Carlo Benetti
L’investimento non è il gioco di chi vince ma il gioco di chi non perde
L’esperienza insegna che l’attività di investimento è premiata se si evita di rincorrere gli eccessi dei mercati puntando a guadagni stabili nel lungo periodo.
28 Settembre 2016 10:00
“Decenni di esperienza sui mercati possono essere raccolti in un principio semplice eppure tenacemente osservato da grandi investitori come Benjamin Graham, Peter Lynch, Charlie Ellis: l’attività d’investimento non è il gioco di chi vince ma il gioco di chi non perde. In altre parole, saper evitare gli errori significa aver messo a segno un buon vantaggio” sottolinea Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’Alpha e il Beta del 26 settembre.
D’altra parte, se si osserva la complessità dei mercati e si studiano le tante incertezze (politiche, economiche, sociali), gli investitori farebbero bene ad assumere un atteggiamento incline al controllo dell’andamento della gestione senza assumere rischi eccessivi e limitare di contabilizzare perdite.
Il responsabile di un grande fondo pensione americano dichiarava che le performance annuali del fondo non si erano mai piazzate sotto il 47esimo e mai sopra la 27esimo percentile. Un risultato che, a prima vista, sembrerebbe tutt’altro che eccezionale: eppure nell’intero arco dei quindici anni della sua direzione il fondo era nel quarto percentile della classifica. Un manager che evidentemente sapeva controllare il gioco, performance non eccelse ma vincitore della partita nel lungo termine.
Pertanto, evitare gli eccessi delle sopravalutazioni paga soprattutto alla luce di un altro fenomeno: l’indebolimento degli anticorpi della diversificazione per effetto dell’incremento della correlazione tra azioni e obbligazioni.
Gli antibiotici sono costituiti dagli strumenti “Liquid Alternative”, il loro principio attivo (la gestione attiva e la de correlazione), funzionali a controllare il gioco, ad attutire i rischi della direzionalità. Ma cosa sono i Liquid Alternative?
“Il termine ‘liquid’ si riferisce al veicolo e non ad una particolare strategia: un veicolo liquido perché dotato di valorizzazione giornaliera, mettendo in condizione gli investitori di negoziare in qualsiasi momento l’ingresso o il disinvestimento esattamente come un tradizionale fondo comune” spiega Carlo Benetti che poi specifica cosa ci sia invece sotto la definizione di ‘alternativo’: “Vi rientrano le numerose strategie mutuate dal mondo degli hedge fund, tra loro molto diverse ma con almeno due fattori in comune: un certo grado di decorrelazione con le classi di attivo tradizionali (azoni e obbligazioni) e lo stile di gestione attivo”.
Il problema è che l’alpha, cioè il valore svincolato dai condizionamenti del mercato, non è replicabile in modelli. Al contrario, però, si possono ridurre in un modello le fonti di beta.
Lars Jaeger, oggi a capo del team “Alternative Risk Premia” di GAM , ispirato da un articolo pubblicato nel 2005 sul Journal of Alternative Investments, ha posto le basi della gestione sistematica dei beta alternativi con strumenti utili alla diversificazione e alla decorrelazione, e, di conseguenza, efficaci a ridurre il rischio nei portafogli. Si tratta di prodotti recenti, complessi, che richiedono da parte di risparmiatori e consulenti la voglia di saperne di più e una certa disposizione alla novità.
Resta il fatto che, gli investitori che reputano eccessive le valutazioni di azioni e obbligazioni, le prime sostenute più dalla liquidità che dagli utili, le seconde al termine di un ciclo eccezionalmente favorevole durato più di trent’anni, sono già corsi ai ripari adottando strumenti alternativi.
Altri, risparmiatori, invece, restano convinti che i rendimenti modesti o azzerati siano un fenomeno temporaneo. “Non è così, non stiamo vivendo fenomeni transitori bensì un tempo di accelerazioni e trasformazioni senza precedenti. Prima ci rendiamo conto che le contraddizioni sono già entrate anche nei portafogli d’investimento, prima si adotterà il giusto atteggiamento mentale che conduca a comportamenti di allocazione corretti” conclude Carlo Benetti.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM
D’altra parte, se si osserva la complessità dei mercati e si studiano le tante incertezze (politiche, economiche, sociali), gli investitori farebbero bene ad assumere un atteggiamento incline al controllo dell’andamento della gestione senza assumere rischi eccessivi e limitare di contabilizzare perdite.
Il responsabile di un grande fondo pensione americano dichiarava che le performance annuali del fondo non si erano mai piazzate sotto il 47esimo e mai sopra la 27esimo percentile. Un risultato che, a prima vista, sembrerebbe tutt’altro che eccezionale: eppure nell’intero arco dei quindici anni della sua direzione il fondo era nel quarto percentile della classifica. Un manager che evidentemente sapeva controllare il gioco, performance non eccelse ma vincitore della partita nel lungo termine.
Pertanto, evitare gli eccessi delle sopravalutazioni paga soprattutto alla luce di un altro fenomeno: l’indebolimento degli anticorpi della diversificazione per effetto dell’incremento della correlazione tra azioni e obbligazioni.
Gli antibiotici sono costituiti dagli strumenti “Liquid Alternative”, il loro principio attivo (la gestione attiva e la de correlazione), funzionali a controllare il gioco, ad attutire i rischi della direzionalità. Ma cosa sono i Liquid Alternative?
“Il termine ‘liquid’ si riferisce al veicolo e non ad una particolare strategia: un veicolo liquido perché dotato di valorizzazione giornaliera, mettendo in condizione gli investitori di negoziare in qualsiasi momento l’ingresso o il disinvestimento esattamente come un tradizionale fondo comune” spiega Carlo Benetti che poi specifica cosa ci sia invece sotto la definizione di ‘alternativo’: “Vi rientrano le numerose strategie mutuate dal mondo degli hedge fund, tra loro molto diverse ma con almeno due fattori in comune: un certo grado di decorrelazione con le classi di attivo tradizionali (azoni e obbligazioni) e lo stile di gestione attivo”.
Il problema è che l’alpha, cioè il valore svincolato dai condizionamenti del mercato, non è replicabile in modelli. Al contrario, però, si possono ridurre in un modello le fonti di beta.
Lars Jaeger, oggi a capo del team “Alternative Risk Premia” di GAM , ispirato da un articolo pubblicato nel 2005 sul Journal of Alternative Investments, ha posto le basi della gestione sistematica dei beta alternativi con strumenti utili alla diversificazione e alla decorrelazione, e, di conseguenza, efficaci a ridurre il rischio nei portafogli. Si tratta di prodotti recenti, complessi, che richiedono da parte di risparmiatori e consulenti la voglia di saperne di più e una certa disposizione alla novità.
Resta il fatto che, gli investitori che reputano eccessive le valutazioni di azioni e obbligazioni, le prime sostenute più dalla liquidità che dagli utili, le seconde al termine di un ciclo eccezionalmente favorevole durato più di trent’anni, sono già corsi ai ripari adottando strumenti alternativi.
Altri, risparmiatori, invece, restano convinti che i rendimenti modesti o azzerati siano un fenomeno temporaneo. “Non è così, non stiamo vivendo fenomeni transitori bensì un tempo di accelerazioni e trasformazioni senza precedenti. Prima ci rendiamo conto che le contraddizioni sono già entrate anche nei portafogli d’investimento, prima si adotterà il giusto atteggiamento mentale che conduca a comportamenti di allocazione corretti” conclude Carlo Benetti.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM