Davide Marchesin
Banche europee, un settore da affrontare tramite un approccio selettivo
Il settore delle banche europee esprime valutazioni attraenti ma si trova davanti a sfide che ne decideranno il futuro: meglio adottare un approccio selettivo.
31 Ottobre 2016 10:01
Due settimane fa il titolo Montepaschi ha messo a segno in cinque sedute un rialzo del +58,8%, passando da 0,17 euro per azione a 0,27 euro: la scorsa settimana il titolo ha consolidato le posizioni chiudendo a 0,263 euro. Sebbene sia doveroso ricordare che 0,263 euro per azioni significhi ancora una perdita del 79% da inizio anno (il primo gennaio il titolo quotava infatti 1,232 euro), questo exploit sottolinea che le attuali quotazioni dei titoli del settore bancario europeo potrebbero essere state eccessivamente penalizzate e, pertanto, suscettibili di futuri importanti rimbalzi.
Detto questo, è bene puntualizzare che esistono cinque ragioni fondamentali della sottoperformance del settore bancario negli ultimi12 mesi. In primis la mancanza di crescita in Europa: più crescita significa maggiori investimenti e maggiore richiesta di finanziamenti da parte di imprese e famiglie. In secondo luogo l’incremento dei requisiti di capitale ha rafforzato lo stato patrimoniale della banche riducendone però il raggio d’azione e quindi le fonti di rendita. In terzo luogo, i bassi tassi di interesse tendono a ridurre i già risicati margini delle banche. Al quarto punto, invece, figurano gli elevati accantonamenti sui crediti che tolgono risorse importanti alle banche che potrebbero essere utilizzate per prestiti e finanziamenti. Infine, e siamo al quinto punto, la elevata percentuale di NPL (non performing loan, sofferenze) nei bilanci.
Per Davide Marchesin, gestore del [tooltip-fondi codice_isin="LU0435115133"]GAM Star (Lux) - Financials Alpha Fund[/tooltip-fondi] di GAM, il problema fondamentale per il settore sono i tassi negativi. Secondo il manager stanno deprimendo la capacità di fare profitti: una implicazione particolarmente dannosa per le banche retail che fondano gran parte del loro business sul finanziamento dei privati.
“Va ricordato che gli istituti di credito italiani sono prevalentemente retail e proprio questa loro peculiarità li danneggia nell’attuale contesto” puntualizza Davide Marchesin secondo il quale le banche del nostro paese sono costrette a rimodellare il proprio modello di business proprio in un momento di scarsa crescita economica: un esercizio particolarmente complicato se si ipotizza che i tassi rimangano bassi per lungo tempo.
“Dovranno agire su due direttrici: incrementare le entrate derivanti da commissioni e, contemporaneamente, diventare molto più efficienti” sostiene Davide Marchesin. Tra i temi da sviluppare la riduzione del numero di filiali e le opportunità derivanti dal fintech. Razionalizzare il numero di agenzie è però solo una parte del processo: molto più importante sarà giocarsi bene la carta dell’innovazione del fintech che abbraccerà diversi aspetti: dai sistemi di pagamento ai prestiti, dai prodotti di risparmio ai servizi di gestione. Le banche saranno costrette a cambiare e quelle che non cambieranno o lo faranno con colpevole ritardo rischiano di scomparire.
“Per tutte queste considerazioni, nonostante le valutazioni attraenti continuiamo ad essere negativi sul settore bancario in generale. Questo tuttavia non esclude la possibilità di creare valore tramite la selezione dei titoli all’interno del settore e attraverso il ricorso ai prodotti non direzionali” conclude Davide Marchesin.
Detto questo, è bene puntualizzare che esistono cinque ragioni fondamentali della sottoperformance del settore bancario negli ultimi12 mesi. In primis la mancanza di crescita in Europa: più crescita significa maggiori investimenti e maggiore richiesta di finanziamenti da parte di imprese e famiglie. In secondo luogo l’incremento dei requisiti di capitale ha rafforzato lo stato patrimoniale della banche riducendone però il raggio d’azione e quindi le fonti di rendita. In terzo luogo, i bassi tassi di interesse tendono a ridurre i già risicati margini delle banche. Al quarto punto, invece, figurano gli elevati accantonamenti sui crediti che tolgono risorse importanti alle banche che potrebbero essere utilizzate per prestiti e finanziamenti. Infine, e siamo al quinto punto, la elevata percentuale di NPL (non performing loan, sofferenze) nei bilanci.
Per Davide Marchesin, gestore del [tooltip-fondi codice_isin="LU0435115133"]GAM Star (Lux) - Financials Alpha Fund[/tooltip-fondi] di GAM, il problema fondamentale per il settore sono i tassi negativi. Secondo il manager stanno deprimendo la capacità di fare profitti: una implicazione particolarmente dannosa per le banche retail che fondano gran parte del loro business sul finanziamento dei privati.
“Va ricordato che gli istituti di credito italiani sono prevalentemente retail e proprio questa loro peculiarità li danneggia nell’attuale contesto” puntualizza Davide Marchesin secondo il quale le banche del nostro paese sono costrette a rimodellare il proprio modello di business proprio in un momento di scarsa crescita economica: un esercizio particolarmente complicato se si ipotizza che i tassi rimangano bassi per lungo tempo.
“Dovranno agire su due direttrici: incrementare le entrate derivanti da commissioni e, contemporaneamente, diventare molto più efficienti” sostiene Davide Marchesin. Tra i temi da sviluppare la riduzione del numero di filiali e le opportunità derivanti dal fintech. Razionalizzare il numero di agenzie è però solo una parte del processo: molto più importante sarà giocarsi bene la carta dell’innovazione del fintech che abbraccerà diversi aspetti: dai sistemi di pagamento ai prestiti, dai prodotti di risparmio ai servizi di gestione. Le banche saranno costrette a cambiare e quelle che non cambieranno o lo faranno con colpevole ritardo rischiano di scomparire.
“Per tutte queste considerazioni, nonostante le valutazioni attraenti continuiamo ad essere negativi sul settore bancario in generale. Questo tuttavia non esclude la possibilità di creare valore tramite la selezione dei titoli all’interno del settore e attraverso il ricorso ai prodotti non direzionali” conclude Davide Marchesin.
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