Bank of Japan
Giappone, la lotta alla mentalità deflattiva è ancora tutta da vincere
La BoJ si impegna a mantenere la politica monetaria accomodante in Giappone finchè l’inflazione non supererà il target del 2%, ma la mentalità deflattiva è dura a morire.
22 Settembre 2016 09:19
La prima reazione, a caldo, dei mercati sembra scongiurare una presa di posizione negativa sugli ultimi interventi della Bank of Japan (BoJ): gli indici di Borsa sono saliti, i rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati di poco e lo yen è sostanzialmente rimasto stabile.
Tuttavia, in termini di impatto economico Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, resta scettico sul fatto che le misure adottate dalla BoJ possano incidere davvero. Questo perché, affinche possa concretizzarsi il raggiungimento del target sull’inflazione (due percento), è indispensabile che l’opinione pubblica si convinca che la banca centrale sia effettivamente nelle condizioni di poter far salire l’inflazione, cosa che finora la BoJ non è riuscita a fare.
“Siamo convinti che si renderanno necessarie ulteriori misure che, realisticamente, potrebbero consistere in un taglio dei tassi al prossimo incontro della BoJ, il 1° novembre” prospetta Keith Wade. Una previsione, quella dell’economista, che si basa sulla lettura delle decisioni adottate dalla BoJ nel meeting del 21 settembre: l’introduzione del QQE (quantitative and qualitive easing) e il cosiddetto “inflation overshooting commitment”.
Il primo provvedimento è orientato a controllare la curva dei rendimenti: gli acquisti di asset da parte della BoJ saranno mirati a mantenere i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi decennali vicino allo zero. L'“inflation overshooting commitment”, è invece l’impegno a mantenere la politica monetaria accomodante fin tanto che l’inflazione non supererà il target del 2% e vi rimarrà al di sopra.
Tuttavia, se la prima misura dovrebbe consentire alla BoJ di assicurare che la curva abbia una pendenza positiva con tassi di interesse negativi, aiutando così le banche (che essenzialmente si indebitano con i tassi della parte corta e prestano con i tassi di quella lunga), la seconda misura decisa dalla BoJ riconosce che l’Istituto ha fallito nell’obiettivo di portare l’inflazione al 2%.
La mission consiste nell’incrementare le attese sull’inflazione nell’economia e cercare di indebolire la mentalità deflativa, che limita i rialzi salariali e alimenta quindi il contesto di bassa inflazione. Sforzo questo che, almeno finora, non ha sortito alcun effetto in Giappone.
Tuttavia, in termini di impatto economico Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, resta scettico sul fatto che le misure adottate dalla BoJ possano incidere davvero. Questo perché, affinche possa concretizzarsi il raggiungimento del target sull’inflazione (due percento), è indispensabile che l’opinione pubblica si convinca che la banca centrale sia effettivamente nelle condizioni di poter far salire l’inflazione, cosa che finora la BoJ non è riuscita a fare.
“Siamo convinti che si renderanno necessarie ulteriori misure che, realisticamente, potrebbero consistere in un taglio dei tassi al prossimo incontro della BoJ, il 1° novembre” prospetta Keith Wade. Una previsione, quella dell’economista, che si basa sulla lettura delle decisioni adottate dalla BoJ nel meeting del 21 settembre: l’introduzione del QQE (quantitative and qualitive easing) e il cosiddetto “inflation overshooting commitment”.
Il primo provvedimento è orientato a controllare la curva dei rendimenti: gli acquisti di asset da parte della BoJ saranno mirati a mantenere i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi decennali vicino allo zero. L'“inflation overshooting commitment”, è invece l’impegno a mantenere la politica monetaria accomodante fin tanto che l’inflazione non supererà il target del 2% e vi rimarrà al di sopra.
Tuttavia, se la prima misura dovrebbe consentire alla BoJ di assicurare che la curva abbia una pendenza positiva con tassi di interesse negativi, aiutando così le banche (che essenzialmente si indebitano con i tassi della parte corta e prestano con i tassi di quella lunga), la seconda misura decisa dalla BoJ riconosce che l’Istituto ha fallito nell’obiettivo di portare l’inflazione al 2%.
La mission consiste nell’incrementare le attese sull’inflazione nell’economia e cercare di indebolire la mentalità deflativa, che limita i rialzi salariali e alimenta quindi il contesto di bassa inflazione. Sforzo questo che, almeno finora, non ha sortito alcun effetto in Giappone.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Schroders