Brexit
La liquidità come componente attiva dell’allocazione del portafoglio
Il contesto attuale dei mercati e quello in prospettiva 2017 sono estremamente incerti per gli investimenti: meglio aumentare la dotazione di disponibilità liquide.
2 Dicembre 2016 09:39
In vista del 2017, Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, ha alleggerito l’esposizione al debito dei mercati emergenti, aumentata quella verso il dollaro USA e ridotto a neutrale l’esposizione nell’oro.
“Manteniamo il nostro sottopeso nei titoli di Stato ‘sicuri’ e una posizione neutrale nell’azionario mentre abbiamo incrementato in modo importante la liquidità. Gli investitori non hanno mai dovuto affrontare un ambiente più incerto: è necessario adottare un approccio umile e flessibile e fare un ricorso consapevole alle disponibilità liquide come componente attiva dell’allocazione del portafoglio” spiega lo strategist, le cui scelte di portafoglio partono da una considerazione: il referendum sulla Brexit e l’elezione di Trump rappresentano una duplice svolta nella politica economica.
In primis l’era dell’austerità dovrebbe essere sostituita da una politica espansiva: l’uscita del Regno Unito dall’UE e il piano di Donald Trump per stimolare l’economia americana porteranno infatti a un aumento del deficit di bilancio. In secondo luogo, si renderà necessario rinegoziare gli attuali accordi commerciali. Secondo Christophe Bernard, se tutte le altre variabili resteranno invariate, si dovrebbe registrare una graduale normalizzazione delle politiche monetarie.
“Al momento attuale, prima dell’insediamento di Donald Trump il 20 gennaio 2017, consideriamo più probabile lo scenario di “reflazione” rispetto a quello di “stagflazione” per una ragione semplice: è più attuabile un programma di tagli delle imposte e di spese infrastrutturali piuttosto che avviare una guerra commerciale tra gli USA e la Cina o il Messico scontrandosi con la potente lobby delle multinazionali americane, che avrebbero molto da perdere” fa sapere Christophe Bernard.
In entrambi gli scenari, sia quella caratterizzata da reflazione che quella contraddistinta da stagflazione, lo strategist prevede che l’aumento dell’inflazione e la politica monetaria più restrittiva spingano al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato e sostengano il dollaro USA: tendenze che potrebbero penalizzare le attività dei mercati emergenti.
“In generale, lo scenario di reflazione risulta tendenzialmente favorevole al mercato azionario, almeno nei settori che beneficiano di un aumento dei tassi di interesse e di un’accelerazione economica. Invece, lo scenario di stagflazione ha di solito un impatto negativo sui mercati sia azionari che obbligazionari” conclude Christophe Bernard.
“Manteniamo il nostro sottopeso nei titoli di Stato ‘sicuri’ e una posizione neutrale nell’azionario mentre abbiamo incrementato in modo importante la liquidità. Gli investitori non hanno mai dovuto affrontare un ambiente più incerto: è necessario adottare un approccio umile e flessibile e fare un ricorso consapevole alle disponibilità liquide come componente attiva dell’allocazione del portafoglio” spiega lo strategist, le cui scelte di portafoglio partono da una considerazione: il referendum sulla Brexit e l’elezione di Trump rappresentano una duplice svolta nella politica economica.
In primis l’era dell’austerità dovrebbe essere sostituita da una politica espansiva: l’uscita del Regno Unito dall’UE e il piano di Donald Trump per stimolare l’economia americana porteranno infatti a un aumento del deficit di bilancio. In secondo luogo, si renderà necessario rinegoziare gli attuali accordi commerciali. Secondo Christophe Bernard, se tutte le altre variabili resteranno invariate, si dovrebbe registrare una graduale normalizzazione delle politiche monetarie.
“Al momento attuale, prima dell’insediamento di Donald Trump il 20 gennaio 2017, consideriamo più probabile lo scenario di “reflazione” rispetto a quello di “stagflazione” per una ragione semplice: è più attuabile un programma di tagli delle imposte e di spese infrastrutturali piuttosto che avviare una guerra commerciale tra gli USA e la Cina o il Messico scontrandosi con la potente lobby delle multinazionali americane, che avrebbero molto da perdere” fa sapere Christophe Bernard.
In entrambi gli scenari, sia quella caratterizzata da reflazione che quella contraddistinta da stagflazione, lo strategist prevede che l’aumento dell’inflazione e la politica monetaria più restrittiva spingano al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato e sostengano il dollaro USA: tendenze che potrebbero penalizzare le attività dei mercati emergenti.
“In generale, lo scenario di reflazione risulta tendenzialmente favorevole al mercato azionario, almeno nei settori che beneficiano di un aumento dei tassi di interesse e di un’accelerazione economica. Invece, lo scenario di stagflazione ha di solito un impatto negativo sui mercati sia azionari che obbligazionari” conclude Christophe Bernard.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Vontobel Asset Management