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Banche centrali alle prese con la fine dell’egemonia monetaria

Mentre la Federal Reserve sembra avviata ad un processo di normalizzazione dei tassi, la BCE dovrà muoversi rappresentando un’area economica molto eterogenea.

12 Gennaio 2017 09:23

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“Il 2017 sarà un anno molto importante per le banche centrali che vedranno gradualmente una perdita di centralità e di egemonia monetaria rispetto a quanto visto in passato. Tuttavia il processo sarà graduale. In Europa in particolare il ruolo della BCE resta molto importante e delicato, ma suscettibile di un forte dibattito, data la natura articolata e variegata dell’area che la banca centrale deve rappresentare” commenta Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, secondo la quale nel 2017 in America il processo di normalizzazione monetaria dovrebbe proseguire, con tre rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, traghettando i mercati verso una nuova normalità dove le banche centrali tornino a svolgere il ruolo più tradizionale di gestione dei tassi, e dove l’attenzione si sposterà su un utilizzo di altre leve economiche, come la politica fiscale.

Molto diversa è la situazione in Europa dove l’azione della BCE oggi resta necessaria anche se ci sono molti punti a favore e qualche effetto collaterale non desiderato da considerare che alimenta anche un forte dibattito all’interno del comitato di politica monetaria.

Certamente la banca centrale europea ha di fronte alcune sfide più complesse che rendono il suo compito più difficile.

A Dicembre la BCE ha dichiarato l’intenzione di prolungare il programma di acquisti di titoli fino alla fine dell’anno in corso, riducendo l’ammontare mensile da aprile in poi, dagli attuali 80 a 60 miliardi di Euro, specificando che non si tratta di tapering (cioè di una riduzione del programma di acquisto di titoli obbligazionari sul mercato) perchè i 60 mld di euro mensili resteranno stabili.

“Dal punto di vista strettamente economico, possiamo rilevare che la zona Euro è in ripresa e che si sono registrati ben tredici trimestri consecutivi di crescita. Tuttavia l’area Euro è una realtà molto complessa e articolata. Restano molte differenze tra paese e paese e soprattutto la crescita è ancora bassa, mediamente inferiore allo 0,5%. I livelli occupazionali in molti paesi sono ancora lontani dalla situazione pre-crisi” puntualizza Maria Paola Toschi ricordando come i segnali di reflazione, che si sono registrati anche in Europa, siano prevalentemente da attribuirsi alla ripresa dei prezzi dell’energia e non a un più genuino surriscaldamento dell’economia.

Alla luce di questa considerazione, la fase di allentamento quantitativo è ancora importante per l’area euro nella sua globalità per non rischiare che si affievoliscano quei segnali di moderata espansione, anche se questo è molto più vero per i paesi della periferia, che non per la Germania che è stata anche favorita da un prolungato periodo di tassi particolarmente bassi, senza che questo abbia indotto un approccio più favorevole alla ripresa degli investimenti in quel paese.

“Non va peraltro trascurato che, storicamente, la Germania ha una particolare sensibilità ai rischi d’inflazione. La fase di reflazione globale, che anche l’Europa sta sperimentando, potrebbe esacerbare il conflitto all’interno della BCE che ha spesso visto una forte propensione della Germania a limitare l’utilizzo di strumenti non convenzionali di politica monetaria, in effetti poco compatibili con la fase di forte ripresa tedesca, ma che restano invece ancora molto importanti per altri paesi. I segnali di reflazione possono quindi acuire le divergenze di visioni all’interno del comitato di politica monetaria nel corso dell’anno soprattutto se crescita e reflazione proseguiranno” sottolinea Maria Paola Toschi.

La strategist indica poi tre capitoli critici che rivelano un’alta dipendenza dall’allentamento quantitativo della BCE: il mercato obbligazionario euro, il settore bancario e l’Italia.

“Secondo le nostre stime la banca centrale europea ha già in portafoglio circa il 25% dei titoli obbligazionari dell’area Euro, un livello non lontano dal dato della Fed. Ciò significa che i mercati obbligazionari sono stati condizionati da interventi molto invasivi delle banche centrali che hanno determinato degli effetti distorsivi che in Europa potranno continuare e che potrebbero essere fonte di preoccupazione, soprattutto una volta che l’azione in acquisto dovesse attenuarsi” precisa Maria Paola Toschi che, passando alle banche, ricorda come gli istituti di credito traggano vantaggi e opportunità da un livello e una struttura dei tassi più favorevole alla loro redditività.

“In effetti la fase di rialzo dei tassi che è cominciata a fine 2016, coincisa con la ripresa delle aspettative d’inflazione è stata accompagnata da una fase di rimbalzo dei titoli bancari per i quali sono salite le stime di utili nel 2017 alimentate da tassi attesi in moderato rialzo e dalla fine del paradigma dei tassi zero. Il permanere di tassi bassi e di una curva dei tassi piatta, potrebbe essere oggetto di conflittualità all’interno della BCE” constata Maria Paola Toschi.

L’azione della BCE quest’anno è importante per un altro motivo che è quello di calmierare gli eventuali rischi di volatilità e instabilità dei mercati obbligazionari, che potrebbero derivare da periodici episodi di incertezza politica, vista la fitta agenda di appuntamenti dell’Europa nel 2017.

“L’Italia resta ancora osservata speciale, in un anno in cui non è ancora del tutto esclusa la possibilità che si debba ricorrere a elezioni prima della naturale scadenza della legislatura, prevista nella primavera del 2018. Da questo punto di vista la presenza della banca centrale europea è molto importante e la sua azione è auspicabile che continui. E’ infatti molto difficile che si possano determinare attacchi speculativi ai mercati obbligazionari di paesi europei in un momento in cui restano in azione le mani forti della BCE in acquisto sui mercati” conclude Maria Paola Toschi.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da J.P. Morgan Asset Management


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