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Opec, dopo il meeting produttori shale a gas americani avvantaggiati

Dopo i taglio della produzione di petrolio deciso durante l’ultimo meeting dell’Opec è probabile che il prezzo del greggio si attesti a 60 dollari nel corso del 2017.

5 Dicembre 2016 09:53

financialounge -  GAM OPEC petrolio Roberto Cominotto shale oil
Il previsto taglio della produzione da parte dell’Opec (-1,2 milioni di barili al giorno) si dovrebbe tradurre in un deficit di offerta all’inizio dell’anno prossimo, con conseguente contrazione delle scorte e un aumento delle quotazioni.

Per Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM, la previsione del prezzo del petrolio si attestano intorno ai 60 dollari al barile per il 2017 mentre il proprio scenario di più lungo periodo non cambia. Secondo il manager, infatti, il drastico taglio agli investimenti da parte dei produttori globali ha indebolito la capacità di offerta per molti anni e il 2017 dovrebbe già evidenziare tale situazione.

“È probabile che l’offerta globale sia stagnante o in leggero calo nei prossimi 3-4 anni a fronte di una crescita nella domanda giornaliera al ritmo di 1/1,2 milioni di barili. Un trend che dovrebbe proiettare il mercato del petrolio ad una condizione di offerta stretta per i prossimi dieci anni o anche di più”.

D’altra parte, come puntualizza Roberto Cominotto, i produttori di shale americano rappresentano soltanto il 5% della produzione mondiale e, per incidere sui prezzi del greggio dovrebbero incrementare in modo significativo la loro produzione: opzione quest’ultima possibile per il manager soltanto se il barile si attesterà sui 70 dollari per un lungo periodo.

Alla luce di tutte queste previsioni, Roberto Cominotto delinea la grande sfida all’orizzonte tra produttori convenzionali e produttori shale nordamericani. I primi hanno a che fare con un sensibile ciclo di riduzione della capital expenditure che sta iniziando a produrre un effetto sui loro volumi di produzione e sul rimpiazzo delle riserve mentre i secondi, facendo leva sulla maggiore flessibilità nel reagire rapidamente ai cambiamenti sul fronte del prezzo delle materie prime, è probabile possano essere i primi beneficiari dall’uscita del settore da una delle sue crisi peggiori.

Ma c’è di più. Dopo anni di attività di trivellazione ai minimi, qualora l’inverno fosse rigido e l’offerta risultasse in ritardo rispetto alla domanda i prezzi del gas naturale degli USA potrebbero tornare a salire nel corso dei prossimi mesi: e, come evidenziato già in questo trimestre, le compagnie di servizi legate allo shale e al gas trarranno vantaggio da un incremento dell’attività e da un miglioramento del prezzo del servizio.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM


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