Amundi
Elezioni USA, focus sul partito che avrà il controllo nel Congresso
Fare previsioni su quale sia il prossimo presidente americano potrebbe risultare meno rilevante che concentrarsi sul partito che avrà il controllo del Congresso.
4 Novembre 2016 09:15
Le implicazioni a livello economico delle elezioni presidenziali americane dipenderanno in modo significativo da quale partito avrà il controllo nel nuovo Congresso USA. Lo sostengono Didier Borowski, Head of macroeconomics di Amundi, e Philippe Ithurbide, Global Head of Research, Strategy and Analysis di Amundi.
I due esperti ricordano che, secondo alcuni osservatori, sembra che Trump abbia comunque limitate possibilità di essere eletto dal momento che non sarebbe in grado di raccogliere i 270 voti dei delegati necessari per entrare alla Casa Bianca per almeno cinque principali motivazioni.
In primis la Clinton è favorita dalla distribuzione del voto. In secondo luogo i voti delle minoranze sono sempre molti importanti nelle elezioni USA e nessuna minoranza (spagnola o afro-americana) è stata risparmiata durante la campagna di Trump. Anche le donne, e siamo al terzo punto, dovrebbero avere una certa diffidenza nel votare Trump viste le sue esternazioni su di loro. In quarto luogo, la base elettorale Trump non sembra abbastanza diversificata a livello geografico mentre, e siamo al quinto punto, persino all’interno del suo partito (quello Repubblicano) molti stanno prendendo le distanze dalla campagna di Trump.
“Alla luce d tutte queste variabili che rendono ancora più complicato stimare l'impatto della politica fiscale, è probabile che nei primi mesi dopo l'elezione prevarrà un atteggiamento attendista” sostengono Didier Borowski e Philippe Ithurbide il cui riferimento è al fatto che, sebbene sia Clinton che Trump si siano dichiarati favorevoli all'uso della leva finanziaria, le loro ideologie sono troppo divergenti per aspettarsi un rapido compromesso.
Resta il fatto che il nuovo Presidente potrebbe essere costretto a muoversi senza il sostegno del Congresso (o una parte di esso). Inoltre è probabile che l'impatto economico della politica fiscale possa risultare limitato nel 2017: i compromessi di bilancio dovranno infatti scontare le tempistiche per le negoziazioni e le misure adottate richiedono tempo per essere implementate.
Precisato questo, per Didier Borowski e Philippe Ithurbide, in caso di elezione di Clinton e / o del Senato sotto il controllo democratico, è possibile che vengano varate misure di bilancio che prolungano il ciclo economico ed evitano un ulteriore rallentamento della crescita nel 2018: in pratica, la crescita potrebbe riacquistare ritmo per attestarsi al 2,0% -2,2% nell’anno.
In caso invece tutto il Congresso fosse ostile, la politica fiscale potrebbe essere paralizzata nel breve termine, sebbene i Parlamentari si dimostrano pragmatici quando la situazione lo richiede: per esempio qualora ci fossero pericoli per una nuova recessione potrebbe essere varato un programma di stimolo fiscale composto da tagli fiscali per le classi medio-alte e spesa per le infrastrutture.
Se a spuntarla fosse invece Trump, la crescita potrebbe subire rallentamenti per la politica fiscale in quanto i drastici tagli alla spesa necessari per finanziare il suo programma avrebbero un immediato impatto recessivo che non sarebbe compensato (nel breve termine) dai tagli fiscali.
I due esperti ricordano che, secondo alcuni osservatori, sembra che Trump abbia comunque limitate possibilità di essere eletto dal momento che non sarebbe in grado di raccogliere i 270 voti dei delegati necessari per entrare alla Casa Bianca per almeno cinque principali motivazioni.
In primis la Clinton è favorita dalla distribuzione del voto. In secondo luogo i voti delle minoranze sono sempre molti importanti nelle elezioni USA e nessuna minoranza (spagnola o afro-americana) è stata risparmiata durante la campagna di Trump. Anche le donne, e siamo al terzo punto, dovrebbero avere una certa diffidenza nel votare Trump viste le sue esternazioni su di loro. In quarto luogo, la base elettorale Trump non sembra abbastanza diversificata a livello geografico mentre, e siamo al quinto punto, persino all’interno del suo partito (quello Repubblicano) molti stanno prendendo le distanze dalla campagna di Trump.
“Alla luce d tutte queste variabili che rendono ancora più complicato stimare l'impatto della politica fiscale, è probabile che nei primi mesi dopo l'elezione prevarrà un atteggiamento attendista” sostengono Didier Borowski e Philippe Ithurbide il cui riferimento è al fatto che, sebbene sia Clinton che Trump si siano dichiarati favorevoli all'uso della leva finanziaria, le loro ideologie sono troppo divergenti per aspettarsi un rapido compromesso.
Resta il fatto che il nuovo Presidente potrebbe essere costretto a muoversi senza il sostegno del Congresso (o una parte di esso). Inoltre è probabile che l'impatto economico della politica fiscale possa risultare limitato nel 2017: i compromessi di bilancio dovranno infatti scontare le tempistiche per le negoziazioni e le misure adottate richiedono tempo per essere implementate.
Precisato questo, per Didier Borowski e Philippe Ithurbide, in caso di elezione di Clinton e / o del Senato sotto il controllo democratico, è possibile che vengano varate misure di bilancio che prolungano il ciclo economico ed evitano un ulteriore rallentamento della crescita nel 2018: in pratica, la crescita potrebbe riacquistare ritmo per attestarsi al 2,0% -2,2% nell’anno.
In caso invece tutto il Congresso fosse ostile, la politica fiscale potrebbe essere paralizzata nel breve termine, sebbene i Parlamentari si dimostrano pragmatici quando la situazione lo richiede: per esempio qualora ci fossero pericoli per una nuova recessione potrebbe essere varato un programma di stimolo fiscale composto da tagli fiscali per le classi medio-alte e spesa per le infrastrutture.
Se a spuntarla fosse invece Trump, la crescita potrebbe subire rallentamenti per la politica fiscale in quanto i drastici tagli alla spesa necessari per finanziare il suo programma avrebbero un immediato impatto recessivo che non sarebbe compensato (nel breve termine) dai tagli fiscali.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Amundi Asset Management