donald Trump

Ecco le sfide che dovrà affrontare il presidente Trump

Trump sarà chiamato ad affrontare sfide piuttosto complesse di carattere sociale, politico e geopolitico che terranno con il fiato sospeso investitori e mercati.

23 Novembre 2016 10:00

financialounge -  donald Trump Ethenea Federal Reserve tassi di interesse USA Yves Longchamp
Da un lato un’economia americana che gode di ottima salute in base ai parametri fondamentali classici. Dall’altro una serie di sfide a tutto campo: politiche, sociali, economiche e finanziarie. In mezzo il nuovo presidente statunitense Donald Trump.

È questa la situazione delineata da Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG per i prossimi anni. Sfide i cui esiti, piuttosto difficili da prevedere, terranno con il fiato sospeso nei prossimi anni investitori e mercati.

L’analisi di Yves Longchamp parte dalle prime tre sfide all’orizzonte: il ciclo economico in fase avanzata, lo spazio di manovra della Federal Reserve e le riforme annunciate durante la campagna elettorale.

In primis, il fatto che l’economia statunitense sia in una fase avanzata del ciclo economico, con un tasso di disoccupazione intorno al 5%, implica che la recessione potrebbe bussare alla porta quanto prima: stando alla Fed di New York, per esempio, la probabilità di recessione nei prossimi dodici mesi è pari all’8,4% che, sebbene sia una bassa percentuale, risulta comunque in aumento.

In secondo luogo, strettamente collegata al primo punto, la Fed ha effettuato un solo aumento dei tassi nel corso dell’attuale ciclo e, forse, ne farà un secondo a dicembre. Ma se procederà a rialzare i tassi di un quarto di punto all’anno (+0,25%) la banca centrale americana potrebbe ritrovarsi a non avere sufficienti munizioni per fronteggiare una recessione, anche di modeste dimensioni.

La terza sfida per Trump, più immediata, riguarda invece i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, durante i quali il neo presidente dovrà decidere se e come attuare le riforme presentate in campagna elettorale, a cominciare da quella relativa all’imposizione fiscale. Il problema è che, per modificare il codice tributario statunitense, è necessario il Congresso, l’organo competente a legiferare su questa materia.

Inoltre già nel marzo 2017 la crisi del tetto al debito tornerà in primo piano: anche in questo caso spetterà al Congresso decidere cosa fare, ovvero se innalzare, sospendere o eliminare il tetto. I tre punti sopra discussi rendono il confine tra politica monetaria e politica fiscale ancora più esiguo incrementandone oltremodo l’interdipendenza.

Tuttavia, è un altro il pericolo: in caso di recessione la politica monetaria dovrebbe avere un impatto probabilmente limitato (grazie alla possibile leva della politica fiscale), mentre nello scenario molto più favorevole (assenza di recessione, aumento ordinato dell’inflazione, graduale rialzo dei tassi Fed), le tensioni tra politica monetaria e politica fiscale diverranno più acute. E non sarà affatto semplice ovviare al calo della fiducia nelle istituzioni, che ha trovato espressione nel voto anti-establishment, e garantire l’indipendenza della banca centrale.

Se a tutto questo si aggiunge che il neo presidente dovrà superare diversi ostacoli sul piano sociale, politico e geopolitico (dalla globalizzazione agli accordi commerciali, dall’immigrazione all’aumento della disuguaglianza, fino alle delicate posizioni da assumere nei confronti di Russia, Medio Oriente e Cina) è facile capire perché Yves Longchamp ritiene che si tratti di sfide che ci terranno con il fiato sospeso nei prossimi anni.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Ethenea.


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