Europa

Azionario europeo, tassi USA e Germania possono fare la differenza

L’aumento dei tassi USA potrebbe far apprezzare il dollaro, rilanciando l’export europeo, e una Germania più incline agli stimoli finanziari potrebbero accelerare la ripresa.

13 Ottobre 2016 10:12

financialounge -  Europa germania Marco Negri mercati azionari tassi di interesse USA
La volatilità dei mercati azionari offre numerose opportunità ai gestori azionari attivi e, in misura ancora più rilevante, per chi ha la possibilità di implementare la strategia sia tramite posizioni long (che guadagnano nelle fasi di rialzo dei titoli in portafoglio) sia short (che, nel caso opposto, beneficiano del calo dei titoli investiti).
Lo sottolinea Marco Negri, Country head Italia di Legg Mason, che ricorda come negli ultimi 12 mesi si siano verificate diverse situazioni di dislocazione dei prezzi sui titoli azionari, generati da reazioni di mercato impulsive a notizie economiche.

Uno degli scenari in cui la volatilità e i timori degli investitori sembrano essere maggiori è quello europeo: un contesto in cui i gestori attivi capaci di identificare e aggiungere il valore possono avere un vantaggio competitivo rispetto sia a molte strategie tradizionali (legate ad un benchmark) sia a quelle passive. Analizzando il mercato azionario europeo nel suo complesso, le valutazioni non appaiono particolarmente a sconto in termini di rapporto prezzo/utili (P/E): il P/E stimato a 12 mesi (ovvero in base alle quotazioni correnti e ai profitti aziendali aggregati attesi nei prossimi 12 mesi) dell’indice MSCI Europe si posiziona tra 14 e 15 volte gli utili, al di sopra delle medie storiche.

Tuttavia, i dati aggregati dell’indice per una regione tanto eterogenea come l’Europa non rappresentano necessariamente il migliore indicatore per segnalare un’opportunità di investimento o una situazione di pericolo. Infatti, le prospettive delle aziende variano in modo significativo in base al settore a al paese.

“Proprio questo tipo di complessità si presta alle competenze dei gestori attivi, in grado di intraprendere scelte selettive e svincolate dai benchmark e, pertanto, in grado di generare rendimenti decorrelati rispetto al mercato nel suo complesso”, puntualizza Marco Negri. Inoltre, dal momento che il mercato ha già scontato ampiamente la decisione di Brexit del Regno Unito e ciò non dovrebbero produrre impatti particolarmente negativi sull’eurozona nei prossimi mesi, potrebbero delinearsi due fattori di supporto all’azionario europeo: un rialzo dei tassi negli Stati Uniti e una maggiore stimolo sul fronte della spesa da parte dei singoli governi.
Un rialzo dei tassi americani entro la fine del 2016 potrebbe infatti rafforzare il dollaro rispetto all’euro, favorendo le esportazioni europee, mentre una Germania più incline ad un maggiore stimolo finanziario nell’eurozona potrebbe favorire un’accelerazione della ripresa europea.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Legg Mason Global Asset Management

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