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Il rischio politico francese e la sopravvivenza della zona euro

Il contesto è propizio al populismo che alimenta le incertezze politiche: le prossime elezioni francesi rappresentano la cartina al tornasole anche per la zona euro.

22 Febbraio 2017 09:22

financialounge -  Amundi elezioni Emmanuel Macron francia livello di rischio Marine Le Pen
Da inizio anno si è sperimentato un nuovo ampliamento degli spread (differenziali di rendimento) nella zona euro. Un fenomeno che non ha colpito soltanto i titoli di stato italiani e spagnoli (la cosiddetta periferia) ma anche il debito di Parigi. Infatti, se lo spread tra il Btp decennale italiano e il bund a 10 anni è salito da 155 punti base (+1,55%) a 190 punti base (+1,9%) e quello tra il Bonos a 10 anni spagnolo e il governativo di Berlino da 115 punti base (+1,15%) di inizio anno agli attuali 135 punti base (+1,35%), lo spread tra l’OAT francese a 10 anni e l’omologo titolo tedesco è balzato da 48 punti base (+0,48%) a 78 punti base (+0,78%), ai massimi dal 2012.

“La ragione di questa preoccupazione riguarda un'eventuale vittoria il 7 maggio di Marine Le Pen (candidata del Front National), un avvenimento che potrebbe favorire l'uscita del Paese dalla zona Euro, la ridenominazione del debito francese e, addirittura, sancire la fine della moneta unica” fanno sapere gli esperti di Amundi che, nella loro analisi, sottolineano un punto importante: l’attuale contesto, particolarmente propizio a una esagerazione di questo rischio.

Infatti, dopo le grandi sorprese elettorali del 2016 (l’affermazione della Brexit al referendum britannico e la successiva vittoria di Donald Trump), numerosi osservatori prevedono che l’ondata populista possa contagiare anche altri importanti paesi sviluppati e la Francia, che è prossima alle elezioni presidenziali, può essere senz’altro uno di questi.

Tuttavia, ci sono due aspetti da tenere ben presenti. In primo luogo, anche se Marine Le Pen dovesse vincere di larga misura il primo round delle elezioni presidenziali, riuscirà a diventare al secondo turno Presidente se nel ballottaggio il suo avversario non riuscirà a raccogliere il gran numero di voti degli elettori di centro e dei partiti tradizionali che puntano a bloccare il Front National. Per quanto da prendere con le pinze, gli ultimi sondaggi, indicano, dietro la Le Pen (ampiamente in testa con il 26% delle intenzioni di voto), Emmanuel Macron (un indipendente del centro), con il 20%, François Fillon (un esponente repubblicano di destra), sempre con il 20%, e Benoît Hamon (un politico socialista di sinistra) con il 16%.

In secondo luogo la vittoria alle elezioni presidenziali non conferisce la maggioranza di governo che si può ottenere vincendo pure le elezioni legislative, previste per l'11 e il 18 giugno: tuttavia, la loro formula, maggioritario a doppio turno, risulta particolarmente non favorevole al Front Nationale.

Ne deriva che, senza la maggioranza all'Assemblea Nazionale, una Marine Le Pen Presidente della Francia non potrebbe applicare interamente il suo programma, a iniziare dalla reintroduzione della valuta nazionale (una decisione che, peraltro, subirebbe forti resistenze, visto che la maggior parte dei francesi, ma anche alcuni esponenti del suo stesso partito, non intendono abbandonare l'euro).

Gli esperti di Amundi, pur ammettendo che la campagna elettorale, da sempre ricca di colpi di scena, possa serbare ulteriori sorprese, ritengono che, con ogni probabilità, alcuni investitori internazionali sottostimino tutti questi fattori nel loro insieme.

In ogni caso, il tema del rischio politico francese, inseparabile da quello della sopravvivenza della zona euro, continuerà ad avere un ruolo di primo piano e diventerà ancora più importante nel corso delle prossime settimane. Infatti, se anche il 7 maggio il nuovo Presidente francese fosse l’espressione di un partito tradizionale o di un candidato del centro (che resta al momento il risultato più probabile), il livello di incertezza politica si ridurrebbe ma non sparirebbe del tutto. Questi candidati, infatti, non sono sicuri di riuscire a formare una maggioranza parlamentare mentre alcuni di loro, sebbene con sfumature differenti, intendono prendere le distanze dagli impegni fiscali assunti dalla Francia nei confronti della UE.

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