christophe Bernard che, passando all’Europa e al Giappone, constata che la politica monetaria sembra aver raggiunto i suoi limiti con, oltretutto, i tassi di interesse a zero o negativi che evidenziano gravi effetti collaterali per i risparmiatori, i fondi pensione e le banche commerciali.
Non solo. La BCE e la BoJ (Bank of Japan) avranno difficoltà a mantenere i loro programmi di acquisto di obbligazioni agli attuali livelli visto che prima o poi vi sarà una penuria di questi titoli sul mercato.
“Di conseguenza l’attenzione è tutta proiettata sulla politica fiscale, in particolare tramite un aumento della spesa pubblica. Il Giappone è in procinto di realizzare un importante pacchetto di stimoli pubblici. L’Unione europea, invece, sembrerebbe essere più tollerante nei confronti dello sforamento dei limiti di bilancio in Paesi come la Spagna e il Portogallo. Allo stesso modo, negli Stati Uniti, l’espansione del bilancio è ai primi posti nell’agenda politica di entrambi i candidati alla presidenza, Hillary Clinton e Donald Trump” conclude Christophe Bernard.
Il primo riguarda le prossime decisioni della Fed in tema di tassi di interesse USA, dal momento che la banca centrale americana ha praticamente raggiunto il suo duplice mandato di piena occupazione e un tasso di inflazione di circa il 2 per cento. In secondo luogo, ci si interroga su come posizionare i portafogli alla luce di valutazioni assolute elevate sia per le azioni che le obbligazioni.
“Per motivi di valutazione abbiamo preferito limitare un po’ il peso verso il debito dei mercati emergenti e nei titoli societari high yield, mantenendo al contempo un lieve sovrappeso nei mercati azionari. Nel segmento dei titoli di stato, preferiamo un netto sottopeso nei governativi svizzeri e tedeschi a vantaggio dei Treasury USA sia classici che protetti dall’inflazione. Infine abbiamo gradualmente incrementato la quota di liquidità per essere in grado di cogliere le future chance” rivela Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel che è giunto a tali scelte dopo un’attenta analisi dell’attuale contesto.
“Dopo un primo semestre debole, prevediamo che l’economia USA acceleri nella seconda metà del 2016 sotto la spinta della domanda dei consumatori e la fine della costituzione delle scorte” fa sapere Christophe Bernard che , inoltre, segnala come il settore manifatturiero americano sembra aver metabolizzato sia l’apprezzamento del dollaro che il brusco calo degli investimenti nel settore energetico.
“Anche se le pressioni inflazionistiche rimangono modeste, i dati sull’inflazione sono superiori o vicini al target del 2 per cento. Ci aspettiamo quindi che Janet Yellen alzi i tassi di riferimento di un altro quarto di punto nel corso di quest’anno” puntualizza Christophe Bernard che, passando all’Europa e al Giappone, constata che la politica monetaria sembra aver raggiunto i suoi limiti con, oltretutto, i tassi di interesse a zero o negativi che evidenziano gravi effetti collaterali per i risparmiatori, i fondi pensione e le banche commerciali.
Non solo. La BCE e la BoJ (Bank of Japan) avranno difficoltà a mantenere i loro programmi di acquisto di obbligazioni agli attuali livelli visto che prima o poi vi sarà una penuria di questi titoli sul mercato.
“Di conseguenza l’attenzione è tutta proiettata sulla politica fiscale, in particolare tramite un aumento della spesa pubblica. Il Giappone è in procinto di realizzare un importante pacchetto di stimoli pubblici. L’Unione europea, invece, sembrerebbe essere più tollerante nei confronti dello sforamento dei limiti di bilancio in Paesi come la Spagna e il Portogallo. Allo stesso modo, negli Stati Uniti, l’espansione del bilancio è ai primi posti nell’agenda politica di entrambi i candidati alla presidenza, Hillary Clinton e Donald Trump” conclude Christophe Bernard.