Christophe Bernard
Elezioni USA, la massima incertezza sull’esito del voto consiglia prudenza
Il testa a testa tra i due candidati alle elezioni USA del prossimo 8 novembre crea incertezza tra gli investitori e suggerisce di ridurre l’esposizione ai rischi.
6 Ottobre 2016 09:27
Una vittoria di Donald Trump aumenterebbe il livello di incertezza, cosa che i mercati finanziari non apprezzano. È questa la riflessione che Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, fa alla luce del testa a testa tra i due candidati alle elezioni presidenziali americane dell’8 novembre. Di conseguenza, fa sapere lo strategist, ha preferito ridurre ulteriormente l’esposizione nelle attività rischiose, adottando una posizione neutrale.
Infatti, come sottolinea Christophe Bernard, sebbene le politiche monetarie continuino a dare un supporto alle asset class più esposte al rischio (mercati azionari e obbligazioni societarie), l’indeterminazione tra chi la spunterà da Donald Trump e Hillary Clinton richiedono una buona dose di cautela. Per lo strategist, l’affermazione di Hillary Clinton dovrebbe mantenere lo status quo sui mercati finanziari: nessuna particolare emozione ma anche un alto grado di visibilità. Infatti, analizzando le sue politiche si può constatare che risultano in linea con quelle dell’amministrazione Obama, con la sola eccezione della sua posizione sull’accordo di libero scambio nell’area del Pacifico.
Al contrario, le implicazioni sull’economia e sui mercati di una vittoria di Donald Trump risultano impossibile da valutare. È vero che molte delle dichiarazioni e delle prese di posizioni di Donald Trump assumono un carattere chiaramente provocatorio e rappresentano, con ogni probabilità , non tanto un impegno formale quanto piuttosto un punto di partenza.
Tuttavia è talmente ampio ed assortito il ventaglio delle sue possibili azioni politiche che le relative potenziali ripercussioni, dirette e indirette, sulla Borsa, sul mercato obbligazionario, sul debito americano e sul dollaro sono di difficile da stimare.
Gli Stati Uniti guidati da Donald Trump sarebbero orientati verso una “de-globalizzazione” a danno delle paesi esportatori e in particolare dei mercati emergenti. Per contro, le conseguenti tensioni tra i partner commerciali potrebbero procurare una recessione negli Stati Uniti e in altri paesi, innescando un taglio ai piani d’investimento da parte delle imprese.
Per quanto riguarda il biglietto verde, potrebbe apprezzarsi sulla scia di un minore deficit della bilancia delle partite correnti mentre, in parallelo, l’inflazione potrebbe rimettersi in moto a causa della maggiore spesa per i prodotti importati e per l’incremento del costo del lavoro (come conseguenza delle restrizioni all’immigrazione).
Infatti, come sottolinea Christophe Bernard, sebbene le politiche monetarie continuino a dare un supporto alle asset class più esposte al rischio (mercati azionari e obbligazioni societarie), l’indeterminazione tra chi la spunterà da Donald Trump e Hillary Clinton richiedono una buona dose di cautela. Per lo strategist, l’affermazione di Hillary Clinton dovrebbe mantenere lo status quo sui mercati finanziari: nessuna particolare emozione ma anche un alto grado di visibilità. Infatti, analizzando le sue politiche si può constatare che risultano in linea con quelle dell’amministrazione Obama, con la sola eccezione della sua posizione sull’accordo di libero scambio nell’area del Pacifico.
Al contrario, le implicazioni sull’economia e sui mercati di una vittoria di Donald Trump risultano impossibile da valutare. È vero che molte delle dichiarazioni e delle prese di posizioni di Donald Trump assumono un carattere chiaramente provocatorio e rappresentano, con ogni probabilità , non tanto un impegno formale quanto piuttosto un punto di partenza.
Tuttavia è talmente ampio ed assortito il ventaglio delle sue possibili azioni politiche che le relative potenziali ripercussioni, dirette e indirette, sulla Borsa, sul mercato obbligazionario, sul debito americano e sul dollaro sono di difficile da stimare.
Gli Stati Uniti guidati da Donald Trump sarebbero orientati verso una “de-globalizzazione” a danno delle paesi esportatori e in particolare dei mercati emergenti. Per contro, le conseguenti tensioni tra i partner commerciali potrebbero procurare una recessione negli Stati Uniti e in altri paesi, innescando un taglio ai piani d’investimento da parte delle imprese.
Per quanto riguarda il biglietto verde, potrebbe apprezzarsi sulla scia di un minore deficit della bilancia delle partite correnti mentre, in parallelo, l’inflazione potrebbe rimettersi in moto a causa della maggiore spesa per i prodotti importati e per l’incremento del costo del lavoro (come conseguenza delle restrizioni all’immigrazione).
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Vontobel Asset Management