BCE
Meeting BCE, ecco come i gestori analizzano le parole di Draghi
Per i gestori le parole di Draghi scongiurano tagli ulteriori dei tassi in territorio negativo e spingono i governi europei a sviluppare politiche economiche e fiscali.
12 Settembre 2016 09:45
“Nella riunione di giovedì scorso la BCE ha di fatto rinviato ogni decisione alle prossime riunioni e tutti gli elementi del programma di stimolo monetario sono rimasti invariati: soltanto le previsioni del PIL e dell'inflazione della zona euro sono stati rivisti marginalmente al ribasso” commenta Dierk Brandenburg, Analista Sovereign di Fidelity International, che poi aggiunge: “Inoltre, il presidente Draghi è stato volutamente vago su qualsiasi revisione circa i titoli acquistabili all’interno del programma Public Sector Purchase Programme (PSPP)”.
Con l'inflazione che si colloca al di sotto del target BCE per il prossimo futuro, l’allentamento della politica è destinato a continuare e la banca centrale europea dovrà trovare una soluzione alla scarsità di strumenti privi di rischio emessi sul mercato che presto potrebbe diventare un ostacolo duro.
“Un taglio ulteriore dei tassi in territorio negativo sembrerebbe invece solo un’opzione teorica: speriamo che questa scelta sia evitata in considerazione dell'effetto negativo sul settore finanziario” sottolinea inoltre Dierk Brandenburg.
Un punto, quest’ultimo ripreso da Marilyn Watson, Head of Global Fundamental Fixed Income Strategy di BalckRock. “Riteniamo probabile che qualsiasi futuro allentamento monetario da parte della BCE sia effettuato tramite altri strumenti quali gli acquisti di asset, piuttosto che variazioni significative dei tassi di riferimento” precisa Marilyn Watson che ricorda come nella conferenza stampa Draghi non abbia fatto alcun accenno ad una proroga del programma di acquisto di asset che, al momento, si concluderà a marzo 2017.
“Al contrario, il presidente Draghi ha commentato che non si è discusso di nuovi stimoli e, soprattutto, ha nuovamente sottolineato la necessità di misure di politica fiscale” puntualizza Marilyn Watson che, tra la proprie posizioni in portafoglio nell’ambito della moneta unica europea, segnala le obbligazioni italiane indicizzate all’inflazione e titoli del debito pubblico portoghese e greco: nel segmento delle obbligazioni societarie, le sue preferenze vanno invece ad alcuni corporate bond societari subordinati di emittenti di alta qualità.
Sulla necessità di un ripensamento delle politiche economiche e fiscali si sofferma Edoardo Ugolini, Portfolio manager di Zest Asset Management. Secondo il manager, infatti, sebbene le politiche monetarie siano importanti risultano tuttavia incomplete se non sono opportunamente coordinate con l’azione dei governi che hanno il controllo delle politiche economiche e fiscali: Draghi ha pertanto voluto richiamare i responsabili politici europei ad azioni più concertate con gli stimoli della banca centrale.
“In estrema sintesi, si può affermare che Draghi ha lanciato un messaggio preciso: meno politiche monetarie, più politiche economiche e fiscali” puntualizza Edoardo Ugolini che poi snocciola i tre punti di maggior rilievo relativi alle implicazioni di questo nuovo possibile scenario. In primis, le minori aspettative circa ulteriori riduzioni dei tassi di interesse in territorio ancor più negativo e le minori possibilità di espansioni illimitate dei bilanci delle banche centrali, dovrebbero determinare una contrazione della sopravalutazione delle obbligazioni.
“Ci aspettiamo un aumento delle aspettative di inflazione e per questo puntiamo sui TIPS (Treasury inflation-protected securities, i titoli del Tesoro Usa protetti dall'inflazione). Inoltre assumiamo una ‘Short duration’: tramite strumenti derivati portiamo la scadenza media dei titoli in portafoglio in negativo in modo tale da trarre vantaggio da un rialzo dei tassi di interesse di mercato” spiega Edoardo Ugolini.
In secondo luogo è possibile una correzione dei mercati azionari causata dalla riduzione dello stimolo monetario: se, tuttavia, la correzione fosse del 5% -10% si potrebbero aprire finestre di opportunità selettive. In ogni caso, per Edoardo Ugolini, i titoli finanziari (e le banche in particolare) dovrebbero comunque fare meglio del mercato grazie ai tassi di interesse ‘meno negativi’: pure l’azionario dell’eurozona, che ha sofferto molto la mancanza di politiche fiscali e economiche, potrebbe rivelarsi più resiliente rispetto agli altri mercati sviluppati.
