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Perché l'inflazione fa fatica a ritornare

L’inflazione, che le banche centrali dei principali paesi sviluppati non sono finora riuscite a rianimare, potrebbe riprendere vigore se il dollaro calasse di valore.

21 Dicembre 2016 09:21

financialounge -  Ethenea inflazione innovazione settore tecnologico Yves Longchamp
Nonostante i migliaia di miliardi di dollari e di euro stanziati dalle banche centrali dei principali paesi sviluppati non si riesce a far risalire l’inflazione verso i target di crociera.

Non ci riesce la BCE che nell’ultima riunione di quest’anno ha annunciato un allungamento del programma di acquisto di titoli obbligazionari sul mercato almeno fino a dicembre 2017 e non ci è riuscita la Bank of Japan in lotta con la deflazione da oltre 20 anni. Qualcosa in più è riuscita a fare la Fed ma sono in molti a suggerire di verificare nel tempo la persistenza dei prezzi al consumo americani al di sopra della soglia del due per cento.

Perché l’inflazione non ritorna? Tra le tante spiegazioni messe in campo, una delle più gettonate è quella relativa alla profonda trasformazione in atto nelle economie e nella produzione industriale per effetto dell’innovazione tecnologica.

Gli impatti che la tecnologia ha e, soprattutto, continuerà ad avere sui processi industriali e sull’attività lavorativa e sociale delle persone vengono ritenuti tra i principali responsabili della contrazione dei posti di lavoro tradizionali e della riduzione dei costi. Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, avanza invece un’altra ipotesi.

“È difficile dare una risposta al perché l’inflazione non sia tornata dal momento che tutte le banche centrali cercano di dare una risposta. Non abbiamo la soluzione a questo enigma, ma osserviamo che i prezzi globali (dei prodotti manifatturieri e delle materie prime) replicano il ciclo del dollaro statunitense: fintanto che il vigore del dollaro persisterà o si rafforzerà, non assisteremo a un ritorno dell’inflazione” fa sapere Yves Longchamp.

Per lo strategist, un biglietto verde forte costituisce un ostacolo alla reflazione globale e risulta complessivamente controproducente. Il ‘fenomeno Trump’, che per Yves Longchamp è l’assoluta schizofrenia degli operatori di mercato che da un giorno all’altro sono passati dal pessimismo su un candidato presidenziale all’ottimismo nei confronti di un Presidente eletto sulla base di un minimo cambiamento dei toni, è pericoloso per molti versi.

“Per quanto ci riguarda, questo cambio di posizione si tradurrà in un rafforzamento del dollaro, l’esatto contrario di ciò che occorre per reflazionare l’economia mondiale. Di conseguenza, non condividiamo il ritrovato ottimismo degli operatori di mercato” conclude Yves Longchamp.

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