Bank of Japan
Giappone attraente, ma ha un vicino a rischio
7 Novembre 2016 00:01
ass="p1">L'economia del Sol Levante potrebbe essere vicina a una svolta, ma l'investitore deve tener d'occhio la Cina, con la bolla del debito che monta.
Nel clima di totale incertezza in cui viaggiano i mercati globali e in assenza o quasi di rendimenti dall’investimento in titoli di Stato in Europa ma anche nel resto del mondo sviluppato può aver senso per il risparmiatore guardare al Sol Levante? Ovviamente non certo in cerca di rendimenti dalle obbligazioni, in Giappone i tassi sono negativi perfino sulle scadenze più lunghe del debito pubblico, ma piuttosto sull’azionario.
L’indice principale della Borsa di Tokyo, il Nikkei 225, resta ancora a una distanza siderale dai massimi toccati alla fine degli anni 80 vicino a quota 40.000, ma è a una certa distanza anche dai massimi di un anno e mezzo fa, in area 20.000. Non si è più ripreso dal temporale di fine estate del 2015 e per tutto il 2016 è rimasto sotto quota 18.000. Questo a fronte di un’economia che invece sta dando qualche segno di vitalità.
Gli indici PMI di ottobre, sia quello dell’attività manifatturiera che quello dei servizi, sono entrambi sopra quota 50, segnalando economia in espansione. Intanto la deflazione, grande nemico del mercato finanziario nipponico, mostra qualche segno di allentamento della morsa, con i prezzi al consumo di settembre sopra la parità di un paio di decimali.
Uno dei fattori che frena la crescita della Borsa è lo yen, che da 120 contro dollaro di inizio anno si è portato in rialzo e ancora adesso viaggia poco sopra quota 100. Tuttavia molti esperti pensano che abbia esaurito la salita e possa forse iniziare a indebolirsi un po’, soprattutto se la Fed americana torna ad alzare i tassi di interesse. Il dato che bisogna tenere d’occhio sono gli investimenti esteri sulla Borsa di Tokyo.
Nel 2016 le vendite di azioni da mani straniere hanno fortemente accelerato: secondo le stime di Seeking Alpha, a fine settembre avevano raggiunto 8,25 trilioni di yen, in dollari circa 80 miliardi, dieci volte le vendite nette estere dello stesso periodo del 2015, quando il trend è cominciato. Bisogna tener conto che l’azionario giapponese è particolare, con la Banca del Giappone che compra azioni sotto forma di ETF e quindi lo sostiene. Per questo un’inversione di tendenza degli investimenti esteri potrebbe dare una forte spinta. Se si combinasse con un indebolimento del cambio yen/dollaro l’effetto verrebbe amplificato. Ovviamente bisogna proteggersi dal rischio di cambio.
Ma c’è un altro fattore da guardare con attenzione, che rappresenta un potenziale rischio, e che si chiama Cina. Il grande vicino dei giapponesi sta vivendo una fase di espansione del credito che ha accelerato molto nell’ultimo anno, grazie agli stimoli fiscali introdotti per contrastare il rallentamento dell’economia. L’offerta di moneta dal 2007 al 2016 è quadruplicata, anche se questa montagna di cash resta intrappolata nel paese per i controlli sui movimenti di capitale. E va a inflazionare i prezzi di ogni tipo di asset.
Siamo alla vigilia dell’esplosione di una bolla? Nessuno oggi è in grado di dirlo, ma se c’è veramente il pericolo dell’esplosione di una bolla del credito in Cina una cosa è sicura: i primi a sentire il botto saranno i vicini giapponesi.
Nel clima di totale incertezza in cui viaggiano i mercati globali e in assenza o quasi di rendimenti dall’investimento in titoli di Stato in Europa ma anche nel resto del mondo sviluppato può aver senso per il risparmiatore guardare al Sol Levante? Ovviamente non certo in cerca di rendimenti dalle obbligazioni, in Giappone i tassi sono negativi perfino sulle scadenze più lunghe del debito pubblico, ma piuttosto sull’azionario.
L’indice principale della Borsa di Tokyo, il Nikkei 225, resta ancora a una distanza siderale dai massimi toccati alla fine degli anni 80 vicino a quota 40.000, ma è a una certa distanza anche dai massimi di un anno e mezzo fa, in area 20.000. Non si è più ripreso dal temporale di fine estate del 2015 e per tutto il 2016 è rimasto sotto quota 18.000. Questo a fronte di un’economia che invece sta dando qualche segno di vitalità.
Gli indici PMI di ottobre, sia quello dell’attività manifatturiera che quello dei servizi, sono entrambi sopra quota 50, segnalando economia in espansione. Intanto la deflazione, grande nemico del mercato finanziario nipponico, mostra qualche segno di allentamento della morsa, con i prezzi al consumo di settembre sopra la parità di un paio di decimali.
Uno dei fattori che frena la crescita della Borsa è lo yen, che da 120 contro dollaro di inizio anno si è portato in rialzo e ancora adesso viaggia poco sopra quota 100. Tuttavia molti esperti pensano che abbia esaurito la salita e possa forse iniziare a indebolirsi un po’, soprattutto se la Fed americana torna ad alzare i tassi di interesse. Il dato che bisogna tenere d’occhio sono gli investimenti esteri sulla Borsa di Tokyo.
Nel 2016 le vendite di azioni da mani straniere hanno fortemente accelerato: secondo le stime di Seeking Alpha, a fine settembre avevano raggiunto 8,25 trilioni di yen, in dollari circa 80 miliardi, dieci volte le vendite nette estere dello stesso periodo del 2015, quando il trend è cominciato. Bisogna tener conto che l’azionario giapponese è particolare, con la Banca del Giappone che compra azioni sotto forma di ETF e quindi lo sostiene. Per questo un’inversione di tendenza degli investimenti esteri potrebbe dare una forte spinta. Se si combinasse con un indebolimento del cambio yen/dollaro l’effetto verrebbe amplificato. Ovviamente bisogna proteggersi dal rischio di cambio.
Ma c’è un altro fattore da guardare con attenzione, che rappresenta un potenziale rischio, e che si chiama Cina. Il grande vicino dei giapponesi sta vivendo una fase di espansione del credito che ha accelerato molto nell’ultimo anno, grazie agli stimoli fiscali introdotti per contrastare il rallentamento dell’economia. L’offerta di moneta dal 2007 al 2016 è quadruplicata, anche se questa montagna di cash resta intrappolata nel paese per i controlli sui movimenti di capitale. E va a inflazionare i prezzi di ogni tipo di asset.
Siamo alla vigilia dell’esplosione di una bolla? Nessuno oggi è in grado di dirlo, ma se c’è veramente il pericolo dell’esplosione di una bolla del credito in Cina una cosa è sicura: i primi a sentire il botto saranno i vicini giapponesi.
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