BCE

High yield USA da comprare e debito emergente da esaminare

Le prospettive dell’economia statunitense alimentano le aspettative positive per il segmento high yield USA ma fanno sorgere qualche dubbio sul debito emergente.

27 Dicembre 2016 09:49

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“Il crollo delle quotazioni dei titoli obbligazionari (e il conseguente rialzo dei tassi di interesse) ci sembra ormai eccessivo” fa sapere la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. Negli Stati Uniti, per esempio, i rendimenti dei titoli di stato sono saliti di oltre 100 punti base da luglio (+1,0%), di cui quasi due terzi nell’ultimo mese: la sopravvalutazione di questa asset class in relazione ad altri strumenti e alla media storica si è così dimezzata, in base al modello interno della PSU secondo la quale una correzione dei prezzi di tale entità è un fenomeno piuttosto insolito: non a caso gli indicatori tecnici della PSU lasciano intuire una possibile inversione di mercato.

“Il quadro tecnico risulta ora particolarmente favorevole per le obbligazioni high yield USA, dove gli indicatori del sentiment di mercato, del momentum e della stagionalità da noi tenuti strettamente sotto controllo lampeggiano tutti sul ‘buy’ (acquistare)” fa sapere la PSU. Ma c’è di più. L’high yield al contrario di altri strumenti obbligazionari potrebbe beneficiare della presidenza Trump in quanto il mercato degli emittenti ad alto rendimento americano è dominato da società orientate verso l’economia interna che, al contrario delle multinazionali più avvedute in materia di fisco (e che di fatto godono già di un’aliquota ridotta) sarebbero le prime ad avvantaggiarsi dei tagli delle imposte sulle società annunciati in campagna elettorale dal neo presidente USA. Inoltre l’high yield dovrebbe anche trarre giovamento da una maggiore spesa infrastrutturale e dal proposto ampliamento dell’attività di trivellazione petrolifera, dato che il settore energetico costituisce buona parte di questo segmento di mercato.
Un quadro complessivo che dovrebbe contribuire a migliorare le prospettive e far diminuire i tassi di default (fallimento).

“Riteniamo pertanto che il mercato high yield americano abbia già registrato la necessaria correzione e ribadiamo il nostro giudizio positivo mentre manteniamo un approccio prudente verso il segmento high yield europeo, prossimo ai livelli di valutazione più alti degli ultimi due decenni” sottolinea la PSU che, a questo proposito, sostiene che i mercati non abbiano ancora scontato pienamente la probabile riduzione degli stimoli della BCE nella seconda metà del 2017: la riduzione degli acquisti sul mercato obbligazionario euro da parte della banca centrale europea farà sentire gli effetti sul sostengo alle quotazioni delle obbligazioni societarie sia investment grade che high yield.

Un’altra fonte di apprensione per la PSU sono poi le piazze emergenti, che dovranno necessariamente fare i conti con le politiche economiche dell’amministrazione Trump. Dall’8 novembre, giorno dell’elezione del neo presidente, le valute dei Paesi in via di sviluppo hanno registrato una decisa correzione rispetto al dollaro mentre i rendimenti delle obbligazioni in valuta locale hanno mostrato una certa stabilità. “Tale situazione appare insostenibile. I rendimenti del debito emergente in valuta locale potrebbero salire ulteriormente alla luce dei rischi di protezionismo negli USA” commenta la PSU secondo la quale diverse economie emergenti, potrebbero trovarsi nella situazione della Turchia, costretta ad alzare i tassi di interesse nel tentativo di proteggere la moneta da un’ulteriore svalutazione: uno scenario che farebbe aumentare le pressioni sul debito emergente.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Pictet Asset Management

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