International Editor's Picks
International Editor’s Picks – 06 febbraio 2017
6 Febbraio 2017 10:03
style="color: #4b72ab;">Primavera anticipata per le trimestrali USA
Fino a poco fa andava di moda parlare di “earnings recession” a Wall Street, vale a dire utili trimestrali sempre più magri. La stagione in corso, che riguarda sia il quarto trimestre che l’intero 2016, punta in un’altra direzione. Ormai siamo a circa la metà delle 500 società che compongono l’indice S&P e le trimestrali pubblicate mostrano una crescita trimestrale del profit in media pari a un rotondo 8%, ben sopra la stima mediana del 6,1% fatta dagli analisti a inizio gennaio. Se continua così sarà la miglior stagione per le trimestrali USA dal terzo trimestre del 2014, con stime riviste degli analisti che ora puntano a una crescita a due cifre. Ovviamente, le trimestrali non sono solo una fotografia del passato, ma anche un indicatore di cosa ci si può aspettare nel futuro, e tutto punta a una partenza robusta del 2017 in termini di utili societari. Aspettativa confortata anche dagli indici di fiducia di consumatori e imprese, usciti tutti forti a gennaio. Il sentiment sta decisamente migliorando. Sul fronte totalmente opposto il dollaro. Il dollar index misurato a fine gennaio ha messo a segno la peggior partenza d’anno in tre decenni, con un declino del 2,6% nel primo mese del 2017 dopo aver guadagnato il 7,1% nell’ultimo trimestre del 2016. Molti però dubitano che il trend continui e molte previsioni continuano a puntare su un dollaro forte anche nel 2017.
Gimme Shelter
Come il leader dei Rolling Stones Mick Jagger nel lontano 1969, anche l’investitore globale è di nuovo alla ricerca di un rifugio che lo metta al sicuro. Dallo scoppio della crisi a settembre 2008 lo ha trovato quasi sempre nel porto sicuro dei bond governativi, a cominciare da quello per eccellenza, il T-bond americano a 10 anni. Le due ondate di Quantitive Easing in America prima e in Europa poi hanno accompagnato per mano i capitali da tutto il mondo a cercare rifugio in strumenti di debito che rendevano sempre di meno, spingendosi nel territorio inesplorato dei tassi negativi, ma i cui prezzi salivano sempre di più. Nella seconda metà del 2016 questo mondo ha cominciato a cambiare, e il cambiamento ha accelerato bruscamente con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Sono ormai diverse settimane che le moderate sbandate dei mercati non hanno avuto l’effetto di far fuggire l’investitore nel porto sicuro dei T-bond. Non è solo un problema di curva dei tassi che ha ripreso a irripidirsi. È che con Trump le vecchie certezze vengono a mancare, come la dottrina che un dollaro forte è sempre nell’interesse degli Stati Uniti. E allora? Resta il rifugio di sempre, colore giallo, luccica e si pesa in once. Bloomberg segnala che nei primi giorni di febbraio c’è stata una piccola corsa a comprare gli ETF del metallo giallo, dopo quattro mesi di deflusso. E non solo ETF, ma anche opzioni call. Solo giovedì $413 milioni di flussi netti sulle SPDR Gold Shares, l’ETF più popolare sull’oro, con un recupero di quasi la metà di quanto era uscito a gennaio.
“Lui” col trucco vale 50 miliardi di dollari
Il mercato globale dei cosmetici ha scoperto una nuova frontiera, il sesso maschile. Lui compra sempre più fondo tinta e altri prodotti pensati per le donne, oppure si rivolge alle nuove linee pensate specificamente per l’uomo da grandi produttori come L’Oréal e Coty. Il Financial Times ha calcolato che il mercato maschile dei cosmetici viaggi ormai sui cinquanta miliardi di dollari l’anno, e continua a crescere. Se ne avvantaggiano i produttori che hanno messo a punto linee specifiche, come Procter & Gamble, che è già posizionata sul mercato maschile con la Gillette, oppure Unilever, con i brand Axe e Lynx che vendono nell’area dei 5 miliardi di dollari l’anno. Il trend è destinato a durare, secondo la stessa Unilever, anche se man mano che aumentano i volumi la velocità rallenta e si è passati da oltre il 5% l’anno tra il 2010 e il 2015 a poco sopra il 3% nel 2016. I mercati più dinamici della cosmetica maschile sono USA, India e Brasile. E ora i produttori hanno messo al lavoro i team di ricerca per capire quali siano le aree chiave e soprattutto cosa motivi gli uomini a truccarsi.
