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Idee di investimento – Azioni – 28 novembre 2016

28 Novembre 2016 09:24

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ga fase rialzista dell’indice S&P500 che dura dal marzo 2009 potrebbe proseguire nel 2017: ipotizzando che gli utili per azione (eps) delle 500 aziende dell’S&P500 si attestino nel 2017 a 126, l’indice S&P500 potrebbe spingersi fino a 2.300 punti, cioè circa cinque punti percentuali al di sopra degli attuali valori. Tenendo conto che il dividendo medio annuo dell’S&P500 oscilla intorno ai due punti percentuali, il rendimento complessivo dell’azionario USA per il 2017 potrebbe quindi aggirarsi intorno al +7%. In tutti i casi, come specificato nell’articolo “S&P500: nel 2017 a quota 2.300 punti grazie a sanità, hi tech e finanziari”, i settori da preferire dovrebbero essere i finanziari, la tecnologia e la sanità. Quest’ultimo settore ha sofferto molto la possibile elezione della Clinton (che si è dichiarata acerrima nemica del caro farmaci) e ora mostra valutazioni attraenti mentre i finanziari e l’hi tech sono i settori che storicamente registrano le migliori perfomance alla fine degli anni delle fasi rialziste di mercati. Da sottopesare invece utility, telecom e beni di prima necessità dal momento che risultano particolarmente sensibili al rialzo dei tassi.

A proposito di innovazioni della tecnologia che influenzano molti segmenti industriali e dei servizi. Secondo Capital Group, come argomentato nell’articolo “Tecnologia per la crescita, un megatrend ancora tutto da scoprire”, sarà cruciale individuare le tecnologie e le società che le utilizzano caratterizzate da modelli di business sostenibili, team di gestione solidi e tutte le altre qualità necessarie per generare una crescita sostenibili nel medio lungo termine.

Per Jim Caron, Managing Director Global Fixed Income Team di Morgan Stanley IM, che nell’articolo “Vittoria di Trump, ecco perché aumentare cautamente l’esposizione al rischio” ha analizzato sia la reazione dei mercati dopo la vittoria di Trump che, soprattutto, come si posizioneranno, nei prossimi mesi per il medio e lungo termine, i settori che potrebbero beneficiare in modo più sensibile dalle politiche annunciate da Trump sono l’healthcare e i finanziari, soprattutto in virtù di una riduzione delle regolamentazioni. Per il manager, inoltre, la vittoria del candidato repubblicano dovrebbe costituire un supporto positivo per il dollaro USD.

Intanto, il vento sta cambiando: la crescita economica sembrerebbe essere in condizione di accelerare in modo sufficiente da influenzare un incremento dell’inflazione. “Il cambiamento consiste nel fatto che alcune aree stanno registrando trend migliori delle attese. Ciò porta alla conclusione che la crescita economica sia in procinto di aumentare di una misura sufficiente da influenzare l’inflazione. Basta guardare ai dati sull’occupazione. Sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito la disoccupazione è intorno al 5%, un valore molto vicino alla piena occupazione” puntualizza nell’articolo “La crescita economica in aumento può influenzare l’inflazione”, Marcus Brookes, Head of Multi-Manager di Schroders, che ipotizza uno scenario caratterizzato da un lieve incremento dell’attività economica. “Uno scenario favorevole ai prezzi delle materie prime, dei finanziari e delle società cicliche, che beneficiano del trend di inflazione superiore alle attese” sottolinea Marcus Brookes, convinto che possa essere arrivato il momento di alcune componenti ‘value’ del mercato e di alcuni titoli sottovalutati mentre l’oro continua a costituire una parte importante dei portafogli multi asset di Schoders in quanto in grado di registrare buone performance quando l’inflazione sale.

Un altro aspetto da valutare nelle scelte di portafoglio è che la tradizionale non correlazione tra azioni e bond sembrerebbe essere messa in discussione: meglio ricorrere a soluzioni alternative per diversificare il portafoglio. Alla luce di questo nuovo fenomeno, Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nell’articolo “Un cambiamento di regime per i mercati finanziari”, suggerisce altre soluzioni. “Privilegiamo le obbligazioni a breve termine i cui rendimenti sono in parte al riparo da rendimenti più elevati. Preferiamo i titoli value, quelli che, in base ai fondamentali, sembrano relativamente a buon mercato come valore intrinseco e che hanno mostrato di reagire piuttosto bene in Borsa quando i rendimenti dei titoli obbligazionari tendono a salire: in particolare vediamo con favore i settori finanziario, energia e industriali” puntualizza Richard Turnill che, tuttavia, ritiene che gli investitori debbano adottare un approccio flessibile e prendere in considerazione anche scelte tattiche di portafoglio viste le incerte prospettive.

Per gli investitori di lungo periodo, invece, un investimento che continua ad avere prospettive interessanti resta quello dell’azionario paesi emergenti. Un investimento che, se affidato a chi vanta una lunga esperienza, può generare ritorni soddisfacenti. Come la strategia New World di Capital Group, lanciata negli Stati Uniti nel 1999, e che ora è stata messa a disposizione anche del pubblico italiano. Nell’articolo “Mercati emergenti, trent’anni di esperienza orientati al potenziale futuro” si spiega che l’obiettivo della strategia consiste nel guardare oltre i tradizionali confini nazionali sfruttando i trent’anni di esperienza sui mercati emergenti al fine di cogliere il potenziale di crescita delle economie in via di sviluppo, coniugando imprese locali dei mercati emergenti con multinazionali globali che beneficiano dell’espansione dell’universo emergente.

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