Alain Nsiona Defise
Obbligazioni mercati emergenti, le societarie si fanno preferire alle governative
Le obbligazionari societarie emergenti offrono un rendimento comparabile con quello del debito emergente sovrano ma con un profilo di rischio inferiore.
15 Dicembre 2016 09:31
Il rialzo dei tassi del mercato obbligazionario delle ultime settimane ha riportato solo un po’ più in alto i rendimenti che, tuttavia, restano ben al di sotto delle medie storiche degli ultimi 30 anni. In particolare nella zona euro, il bund decennale rende adesso intorno allo 0,4% contro il 3,5% medio dalla nascita dell’euro al 2014 e all’1,60% degli ultimi 5 anni Sarebbe pertanto necessario un rialzo dei tassi di circa due punti percentuali ulteriori per riportare i rendimenti ad un livello appena accettabile.
Ma se ciò avvenisse i portafogli obbligazionari investiti nei titoli di stato europei potrebbero arrivare a perdere anche oltre 10 punti percentuali. Inoltre, al momento, non ci sono le condizioni per un rialzo dei tassi del mercato obbligazionario euro di tali dimensioni. Ne consegue che gli investitori alla ricerca di rendimento devono puntare su altre asset class obbligazionarie e tra queste quella del debito emergente resta tra le più interessanti. Il dilemma, però, è se optare per i titoli di stato o sulle obbligazioni societarie.
“Le aziende dei mercati emergenti sono in grado di offrire un rendimento di un certo rilievo anche in virtù della crescita relativamente solida e stabile delle rispettive economie” commenta Alain-Nsiona Defise, Head of Emerging Corporate di Pictet Asset Management, che prevede nei mercati emergenti un’espansione del PIL del 4,4% nel 2017, a fronte dell’1,6% appena nel mondo sviluppato, in linea con il trend che si è registrato negli ultimi anni.
In parallelo, inoltre, il tendenziale calo dell’inflazione nei paesi emergenti (o, quantomeno, una sua stabilizzazione) può consentire alle banche centrali emergenti un allentamento della politica monetaria per stimolare la crescita con benefici sulle quotazioni obbligazionarie del debito emergente.
Per quanto riguarda più in particolare poi il debito societario, la solidità dei fondamentali economici sostiene il merito di credito delle aziende dei mercati emergenti, che, di norma, si attesta a livelli superiori rispetto a quello degli emittenti di pari rating dei mercati sviluppati.
Per Alain-Nsiona Defise anche a seguito di un cambiamento delle condizioni monetarie, le obbligazioni corporate emergenti dovrebbero evidenziare un andamento migliore rispetto al debito emergente governativo: quest’ultimo, infatti, si dimostra molto più sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Ma c’è di più. Il debito corporate emergente offre un rendimento in linea con quello dei titoli sovrani emergenti in valuta forte, ma con una duration (scadenza media) nettamente più bassa (4,8 contro 7 anni).
A chi solleva le preoccupazioni circa un rafforzamento del dollaro sul mercato obbligazionario emergente, Alain-Nsiona Defise risponde che occorre valutare caso per caso. Se da un lato la forza del dollaro Usd si ripercuote sfavorevolmente sulle imprese che si indebitano in dollari, dall’altro, le compagnie emergenti generano ricavi in valuta locale da destinare al servizio del debito. Inoltre le imprese con debiti in dollari che commercializzano anche prodotti con prezzi espressi nella valuta americana e sostengono costi in valuta locale (spesso produttori di commodity) tendono a beneficiare di un apprezzamento del biglietto verde.
Ma se ciò avvenisse i portafogli obbligazionari investiti nei titoli di stato europei potrebbero arrivare a perdere anche oltre 10 punti percentuali. Inoltre, al momento, non ci sono le condizioni per un rialzo dei tassi del mercato obbligazionario euro di tali dimensioni. Ne consegue che gli investitori alla ricerca di rendimento devono puntare su altre asset class obbligazionarie e tra queste quella del debito emergente resta tra le più interessanti. Il dilemma, però, è se optare per i titoli di stato o sulle obbligazioni societarie.
“Le aziende dei mercati emergenti sono in grado di offrire un rendimento di un certo rilievo anche in virtù della crescita relativamente solida e stabile delle rispettive economie” commenta Alain-Nsiona Defise, Head of Emerging Corporate di Pictet Asset Management, che prevede nei mercati emergenti un’espansione del PIL del 4,4% nel 2017, a fronte dell’1,6% appena nel mondo sviluppato, in linea con il trend che si è registrato negli ultimi anni.
In parallelo, inoltre, il tendenziale calo dell’inflazione nei paesi emergenti (o, quantomeno, una sua stabilizzazione) può consentire alle banche centrali emergenti un allentamento della politica monetaria per stimolare la crescita con benefici sulle quotazioni obbligazionarie del debito emergente.
Per quanto riguarda più in particolare poi il debito societario, la solidità dei fondamentali economici sostiene il merito di credito delle aziende dei mercati emergenti, che, di norma, si attesta a livelli superiori rispetto a quello degli emittenti di pari rating dei mercati sviluppati.
Per Alain-Nsiona Defise anche a seguito di un cambiamento delle condizioni monetarie, le obbligazioni corporate emergenti dovrebbero evidenziare un andamento migliore rispetto al debito emergente governativo: quest’ultimo, infatti, si dimostra molto più sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Ma c’è di più. Il debito corporate emergente offre un rendimento in linea con quello dei titoli sovrani emergenti in valuta forte, ma con una duration (scadenza media) nettamente più bassa (4,8 contro 7 anni).
A chi solleva le preoccupazioni circa un rafforzamento del dollaro sul mercato obbligazionario emergente, Alain-Nsiona Defise risponde che occorre valutare caso per caso. Se da un lato la forza del dollaro Usd si ripercuote sfavorevolmente sulle imprese che si indebitano in dollari, dall’altro, le compagnie emergenti generano ricavi in valuta locale da destinare al servizio del debito. Inoltre le imprese con debiti in dollari che commercializzano anche prodotti con prezzi espressi nella valuta americana e sostengono costi in valuta locale (spesso produttori di commodity) tendono a beneficiare di un apprezzamento del biglietto verde.
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