Amundi
Dopo referendum Italia, ecco le scelte di investimento dei gestori
Riduzione del profilo di rischio e della sensibilità ai tassi e una maggiore riserva di liquidità: sono alcune delle principali scelte post referendum dei gestori.
6 Dicembre 2016 09:28
L'attenzione dei mercati adesso dovrebbe orientarsi sulla performance che l'economia italiana registrerà nel 2017. Lo sottolinea Nuno Teixeira, Head of Institutional & Retail Investment Solutions di Natixis Asset Management, secondo il quale, sarà il tasso di disoccupazione il dato economico passato al microscopio: in caso di aumento potrebbe favorire i movimenti antisistema e anti euro.
“Nell'ambito dei nostri portafogli multi-asset, preferiamo assumere un posizionamento neutrale tra azioni e bond con un lieve sovrappeso verso le azioni (e, all’interno delle Borse, privilegiando Wall Street alle azioni area euro ). Al contrario, optiamo per un sottopeso sulle obbligazioni e sulla duration (sensibilità del portafoglio alle variazioni dei tassi di interesse), sovrappesando in modo modesto i bond governativi italiani” spiega Nuno Teixeira, secondo il quale i progressi delle riforme economiche potrebbero essere veramente limitati fino al 2018.
Gli esperti di Amundi, dal canto loro, hanno ridotto il profilo di rischio nei portafogli obbligazionari dopo l’esito del voto del referendum in Italia. Un altro impatto ha riguardato le vendite di posizioni sui paesi periferici. Ma restano comunque in sovrappeso su queste asset class, preferendo però la Spagna all’Italia.
I professionisti di Amundi preferiscono poi il segmento delle obbligazioni governative con scadenza 2-7 anni evitando le scadenze lunghe e molto lunghe. In parallelo, hanno ridotto l’esposizione sulle obbligazioni societarie italiane (partendo dai finanziari per poi spingersi ad alleggerire gli industriali).
“Le nostre posizioni di sovrappeso sono controbilanciate da posizioni corte (orientate al ribasso o in sottopeso) sui paesi semi-core (come la Francia, ad esempio), che limiterebbero la sottoperformance in caso di un forte allargamento degli spread” spiegano gli esperti di Amundi che ritengono esagerati i timori di un importante sforamento del budget di bilancio americano con l’amministrazione Trump. Di conseguenza, hanno adottato una politica d’investimento che, nel suo insieme, è short (ribassista) in termini di duration (sensibilità ai tassi di interesse sia USA che euro) e long (rialzista) sull'inflazione.
“Confermiamo la nostra view positiva sui mercati emergenti (sia obbligazionari che azionari) mentre propendiamo per una esposizione bilanciata sul rischio azionario o direzionale (cioè sull’andamento degli indici di mercato), in particolare nelle nostre strategie multi-asset e azionarie europee, in vista del periodo di incertezza che si prospetta e del fitto calendario elettorale in Europa” puntualizzano infine i professionisti di Amundi.
Per Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, sebbene sia da osservare attentamente cosa potrà succedere nelle prossime settimane in Europa dopo il voto del referendum italiano, la tendenza generale verso la reflazione non dovrebbe comunque deragliare. Di conseguenza lo strategist si attiene a una posizione neutrale nell’azionario, un sottopeso sostanziale nei titoli di stato, evitando l'esposizione al debito periferico della zona euro, e una riserva di liquidità abbastanza significativa: nel suo portafoglio emerge pure un robusto sovrappeso sul dollaro Usd.
Christophe Bernard paventa però un pericolo: il risultato del referendum e la conseguente instabilità politica, potrebbero ostacolare la ricapitalizzazione delle banche italiane, situazione questa che implica ricadute negative circa la capacità dell’Italia di fare riforme strutturali e di aumentare la crescita tendenziale, che sono prerequisiti essenziale per la sostenibilità del debito pubblico. Di conseguenza, fa presente lo strategist, il premio di rischio assegnato alle attività della zona euro resterà elevato, con i titoli italiani e i titoli azionari (e in particolare il settore bancario), sotto i riflettori, così come l'euro.
“Nell'ambito dei nostri portafogli multi-asset, preferiamo assumere un posizionamento neutrale tra azioni e bond con un lieve sovrappeso verso le azioni (e, all’interno delle Borse, privilegiando Wall Street alle azioni area euro ). Al contrario, optiamo per un sottopeso sulle obbligazioni e sulla duration (sensibilità del portafoglio alle variazioni dei tassi di interesse), sovrappesando in modo modesto i bond governativi italiani” spiega Nuno Teixeira, secondo il quale i progressi delle riforme economiche potrebbero essere veramente limitati fino al 2018.
Gli esperti di Amundi, dal canto loro, hanno ridotto il profilo di rischio nei portafogli obbligazionari dopo l’esito del voto del referendum in Italia. Un altro impatto ha riguardato le vendite di posizioni sui paesi periferici. Ma restano comunque in sovrappeso su queste asset class, preferendo però la Spagna all’Italia.
I professionisti di Amundi preferiscono poi il segmento delle obbligazioni governative con scadenza 2-7 anni evitando le scadenze lunghe e molto lunghe. In parallelo, hanno ridotto l’esposizione sulle obbligazioni societarie italiane (partendo dai finanziari per poi spingersi ad alleggerire gli industriali).
“Le nostre posizioni di sovrappeso sono controbilanciate da posizioni corte (orientate al ribasso o in sottopeso) sui paesi semi-core (come la Francia, ad esempio), che limiterebbero la sottoperformance in caso di un forte allargamento degli spread” spiegano gli esperti di Amundi che ritengono esagerati i timori di un importante sforamento del budget di bilancio americano con l’amministrazione Trump. Di conseguenza, hanno adottato una politica d’investimento che, nel suo insieme, è short (ribassista) in termini di duration (sensibilità ai tassi di interesse sia USA che euro) e long (rialzista) sull'inflazione.
“Confermiamo la nostra view positiva sui mercati emergenti (sia obbligazionari che azionari) mentre propendiamo per una esposizione bilanciata sul rischio azionario o direzionale (cioè sull’andamento degli indici di mercato), in particolare nelle nostre strategie multi-asset e azionarie europee, in vista del periodo di incertezza che si prospetta e del fitto calendario elettorale in Europa” puntualizzano infine i professionisti di Amundi.
Per Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, sebbene sia da osservare attentamente cosa potrà succedere nelle prossime settimane in Europa dopo il voto del referendum italiano, la tendenza generale verso la reflazione non dovrebbe comunque deragliare. Di conseguenza lo strategist si attiene a una posizione neutrale nell’azionario, un sottopeso sostanziale nei titoli di stato, evitando l'esposizione al debito periferico della zona euro, e una riserva di liquidità abbastanza significativa: nel suo portafoglio emerge pure un robusto sovrappeso sul dollaro Usd.
Christophe Bernard paventa però un pericolo: il risultato del referendum e la conseguente instabilità politica, potrebbero ostacolare la ricapitalizzazione delle banche italiane, situazione questa che implica ricadute negative circa la capacità dell’Italia di fare riforme strutturali e di aumentare la crescita tendenziale, che sono prerequisiti essenziale per la sostenibilità del debito pubblico. Di conseguenza, fa presente lo strategist, il premio di rischio assegnato alle attività della zona euro resterà elevato, con i titoli italiani e i titoli azionari (e in particolare il settore bancario), sotto i riflettori, così come l'euro.
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