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Tassi d’interesse bassi, i 5 soggetti che pagano il conto

I risparmiatori, le assicurazioni vita, i fondi pensione, chi vuole diversificare e le autorità monetarie sono i soggetti che pagano il conto dei tassi bassi.

2 Novembre 2016 09:25

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All’inizio di settembre, più di 12 mila miliardi di dollari di obbligazioni rendevano meno di zero: in pratica chi vi investiva tornava in possesso a scadenza di un capitale (comprensivo di interessi) inferiore a quello inizialmente investito. Basta questa cifra a quantificare la dimensione del nuovo fenomeno che sta rivoluzionando i mercati e le scelte degli investitori. Il problema è che potrebbe volerci del tempo affinchè questa situazione venga superata.

Nel frattempo sono cinque i principali perdenti in questo contesto di tassi bassi e negativi. Il primo soggetto è rappresentato dai risparmiatori: l’effetto combinato dei minori rendimenti reddituali e del rallentamento della capitalizzazione (cioè del rendimento sul capitale accumulato nel tempo che tenderà anch’esso a diminuire) ridurrà fortemente i rendimenti futuri.

In secondo luogo ci sono le assicurazioni del ramo vita: nel loro caso, molte delle polizze in circolazione promettono rendimenti minimi garantiti (tra il 3% e l’1,5%) superiori agli attuali tassi di mercato.

In terzo luogo figurano i prodotti per la previdenza integrativa (fondi pensione, schemi pensionistici, casse di previdenza, polizze previdenziali): i tassi ai minimi storici stanno facendo lievitare i deficit di finanziamento rendendo sempre più problematica la sostenibilità nel medio lungo termine.

Poi, e siamo al quarto soggetto, ci sono gli investitori in cerca di diversificazione: la capacità storica del passato delle obbligazioni di fornire una diversificazione efficace diminuisce a mano a mano che i rendimenti si avvicinano al limite inferiore dello zero.

Infine, e siamo al quinto soggetto, si posizionano le autorità monetarie: i tassi hanno raggiunto livelli così minimi da ridurre (se non addirittura azzerare) l’efficacia dei tradizionali strumenti di politica monetaria. In pratica navighiamo in uno scenario di tassi storicamente bassi: più a lungo tale contesto si protrarrà, più deleteri saranno i suoi effetti su molti operatori di mercato.

Jim Cielinski, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle, prova a fornire una possibile chiave di lettura. Un contesto di tassi d’interesse bassi dovrebbe stimolare la creazione di credito, ovvero l’erogazione di nuovi prestiti da parte delle banche a famiglie e imprese. In parallelo gli investitori dovrebbero essere stimolati a rinunciare ai risparmi e a consumare di più. La debolezza dei tassi avrebbe dovuto peraltro aumentare l’attrattiva dei rendimenti degli investimenti delle imprese rispetto al costo del capitale e, di conseguenza, imprimere slancio alla spesa in conto capitale.

“Inoltre, la combinazione di tassi bassi e di QE (quantitative easing) dovrebbero favorire il ribilanciamento dei portafogli, inducendo gli investitori a vendere i beni rifugio e reinvestire i relativi proventi in asset rischiosi, alimentando la dinamica di auto rafforzamento” fa sapere Jim Cielinski, secondo il quale alcuni degli effetti secondari attesi non si sono mai pienamente manifestati, mentre altri si sono semplicemente esauriti. Per questo per Jim Cielinski sono necessari nuovi strumenti e nuovi approcci.

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