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Infrastrutture USA, saranno vincenti sia con Clinton sia con Trump

Sia il programma elettorale di Hillary Clinton che quello di Donald Trump evidenziano un forte impegno per l’ammodernamento delle infrastrutture negli Stati Uniti.

8 Novembre 2016 09:48

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Uno dei pochi punti in comune nei due programmi politici presentati dai due candidati alle presidenziali americane si concentra sulla spesa nel campo delle infrastrutture. Sia la candidata democratica Hillary Clinton, sia il pretendente repubblicano Donald Trump, infatti, hanno dichiarato di essere pronti a dedicare una fetta importante della spesa fiscale al miglioramento di strade, ponti e vie di comunicazione del Paese.

Più nel dettaglio, Hillary Clinton prevede un piano quinquennale di spesa, per un totale di 275 miliardi di dollari, che include anche la costituzione di una ‘National Infrastructure Bank’. Quest’ultima potrà emettere debito e fare da garante, al fine di raccogliere ulteriore capitale dal settore privato, per un ammontare di spesa aggiuntivo di circa 225 miliardi di dollari.

Donald Trump, dal canto suo, si è dichiarato disposto a spendere 500 miliardi, tramite l’emissione di nuovo debito per finanziare tale piano, sebbene rimanga ancora poca chiarezza sui dettagli tecnici.

Gli esperti di RARE Infrastructure (Gruppo Legg Mason) hanno analizzato gli sviluppi attesi a livello macroeconomico e, sebbene sia difficile realizzare una stima esatta, i risultati della ricerca sulla spesa in infrastrutture proposta dai programmi di entrambi i candidati stimano un incremento del PIL USA pari a circa lo 0,5%.

In base alle conclusioni dell’Oxford Economics, società di consulenza esterna di cui RARE si avvale, una vittoria della Clinton dovrebbe avere un effetto neutrale o moderatamente positivo sulla crescita, mentre nel caso di una vincita di Trump, è possibile che nei primi 18 mesi la crescita economica subisca un rallentamento.

In ogni caso, sembra che i mercati azionari globali percepiscano una vittoria della Clinton come la naturale continuazione dello status quo, mentre una vittoria di Trump viene considerata come un fattore di incertezza, capace di incrementare la volatilità sui mercati.

D’altra parte, è certamente più complesso stimare l’impatto di una vittoria di Trump: per esempio, l’eventuale imposizione di tariffe commerciali pari al 45% nei confronti della Cina e del 35% nei confronti del Messico, insieme alle modifiche inerenti il North American Free Trade Act potrebbero portare ad una fase di recessione negli USA.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Legg Mason Global Asset Management


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