Carlo Benetti

Gestioni alternative, come i fondi hedge ma con liquidità giornaliera

Le gestioni ‘liquid alternative’ adottano le strategie degli hedge fund garantendo elevati standard di trasparenza del portafoglio e un alto livello di liquidità.

21 Settembre 2016 10:05

financialounge -  Carlo Benetti fondi alternativi GAM hedge fund Julian Howard Lars Jaeger
Per decenni l’industria del risparmio gestito tradizionale e i fondi hedge hanno continuato a crescere in modo del tutto distinto, l’una dagli altri. I gestori hedge si rivolgevano agli ‘Ultra Net-Worth Individuals’ (UNWI, gli investitori ultra ricchi) ”, mentre fondi comuni e sicav prediligevano i piccoli e medi risparmiatori. Tra i due universi, differenze abissali a cominciare dalla trasparenza: massima nei fondi comuni e nelle sicav e minima (per non dire inesistente) nei fondi hedge che, anche in virtù di questa loro caratteristica, erano circondati da mistero, con i gestori considerati alla stregua di veri e propri guru finanziari capaci di trasformare soldi in altro denaro. Persino gli stessi super ricchi investitori non sapevano cosa ci fosse dentro i portafogli dei fondi hedge che sottoscrivevano dal momento che a loro premeva incassare i lauti guadagni senza fare troppe domande.

Ma, come ricorda Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’Alpha e il Beta del 19 settembre, la grande crisi del 2008 ha scoperchiato tutto facendo emergere la verità: le performance dei fondi non furono meno disastrose di quelli dei gestori tradizionali.

Lars Jaeger, una delle star del team ‘Liquid Alternative’ di GAM, che all’attività di gestione affianca la ricerca accademica e pubblicazioni specializzate, scrive di “smascheramento della mistica dei rendimenti hedge … quei gestori realizzavano gran parte delle performance esattamente come tutti gli altri, assumendo cioè rischio sistemico”.

In pratica, i gestori hedge erano stati abili nel cancellare le tracce in quanto le loro fonti di beta (performance di mercato) erano differenti da quelle dei gestori tradizionali: erano infatti riconducibili a tecniche finanziarie non convenzionali come le vendite allo scoperto o l’utilizzo dei derivati. Grazie proprio a questa scoperta Lars Jaeger e alcuni altri ebbero un’intuizione decisiva: se è impossibile catturare in un modello l’alpha (in quanto capacità intrinseca del talento del gestore attivo) è comunque possibile mettere a punto un modello che sia in grado di replicare il beta, per quanto celata o sofisticata sia la sua origine. Da questa intuizione nascono gli strumenti cosiddetti “liquid alternative”, prodotti del risparmio gestito che adottano strategie non tradizionali tipiche dei gestori di hedge fund rispetto ai quali garantiscono la massima trasparenza del portafoglio, un livello elevato di liquidità e, soprattutto, sono accessibili alla vasta platea di tutti i risparmiatori.

Secondo Carlo Benetti le difficoltà alle quali stanno andando incontro (e a cui andranno in contro in misura crescente nei prossimi anni) i portafogli bilanciati tradizionali spingono proprio verso queste soluzioni di ‘beta alternativo’. “Se i rendimenti di azioni e di obbligazioni sono alla prova dei fenomeni strutturali in corso, sono evidentemente a rischio anche i rendimenti attesi dei portafogli bilanciati, il cui valore aggiunto è sempre stato direttamente collegato alla capacità di variare i pesi relativi di quelle due macro classi nel tempo e in funzione degli scenari di mercato” puntualizza Carlo Benetti che poi ricorda quanto sottolineato da Julian Howard di GAM “Non si tratta di costringere gli investitori a diventare esperti di market timing quanto di fare le scelte migliori adatte al lungo termine”.

E una possibile risposta a questa condizione di fragilità sono le strategie cosiddette ‘liquid alternative’, il risultato di una storia di convergenza tra hedge fund e gestioni tradizionali.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM


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