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Cina, quanto è davvero preoccupante la montagna di debito privato
Il debito privato della Cina cresce a ritmi preoccupanti ma il limitato debito pubblico consente al governo di tenere sotto controllo l’evoluzione della situazione.
25 Novembre 2016 10:01
C’è un parametro che si è dimostrato un indicatore attendibile di gravi problemi finanziari. È il cosiddetto debito in eccesso, ovvero l’espansione del debito privato rispetto al trend di lungo periodo. In Cina oggi tale parametro è superiore al 30% del PIL: l’esperienza dimostra che l’economia peggiora sensibilmente nel momento in cui il debito in eccesso raggiunge il 10% del PIL.
Il debito in eccesso della Cina ha superato il 10% del PIL nel secondo trimestre del 2012: da allora la crescita del paese è scivolata da un tasso annuo medio dell’11% negli anni precedenti al 7% attuale.
Secondo le stime di Pictet Asset Management, l’espansione annua del PIL reale si ridurrà al 4-5% entro il 2020. E, se la crescita rallenta mentre i livelli di indebitamento delle imprese (168% del PIL a fine 2015) continuano a salire, i crediti inesigibili della Cina poterebbero lievitare in fretta. Una possibile soluzione è la ricapitalizzazione e nazionalizzazione delle banche in difficoltà, dal momento che si tratta per lo più di istituti statali. Nello stesso tempo, circa due terzi del debito corporate in circolazione sono detenuti da aziende pubbliche. Per il governo sarebbe quindi naturale rifondere i crediti inesigibili di queste aziende. Il risultato sarebbe un drastico aumento del rapporto fra debito pubblico e PIL, che d’altra parte si attesta appena al 45%.
“Nella peggiore delle ipotesi, secondo le nostre ipotesi, Pechino dovrebbe salvare metà delle aziende pubbliche, un’operazione che porterebbe il rapporto debito / PIL al 100%, al di sotto del 132% dell’Italia e del 248% del Giappone ma anche del 105% degli USA, stando agli ultimi dati dell’FMI” puntualizza Pictet AM.
Si tratterebbe, tuttavia, di un intervento che incrementa il rischio di errori politici. In ogni caso il problema del debito cinese resta limitato all’economia interna e, anche nel caso di un incremento dei default (fallimenti), non si dovrebbe delineare uno scenario di mercato come quello causato dal crac di Lehman Brothers.
“Gli investimenti esteri nel debito cinese sono relativamente modesti e un rallentamento della Cina peserebbe sicuramente sulla fiducia verso i mercati emergenti e i Paesi che dipendono dalle materie prime, ma i rischi sistemici sembrano piuttosto limitati” conclude Pictet AM.
Il debito in eccesso della Cina ha superato il 10% del PIL nel secondo trimestre del 2012: da allora la crescita del paese è scivolata da un tasso annuo medio dell’11% negli anni precedenti al 7% attuale.
Secondo le stime di Pictet Asset Management, l’espansione annua del PIL reale si ridurrà al 4-5% entro il 2020. E, se la crescita rallenta mentre i livelli di indebitamento delle imprese (168% del PIL a fine 2015) continuano a salire, i crediti inesigibili della Cina poterebbero lievitare in fretta. Una possibile soluzione è la ricapitalizzazione e nazionalizzazione delle banche in difficoltà, dal momento che si tratta per lo più di istituti statali. Nello stesso tempo, circa due terzi del debito corporate in circolazione sono detenuti da aziende pubbliche. Per il governo sarebbe quindi naturale rifondere i crediti inesigibili di queste aziende. Il risultato sarebbe un drastico aumento del rapporto fra debito pubblico e PIL, che d’altra parte si attesta appena al 45%.
“Nella peggiore delle ipotesi, secondo le nostre ipotesi, Pechino dovrebbe salvare metà delle aziende pubbliche, un’operazione che porterebbe il rapporto debito / PIL al 100%, al di sotto del 132% dell’Italia e del 248% del Giappone ma anche del 105% degli USA, stando agli ultimi dati dell’FMI” puntualizza Pictet AM.
Si tratterebbe, tuttavia, di un intervento che incrementa il rischio di errori politici. In ogni caso il problema del debito cinese resta limitato all’economia interna e, anche nel caso di un incremento dei default (fallimenti), non si dovrebbe delineare uno scenario di mercato come quello causato dal crac di Lehman Brothers.
“Gli investimenti esteri nel debito cinese sono relativamente modesti e un rallentamento della Cina peserebbe sicuramente sulla fiducia verso i mercati emergenti e i Paesi che dipendono dalle materie prime, ma i rischi sistemici sembrano piuttosto limitati” conclude Pictet AM.
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