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Il robo advisor non può sostituire il consulente in carne e ossa

Paolo Proli fa il punto sulle nuove sfide per Amundi AM e sottolinea l’importanza del rapporto umano con il cliente finale: “La chiave è la trasparenza”.

21 Febbraio 2017 15:03

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Un’occasione per fare un bilancio del 2016 e illustrare i nuovi piani di sviluppo per l’anno in corso con un occhio alla rinnovata centralità dei consulenti. Durante ConsulenTia 2017, FinanciaLounge ha incontrato Paolo Proli, Head of Sales and Marketing di Amundi Asset Management.

“Abbiamo chiuso il 2016 con una raccolta netta di 5,8 miliardi – ha esordito Paolo Proli – e una crescita del 15% a fronte di un incremento del 3% del mercato italiano complessivo. Siamo orgogliosi soprattutto per come è stato costruito questo risultato: non si è trattato di intercettare un trend ma di un lavoro mirato che ci ha permesso di confermare la crescita del 2015 in un anno finanziariamente più complesso”.

Diversi i prodotti che Amundi AM ha messo a punto per il mercato italiano: “Lo scorso anno abbiamo lanciato 12 fondi – ha spiegato Paolo Proli – che hanno avuto successo con diversi partner che si sono accreditati nel mondo captive, sia con Credit Agricole che con terzi. Lo sforzo che abbiamo fatto sul segmento bancario è stato premiato, così come in quello istituzionale con soluzioni previdenziale ed assicurative. A livello globale abbiamo scommesso con grande anticipo sul mercato Esg (environmental, social e governance, l’investimento finanziario orientato al rispetto ambientale, sociale e di governance, ndr), che punta sulle azioni che generano utili rispettando l’ambiente e i principi etici, e posso dire che i primi risultati in termini di rendimento sono già arrivati”.

Tra le prossime sfide che Amundi ha intenzione di raccogliere c’è quella della formazione finalizzata alla trasparenza nel triangolo fornitore-consulente-cliente: “Abbiamo realizzato una nostra academy – ha specificato Proli – con sede fisica a Milano. Qui organizziamo corsi per interni ed esterni, dedicati ai partner italiano proprio in ottica MIFID II (la normativa europea, recepita anche dall’Italia, per la maggiore tutela del risparmiatore, ndr). A mio avviso questa nuova direttiva è un’occasione da non sprecare perché il ruolo del consulente sarà sempre più centrale. Per questioni di tempo i clienti finali non potranno fare altro che affidarsi a un consulente ma, e di questo sono convinto, il rapporto umano non tramonterà. I robo-advisor possono essere solamente un supporto al consulente in carne e ossa, l’unico a poter costruire un rapporto di fiducia con il cliente. Ma per ottenere la fiducia serve trasparenza e quindi conoscere e saper comunicare il prodotto e il servizio, non solo in fase di vendita ma durante il suo intero ciclo di vita. Per questo Amundi sta puntando sulla formazione”.

Infine Proli ha illustrato le nuove strategie per il 2017: “Continueremo a puntare sulla diversificazione dei segmenti di clientela, dobbiamo coprire tutti i segmenti e abbiamo le capacità per farlo. In Italia ci concentreremo in particolare su reti, corporate e istituzionali. Nel settore assicurativo, ad esempio, c’è la necessità di arricchire i rendimenti impliciti e superare le difficoltà dovute al mercato obbligazionario che incide sui portafogli. Nelle banche, invece, punteremo a consolidare il livello di consulenza sia sul private che sugli gestori affluent”.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Amundi Asset Management

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