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Idee di investimento – Obbligazioni – 20 febbraio 2017

20 Febbraio 2017 09:14

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elinski, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments, nell’articolo “Mercato obbligazionario, come muoversi ora che il vento è cambiato” sostiene che sia indispensabile individuare i segnali macroeconomici più opportuni da osservare in questo complesso contesto di mercato. In quest’ottica, il manager indica agli investitori i tre segnali chiave da tenere sotto stretta osservazione: le aspettative di inflazione, la Cina e l’Europa e il contesto geopolitico.

Soffermiamoci, in particolare, sulle aspettative di inflazione. Francesc Balcells, Portfolio Manager per i mercati emergenti di PIMCO, ricorda come i mercati emergenti abbiano mostrato di avere la tendenza a fare bene in ambienti reflazionistici, per esempio in quelli in cui la crescita globale nominale del PIL sta attraversando una fase di miglioramento: fasi, cioè, come quella in cui ci troviamo adesso. “Nel complesso siamo orientati positivamente verso le asset class dei mercati emergenti, anche se al momento il protezionismo commerciale degli Stati Uniti è un rischio importante che ci fa assumere un atteggiamento un po’ più difensivo. Abbiamo bisogno di vedere come questo rischio si evolverà per essere ancora più positivi sui mercati emergenti” puntualizza nell’articolo “Debito emergente, perché essere moderatamente costruttivi” Francesc Balcells, che poi passa a parlare del segmento, all’interno del debito sovrano dei paesi in via di sviluppo, che preferisce: “Riteniamo che il debito estero dei mercati emergenti, ovvero le emissioni di paesi e società emergenti denominate in dollari americani, offra rendimenti interessanti e meno volatilità rispetto alle valute o al debito locale, cosa che è particolarmente rilevante considerata la situazione di incertezza globale”.

Restiamo nell’ambito del debito emergente. Alain Nsiona Defise, Head of Emerging Corporate di Pictet Asset Management, nell’articolo “Obbligazioni, dove trovare rendimenti ormai quasi scomparsi da altri mercati” spiega perché le obbligazioni corporate dei mercati emergenti costituiscano una fonte interessante di reddito in un contesto obbligazionario ancora arido in termini di rendimento. “Le imprese dei mercati emergenti sono in grado di offrire un reddito consistente anche grazie alla crescita relativamente robusta e stabile delle rispettive economie” puntualizza Alain Nsiona Defise, secondo il quale quest’anno la crescita del PIL per i paesi in via di sviluppo sarà del 4,3%, a fronte dell’1,8% appena nel mondo sviluppato, in linea con il trend che si è registrato negli ultimi anni. Per quanto riguarda infine le posizioni in portafoglio, Alain-Nsiona Defise rivela un mix di partecipazioni difensive (tra le quali emissioni di aziende cinesi e indiane del settore petrolio e gas), investimenti con prospettive di performance a medio termine (che comprendono, per esempio, bond non finanziari turchi e emissioni russe che dovrebbero trarre il massimo beneficio dalla ripresa del Paese) e esposizioni più ambiziose che puntano a beneficare da un’eventuale ripresa globale (con emissioni, per fare qualche esempio, di compagnie latinoamericane dell’energia e obbligazioni industriali brasiliane).

Resta il fatto che, come fa notare Ken Leech, CIO di Western Asset (Gruppo Legg Mason) nell’articolo “Scelte obbligazionarie, selettività e rotazione attiva settoriale”, dopo un 2016 particolarmente positivo in termini di performance per le obbligazioni societarie, ora occorre selezionare accuratamente emittenti e settori. Il manager, in particolare, vede ancora favoriti i segmenti obbligazionari a spread (cioè quelli che offrono un extra rendimento rispetto ai bond governativi) adottando, tuttavia, un approccio che preveda una rigorosa e attenta selezione degli emittenti ed una rotazione attiva a livello settoriale al fine di garantire una gestione del portafoglio efficace. Per Ken Leech restano attraenti alcuni settori (ad esempio dell’energia e quello delle banche statunitensi) e guarda con un certo interesse anche ai Mortgage Backed Securities (MBS, i titoli garantiti da ipoteche su immobili): infatti, i consumi ed i fondamentali del settore abitativo sono positivi ed una crescita della domanda potrebbe portare ad un aumento dei prezzi delle case intorno al 2-3%.

Anche Jim Caron, Managing Director Team Global Fixed Income di Morgan Stanley Investment Management (MSIM), segnala, tra i titoli del segmento obbligazionario preferiti per quest’ano i titoli garantiti da ipoteche residenziali (RMBS), oltre alle obbligazioni high yield. Secondo il manager, gli RMBS, pur beneficiando di un miglioramento dei fondamentali, hanno registrato una performance inferiore alla media dei titoli esposti al credito (obbligazioni societarie) e, pertanto, offrono un maggiore potenziale di rialzo nel 2017. “Si tratta di una asset class che è sostenuta sia dai fattori fondamentali che quelli tecnici. L’offerta è diminuita, e ciò ha contribuito a sostenere ulteriormente le quotazioni mentre i fondamentali creditizi sono migliorati, grazie al calo dei tassi di morosità dovuto al rafforzamento del mercato del lavoro e all’aumento dei redditi” spiega nell’articolo “Portafogli obbligazionari, le scelte per ricavare maggiore reddito” Jim Caron, secondo il quale in questo segmento si possono individuare attivi di elevata qualità creditizia e potenziali beneficiari di cambiamenti normativi in grado di sostenerne i prezzi. Passando agli high yield, Jim Caron ricorda come si tratti di un segmento obbligazionario che ha mostrato di essere meno sensibile ai tassi d’interesse (rispetto ai titoli di stato e ai bond societari di alta qualità), e molto più correlato alla crescita economica e alle singole situazioni settoriali e aziendali.

Infine, da segnalare, una strategia tattica suggerita nell’articolo “Mercato obbligazionario, perché alleggerire le posizioni e mettersi in attesa” da Mark Holman, CEO TwentyFour Asset Management, la boutique di Vontobel dedicata al reddito fisso con sede a Londra. “Dal momento che sospettiamo che la volatilità possa aumentare e che la liquidità possa invece diminuire, riteniamo perfettamente sensato cogliere l’attuale situazione nella qual la liquidità non penalizza i disinvestimenti, in modo da reinvestire le somme ricavate a livelli più interessanti qualora si manifestassero correzioni di mercato” specifica Mark Holman.

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