Andrea Delitala

Strategie di portafoglio, meno emergenti ma pronti a comperare Treasury

Dopo la vittoria di Trump gli esperti riducono l’esposizione ai mercati emergenti, sono prudenti in Europa e aspettano che il Treasury USA a 10 anni salga al 2,5%.

22 Novembre 2016 09:21

financialounge -  Andrea Delitala Marco Piersimoni mercati emergenti Pictet treasury
Dopo la vittoria di Trump gli esperti riducono l’esposizione ai mercati emergenti, sono prudenti in Europa e aspettano che il Treasury USA a 10 anni salga al 2,5% Una riduzione dell’esposizione agli emergenti per far fronte all’incertezza legata alle possibili implicazioni dell’attuazione del programma politico di Trump.

Un approccio cauto in Europa dove la situazione politica (referendum costituzionale in Italia del prossimo 4 dicembre, elezioni politiche nel 2017 in Francia e in Germania) resta piuttosto complicata. Una strategia tattica sul Treasury decennale da acquistare quando il suo rendimento entra in area 2,5 per cento.

Può essere riassunto così l’aggiornamento mensile sulla strategia di investimento delineata da Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management, e da Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management.

I due manager hanno analizzato la vittoria di Trump che, in virtù del fatto che il Senato e la Camera saranno entrambe a guida repubblicana, avrà importanti ricadute sul mix di politiche fiscali e monetarie. Per esempio, se la reazione dei mercati azionari sviluppati è stata inizialmente positiva in funzione delle maggiori aspettative di inflazione spesa pubblica, le conseguenze di queste tendenze dovrebbero al contrario costituire ostacoli significativi per il mercato obbligazionario: non a caso i rendimenti hanno accusato un’accelerazione al rialzo con il Treasury americano a 10 anni balzato dall’1,8% al 2,3% in poche sedute di Borsa.

Una tendenza che ha fatto sentire effetti ancora più significativi sia nell’area euro (il differenziale di rendimento tra il BTP e il bund a 10 anni è salito a quota 180 punti base sulla scia del rischio referendum in Italia) e sia sugli emergenti: a pesare su questi ultimi sono invece i timori di ricadute negative sul commercio mondiale derivanti da un atteggiamento più isolazionista/protezionista negli USA e anche per l’effetto del rafforzamento del dollaro che fa aumentare il peso degli interessi sul debito dei paesi in via di sviluppo in dollari.

“L’incremento delle aspettative sull’inflazione e l’irripidimento dei tassi del mercato obbligazionario dovrebbe avere ricadute positive sui titoli dei settori bancario e assicurativo mentre il piano di spesa in infrastrutture dovrebbe sostenere le quotazioni delle materie prime e, a cascata, le valutazioni dei titoli ciclici e delle compagnie energetiche” concludono Andrea Delitala e Marco Piersimoni.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Pictet Asset Management


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