Infine, e siamo al terzo punto, è probabile che il dollaro americano possa rafforzarsi dal momento che la Federal Reserve dovrebbe essere la prima banca centrale quantomeno a parlare di un aumento (sebbene limitato) dei tassi a dicembre, mentre le altre banche centrali non toccheranno i tassi.
Con l'inflazione che si colloca al di sotto del target BCE per il prossimo futuro, l’allentamento della politica è destinato a continuare e la banca centrale europea dovrà trovare una soluzione alla scarsità di strumenti privi di rischio emessi sul mercato che presto potrebbe diventare un ostacolo duro.
“Un taglio ulteriore dei tassi in territorio negativo sembrerebbe invece solo un’opzione teorica: speriamo che questa scelta sia evitata in considerazione dell'effetto negativo sul settore finanziario” sottolinea inoltre Dierk Brandenburg.
Un punto, quest’ultimo ripreso da Marilyn Watson, Head of Global Fundamental Fixed Income Strategy di BalckRock. “Riteniamo probabile che qualsiasi futuro allentamento monetario da parte della BCE sia effettuato tramite altri strumenti quali gli acquisti di asset, piuttosto che variazioni significative dei tassi di riferimento” precisa Marilyn Watson che ricorda come nella conferenza stampa Draghi non abbia fatto alcun accenno ad una proroga del programma di acquisto di asset che, al momento, si concluderà a marzo 2017.
“Al contrario, il presidente Draghi ha commentato che non si è discusso di nuovi stimoli e, soprattutto, ha nuovamente sottolineato la necessità di misure di politica fiscale” puntualizza Marilyn Watson che, tra la proprie posizioni in portafoglio nell’ambito della moneta unica europea, segnala le obbligazioni italiane indicizzate all’inflazione e titoli del debito pubblico portoghese e greco: nel segmento delle obbligazioni societarie, le sue preferenze vanno invece ad alcuni corporate bond societari subordinati di emittenti di alta qualità.
Sulla necessità di un ripensamento delle politiche economiche e fiscali si sofferma Edoardo Ugolini, Portfolio manager di Zest Asset Management. Secondo il manager, infatti, sebbene le politiche monetarie siano importanti risultano tuttavia incomplete se non sono opportunamente coordinate con l’azione dei governi che hanno il controllo delle politiche economiche e fiscali: Draghi ha pertanto voluto richiamare i responsabili politici europei ad azioni più concertate con gli stimoli della banca centrale.
“In estrema sintesi, si può affermare che Draghi ha lanciato un messaggio preciso: meno politiche monetarie, più politiche economiche e fiscali” puntualizza Edoardo Ugolini che poi snocciola i tre punti di maggior rilievo relativi alle implicazioni di questo nuovo possibile scenario. In primis, le minori aspettative circa ulteriori riduzioni dei tassi di interesse in territorio ancor più negativo e le minori possibilità di espansioni illimitate dei bilanci delle banche centrali, dovrebbero determinare una contrazione della sopravalutazione delle obbligazioni.
“Ci aspettiamo un aumento delle aspettative di inflazione e per questo puntiamo sui TIPS (Treasury inflation-protected securities, i titoli del Tesoro Usa protetti dall'inflazione). Inoltre assumiamo una ‘Short duration’: tramite strumenti derivati portiamo la scadenza media dei titoli in portafoglio in negativo in modo tale da trarre vantaggio da un rialzo dei tassi di interesse di mercato” spiega Edoardo Ugolini.
In secondo luogo è possibile una correzione dei mercati azionari causata dalla riduzione dello stimolo monetario: se, tuttavia, la correzione fosse del 5% -10% si potrebbero aprire finestre di opportunità selettive. In ogni caso, per Edoardo Ugolini, i titoli finanziari (e le banche in particolare) dovrebbero comunque fare meglio del mercato grazie ai tassi di interesse ‘meno negativi’: pure l’azionario dell’eurozona, che ha sofferto molto la mancanza di politiche fiscali e economiche, potrebbe rivelarsi più resiliente rispetto agli altri mercati sviluppati.
Infine, e siamo al terzo punto, è probabile che il dollaro americano possa rafforzarsi dal momento che la Federal Reserve dovrebbe essere la prima banca centrale quantomeno a parlare di un aumento (sebbene limitato) dei tassi a dicembre, mentre le altre banche centrali non toccheranno i tassi.
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