Christophe Bernard

L’eurozona potrebbe rivelarsi la sorpresa di quest’anno

L’euro debole, il ritorno dell’inflazione, una maggiore crescita mondiale e una politica monetaria della BCE accomodante dovrebbero far salire gli utili dell’eurozona.

13 Gennaio 2017 09:21

financialounge -  Christophe Bernard Europa Eurozona mercati azionari profitti aziendali Vontobel
Vista con maggiore attenzione, la situazione europea non è così grave come sembra. Al punto che Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, non esclude che l’eurozona possa rivelarsi la sorpresa di quest’anno.

Secondo lo strategist, infatti, occorre distinguere tra la situazione politica e quella economica: la prima desta preoccupazione (forse eccessiva) mentre la seconda è (probabilmente) sottovalutata.

La crescita dei consensi dei partiti populisti in tutto il Vecchio Continente hanno un denominatore comune: ritengono le istituzioni europee come non-democratiche, favorevoli a un capitalismo sfrenato e incapaci di affrontare i problemi della migrazione e della sicurezza. È anche vero che il fenomeno del populismo non è confinato all’Europa, come dimostra la recente elezione presidenziale negli USA.

Detto questo, i partiti populisti europei sono ancora lontani dall’assumere la direzione dei governi dei singoli paesi: dalla Francia alla Germania, passando per l’Italia, è improbabile che i futuri governi siano guidati da politici euroscettici o populisti.

In ogni caso, a prescindere dalle implicazioni politiche, la situazione economica è probabilmente migliore di quanto percepito in generale. Innanzitutto, le incertezze legate alla Brexit non hanno avuto finora un impatto tangibile sull’economia mentre le aspettative di crescita della zona euro per il 2017 si attestano all’1,5%. Questo, tuttavia, non significa che non ci siano ostacoli.

A cominciare, per esempio dell’attività di prestito in Europa che non è ancora decollata anche perché l’unione bancaria resta un’incompiuta. Restando in ambito bancario, permangono forti dubbi sulla capacità patrimoniale delle banche (soprattutto in Italia) mentre continua il flusso di capitali dal sud al nord dell’Europa, in particolare verso la Germania, a dimostrazione di una certa mancanza di fiducia nei confronti dei paesi periferici dell’eurozona: una situazione che non può non preoccupare la BCE.

Per quanto riguarda poi i mercati azionari europei, le loro performance (nettamente inferiori a quelle di Wall Street) si spiegano sostanzialmente con gli utili societari che rimangono inferiori ai picchi registrati negli anni 2007 e 2008.

“Una ripresa su questo fronte potrebbe però essere imminente, in virtù anche del ritorno dell’inflazione, dell’accelerazione della crescita economica mondiale e del rimbalzo della redditività di settori gravemente colpiti, come le banche ed il settore energetico” fa sapere Christophe Bernard, secondo il quale un ulteriore contributo positivo dovrebbe arrivare anche dall’euro (indebolitosi rispetto al dollaro) e della politica estremamente accomodante della BCE (lo strategist non prevede un rialzo del tasso guida, rispetto all’attuale livello di zero, prima di metà 2019). Tradotto in pratica, l’insieme di tutte queste componenti, dovrebbe consentire un periodo di due-tre anni di crescita a due cifre dei profitti aziendali.

“Alla luce delle incertezze politiche e degli utili societari tuttora deludenti, non stupisce che gli investitori internazionali siano sottopesati in Europa e nell’eurozona in particolare. Tuttavia il pessimismo dilagante potrebbe essere un segnale di acquisto, perché le attese depresse risultano adesso facili da superare” conclude Christophe Bernard.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Vontobel Asset Management


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