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Mercato obbligazionario, come muoversi ora che il vento è cambiato

Il trend rialzista del mercato obbligazionario sembra archiviato e ora è necessario osservare le aspettative di inflazione, la Cina, l’Europa e il contesto geopolitico.

13 Febbraio 2017 09:53

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Le aspettative inflazionistiche dovrebbero proseguire nel loro sentiero di crescita rispetto agli attuali livelli che vedono i prezzi al consumo stazionare ancora su valori molto bassi. E saranno trainate dall’economia statunitense in salute e prossima alla piena occupazione: il mix di un incremento dei salari, un moderato protezionismo e una prolungata ripresa, dovrebbe infatti stimolare maggiori aspettative di inflazione.

“Prevediamo che i tassi di riferimento in Europa resteranno più bassi ancora per un certo tempo dato che l’incertezza (legata non soltanto al rischio geopolitico ma anche ai timori per la solidità di alcune economie nella regione) è ancora tale da consentire alle banche centrali di proseguire con la politica dei tassi ‘più bassi più a lungo’” sostiene Jim Cielinski, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments, che anche in Giappone ritiene piuttosto improbabile un rialzo dei tassi.

“Ne deriva che gli Stati Uniti costituiranno il driver dei mercati, soprattutto in ambito obbligazionario. Siamo convinti che vi siano all’orizzonte ulteriori rialzi dei tassi statunitensi nel corso di quest’anno, dopo quello deciso dalla Fed a dicembre, per effetto sia dell’aumento delle pressioni salariali e sia per la maggiore spesa fiscale dell’amministrazione Trump” puntualizza Jim Cielinski che suggerisce di adottare una prospettiva globale per riuscire ad affrontare al meglio il cambiamento in atto nei mercati obbligazionari.

In particolare, per il manager è indispensabile sapere quali segnali macroeconomici è opportuno osservare. In quest’ottica, il manager indica agli investitori i tre segnali chiave da tenere sotto stretta osservazione: le aspettative di inflazione, la Cina e l’Europa e il contesto geopolitico.

Per esempio, se è quasi scontato che Trump riesca a far approvare gli sgravi fiscali sarà necessario verificare quale livello di spesa sarà approvato per essere destinata a infrastrutture e difesa.

Per quanto riguarda invece la Cina, alle prese con il passaggio da un’economia legata all’export ad una più dipendente dai consumi interni, dovrà fare i conti con i deflussi di capitali che però potrebbero diminuire sia per la rivalutazione del renminbi (che scoraggia l’acquisto di valute estere da parte dei cinesi) e sia per la robusta forza rappresentata dagli acquisti della banca centrale (sotto forma di investimenti o di QE).

Infine, sebbene sia difficile fare previsioni sull’Europa, per Jim Cielinski sarebbe sbagliato estrapolare ciò che è accaduto nel Regno Unito con la Brexit (o con l’elezione di Donald Trump e il referendum in Italia).

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Columbia Threadneedle Investments


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