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Perché la BCE deciderà di non acquistare azioni o obbligazioni bancarie

Il prossimo 20 ottobre la BCE dovrebbe decidere di non acquistare azioni e obbligazioni bancarie per ragioni di scarsa efficacia e di opportunità politica.

27 Settembre 2016 09:40

financialounge -  Amundi BCE quantitative easing settore bancario TLTRO
Dopo la delusione del meeting dello scorso 8 settembre, nel quale la BCE di fatto non ha annunciato nessuna novità di rilievo in tema di politica monetaria, i riflettori sono ora puntati sulla prossima riunione della banca centrale europea prevista il prossimo 20 ottobre a Francoforte. Sul tavolo restano diverse opzioni che i membri della BCE dovranno esaminare.

In primis l’allungamento dei tempi del Quantitative easing (QE), fissato attualmente al marzo 2017: l’ipotesi più probabile è per un allungamento di altri sei mesi fino al settembre 2017.

Poi c’è l’ipotesi di ampliamento dei volumi di acquisto dei titoli: la BCE acquista titoli di Stato, obbligazioni societarie investment-grade (tranne i titoli bancari), e ABS (asset backed securities, titoli cartolarizzati con garanzie accessorie), per 80 miliardi di euro al mese. Sebbene non machi chi pensa che il programma di acquisto possa essere ampliato di ulteriori 10-20 miliardi al mese, le previsioni sono per un congelamento dello status quo. Anche perché, come fanno notare gli esperti, gli attuali flussi di acquisto della BCE hanno un impatto negativo sulla liquidità sui mercati obbligazionari: al punto che sembra al momento poco sensato scommettere su un rialzo dei tassi in un simile contesto.

D’altra parte risulta davvero complicato continuare a fare acquisti quando alcuni governi hanno interrotto o ridotto le emissioni di titoli, e questo è il motivo per cui alcuni osservatori (consapevoli di questo fatto e della tendenza della Bank of Japan a seguire le orme della BCE) iniziano a ventilare l’idea che sarà inevitabile acquistare azioni o obbligazioni bancarie senior.
Gli esperti di Amundi, però, non ci contano. Lo scopo della BCE non è più quello di acquistare delle attività tanto per farlo, fanno sapere da Amundi, quanto piuttosto di condizionare il comportamento tra risparmio e consumo da un lato, e di rimodellare il risparmio, o la sua struttura, dall’altro.

Però, i risparmi delle famiglie europee non sono sufficientemente esposti sul mercato azionario (come, al contrario, lo sono le famiglie anglosassoni) e, pertanto, tale misura (l’acquisto di azioni da parte della Bce) risulterebbe inefficace. Per quanto riguarda invece i titoli bancari, che finora sono stati esclusi dal programma QE, c’è da ricordare che la BCE ha preferito rifornire le banche di liquidità attraverso i programmi TRO, LTRO, e, inoltre, facilita il finanziamento degli istituti i credito a tassi bassi. Ha cioè preferito sostenere le banche indirettamente, visto lo stretto legame tra gli istituti di credito e i titoli di Stato e il rischio morale che sarebbe legato all’acquisto di obbligazioni bancarie.

La conclusione a cui giungono gli esperti di Amundi è quindi che l’approccio della BCE risulti molto coerente e abbandonarlo potrebbe rivelarsi pericoloso o controproducente.

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