Fino a poco fa andava di moda parlare di “earnings recession” a Wall Street, vale a dire utili trimestrali sempre più magri. La stagione in corso, che riguarda sia il quarto trimestre che l’intero 2016, punta in un’altra direzione. Ormai siamo a circa la metà delle 500 società che compongono l’indice S&P e le trimestrali pubblicate mostrano una crescita trimestrale del profit in media pari a un rotondo 8%, ben sopra la stima mediana del 6,1% fatta dagli analisti a inizio gennaio. Se continua così sarà la miglior stagione per le trimestrali USA dal terzo trimestre del 2014, con stime riviste degli analisti che ora puntano a una crescita a due cifre. Ovviamente, le trimestrali non sono solo una fotografia del passato, ma anche un indicatore di cosa ci si può aspettare nel futuro, e tutto punta a una partenza robusta del 2017 in termini di utili societari. Aspettativa confortata anche dagli indici di fiducia di consumatori e imprese, usciti tutti forti a gennaio. Il sentiment sta decisamente migliorando. Sul fronte totalmente opposto il dollaro. Il dollar index misurato a fine gennaio ha messo a segno la peggior partenza d’anno in tre decenni, con un declino del 2,6% nel primo mese del 2017 dopo aver guadagnato il 7,1% nell’ultimo trimestre del 2016. Molti però dubitano che il trend continui e molte previsioni continuano a puntare su un dollaro forte anche nel 2017.
Gimme Shelter
Come il leader dei Rolling Stones Mick Jagger nel lontano 1969, anche l’investitore globale è di nuovo alla ricerca di un rifugio che lo metta al sicuro. Dallo scoppio della crisi a settembre 2008 lo ha trovato quasi sempre nel porto sicuro dei bond governativi, a cominciare da quello per eccellenza, il T-bond americano a 10 anni. Le due ondate di Quantitive Easing in America prima e in Europa poi hanno accompagnato per mano i capitali da tutto il mondo a cercare rifugio in strumenti di debito che rendevano sempre di meno, spingendosi nel territorio inesplorato dei tassi negativi, ma i cui prezzi salivano sempre di più. Nella seconda metà del 2016 questo mondo ha cominciato a cambiare, e il cambiamento ha accelerato bruscamente con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Sono ormai diverse settimane che le moderate sbandate dei mercati non hanno avuto l’effetto di far fuggire l’investitore nel porto sicuro dei T-bond. Non è solo un problema di curva dei tassi che ha ripreso a irripidirsi. È che con Trump le vecchie certezze vengono a mancare, come la dottrina che un dollaro forte è sempre nell’interesse degli Stati Uniti. E allora? Resta il rifugio di sempre, colore giallo, luccica e si pesa in once. Bloomberg segnala che nei primi giorni di febbraio c’è stata una piccola corsa a comprare gli ETF del metallo giallo, dopo quattro mesi di deflusso. E non solo ETF, ma anche opzioni call. Solo giovedì $413 milioni di flussi netti sulle SPDR Gold Shares, l’ETF più popolare sull’oro, con un recupero di quasi la metà di quanto era uscito a gennaio.
“Lui” col trucco vale 50 miliardi di dollari
Il mercato globale dei cosmetici ha scoperto una nuova frontiera, il sesso maschile. Lui compra sempre più fondo tinta e altri prodotti pensati per le donne, oppure si rivolge alle nuove linee pensate specificamente per l’uomo da grandi produttori come L’Oréal e Coty. Il Financial Times ha calcolato che il mercato maschile dei cosmetici viaggi ormai sui cinquanta miliardi di dollari l’anno, e continua a crescere. Se ne avvantaggiano i produttori che hanno messo a punto linee specifiche, come Procter & Gamble, che è già posizionata sul mercato maschile con la Gillette, oppure Unilever, con i brand Axe e Lynx che vendono nell’area dei 5 miliardi di dollari l’anno. Il trend è destinato a durare, secondo la stessa Unilever, anche se man mano che aumentano i volumi la velocità rallenta e si è passati da oltre il 5% l’anno tra il 2010 e il 2015 a poco sopra il 3% nel 2016. I mercati più dinamici della cosmetica maschile sono USA, India e Brasile. E ora i produttori hanno messo al lavoro i team di ricerca per capire quali siano le aree chiave e soprattutto cosa motivi gli uomini a truccarsi.
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