Borsa di Tokyo
Mercati azionari: il podio delle preferenze va a Europa, Giappone e Regno Unito
Le borse di Europa, Giappone e Regno Unito presentano i migliori fondamentali mentre a Wall Street è necessario adottare un approccio selettivo a livello settoriale.
23 Gennaio 2017 10:16
“Le valutazioni piuttosto convenienti e la robusta crescita potenziale rendono il mercato azionario europeo tra i più interessanti a livello globale” sostiene la la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, che, più o meno con le stesse motivazioni, sovrappesa pure l’azionario UK e la borsa di Tokyo.
Partiamo dalle piazze finanziarie europee che potranno beneficiare di prospettive economiche più incoraggianti rispetto a quelle sperimentate nel corso degli ultimi due anni e di un tasso di cambio dell’euro è competitivo: per contro, pur tenendo conto della riduzione dei flussi mensili di acquisto di obbligazioni sul mercato da aprile in poi, la BCE manterrà comunque una politica monetaria sostanzialmente accomodante.
“Inoltre, mentre il rischio di sconvolgimenti politici è basso, almeno nel breve periodo, la crescita attesa dei profitti aziendali dovrebbe essere a due cifre dopo la performance quasi piatta del 2016” sottolinea la PSU ricordanco peraltro, come negli ultimi 20 anni, siano stati pochissimi (solo il 2%) i casi in cui lo sconto offerto dai titoli europei rispetto alle controparti statunitensi è stato superiore all’attuale.
Per quanto attiene invece alla borsa di Tokyo, è vero che gli indicatori tecnici indichino una situazione di ipercomprato, ma è altrettanto vero che l’azionario nipponico potrebbe beneficiare del supporto di un’economia interna in via di miglioramento, della debolezza della valuta e della reflazione globale. La PSU preferisce invece assumere un atteggiamento più cauto sull’area Pacifico ex-Giappone (alla luce di possibili turbolenze in ambito economico in Cina) mentre a Wall Street opta per una selezione a livello settoriale.
“Le politiche dell’amministrazione Trump avranno effetti positivi sull’economia mondiale e dovrebbero favorire i titoli ciclici rispetto a quelli difensivi: il sovrappeso in portafoglio, oltre a beni voluttuari, finanza e informatica adesso riguarda pure l'energia” fanno sapere gli esperti della PSU che per quanto riguarda i titoli industriali, reputano le aspettative di utili eccessive sulla scia dell'entusiasmo seguito all'elezione di Trump.
“L’attenzione del neo presidente americano per gli investimenti infrastrutturali avrà certamente effetti positivi sulle società del settore nel lungo periodo, tuttavia temiamo che le stime di utile a breve termine siano già troppo ottimistiche. Inoltre, dal momento che i titoli industriali sono diventati i più onerosi secondo i nostri calcoli dopo la recente forte crescita delle quotazioni, abbiamo deciso di chiudere la posizione di sovrappeso in tale area” puntualizzano infatti i professionisti della PSU.
Partiamo dalle piazze finanziarie europee che potranno beneficiare di prospettive economiche più incoraggianti rispetto a quelle sperimentate nel corso degli ultimi due anni e di un tasso di cambio dell’euro è competitivo: per contro, pur tenendo conto della riduzione dei flussi mensili di acquisto di obbligazioni sul mercato da aprile in poi, la BCE manterrà comunque una politica monetaria sostanzialmente accomodante.
“Inoltre, mentre il rischio di sconvolgimenti politici è basso, almeno nel breve periodo, la crescita attesa dei profitti aziendali dovrebbe essere a due cifre dopo la performance quasi piatta del 2016” sottolinea la PSU ricordanco peraltro, come negli ultimi 20 anni, siano stati pochissimi (solo il 2%) i casi in cui lo sconto offerto dai titoli europei rispetto alle controparti statunitensi è stato superiore all’attuale.
Per quanto attiene invece alla borsa di Tokyo, è vero che gli indicatori tecnici indichino una situazione di ipercomprato, ma è altrettanto vero che l’azionario nipponico potrebbe beneficiare del supporto di un’economia interna in via di miglioramento, della debolezza della valuta e della reflazione globale. La PSU preferisce invece assumere un atteggiamento più cauto sull’area Pacifico ex-Giappone (alla luce di possibili turbolenze in ambito economico in Cina) mentre a Wall Street opta per una selezione a livello settoriale.
“Le politiche dell’amministrazione Trump avranno effetti positivi sull’economia mondiale e dovrebbero favorire i titoli ciclici rispetto a quelli difensivi: il sovrappeso in portafoglio, oltre a beni voluttuari, finanza e informatica adesso riguarda pure l'energia” fanno sapere gli esperti della PSU che per quanto riguarda i titoli industriali, reputano le aspettative di utili eccessive sulla scia dell'entusiasmo seguito all'elezione di Trump.
“L’attenzione del neo presidente americano per gli investimenti infrastrutturali avrà certamente effetti positivi sulle società del settore nel lungo periodo, tuttavia temiamo che le stime di utile a breve termine siano già troppo ottimistiche. Inoltre, dal momento che i titoli industriali sono diventati i più onerosi secondo i nostri calcoli dopo la recente forte crescita delle quotazioni, abbiamo deciso di chiudere la posizione di sovrappeso in tale area” puntualizzano infatti i professionisti della PSU.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Pictet Asset Management