diversificazione
Idee di investimento – Obbligazioni – 27 febbraio 2017
27 Febbraio 2017 09:21
base alle nostre idee d’investimento tematiche per il 2017, intravediamo opportunità nei mercati emergenti, nei titoli garantiti da ipoteche residenziali e nelle emissioni high yield” puntualizza nell’articolo “Portafogli obbligazionari, puntare anche sui fondi a gestione attiva e privi di vincoli” Jim Caron, Managing Director Team Global Fixed Income di Morgan Stanley Investment Management (MSIM), affrettandosi tuttavia a specificare che gli investitori dovrebbero comunque affidarsi a un portafoglio diversificato, all’interno del quale il reddito fisso rappresenti ancora una componente importante. “Raccomandiamo inoltre di integrare l’allocazione nel reddito fisso con posizioni in comparti obbligazionari a gestione attiva e privi di vincoli: questi comparti possono avere il vantaggio di ridurre i rischi di correlazione e generare rendimenti potenzialmente superiori” sostiene Jim Caron.
Restando nell’ambito delle obbligazioni dei paesi emergenti, Peter Frick, Vice President di Loomis, Sayles & Company affiliata di Natixis Global Asset Management, segnala che il contesto dei fondamentali dei paesi in via di sviluppo è migliorato e la previsione di crescita per quest’anno è più brillante rispetto a quella dello scorso anno. Inoltre, si nota un ritorno della crescita dei fatturati mentre i dati di bilancio stanno migliorando. E pure le possibili implicazioni negative derivanti da un mercato delle materie prime debole e da un aumento dei livelli di debito sembrano contenuti e gestibili. “Le valute dei mercati emergenti hanno accusato le maggiori correzioni e sono, secondo alcuni modelli econometrici, sottovalutate offrendo opportunità di investimento sia pure contro uno scenario di potenziale volatilità” sottolinea nell’articolo “Obbligazioni dei paesi emergenti, societarie e in valuta locale è meglio” Peter Frick, che indica nei corporate bond emergenti e le obbligazioni in valuta locale due segmenti interessanti, sebbene per ragioni differenti. Il manager, infine, parla dei paesi più interessanti: “Preferiamo concentrare l’attenzione sui paesi che mostrano storie in miglioramento e/o resilienza dall’incertezza politica globale. Ci piacciono la Colombia, il Brasile, l’Argentina, il Sud Africa, l’India e, a certe condizioni, l’Indonesia: nonostante sia forse meno resiliente ad alcuni fattori globali quali ad esempio il dollaro forte e l’aumento dei tassi di interesse, l’Indonesia continua a beneficiare di riforme e di una fiorente economia interna”.
Anche secondo James Barrineau, Co-Head of Emerging Markets Debt Relative di Schroders, emergono opportunità di rilievo in Sudamerica. “Una larga fascia di Paesi dell’America Latina gode di migliori prospettive sul fronte delle policy, inclusi Argentina, Perù e, in minor misura, Brasile” fa sapere nell’articolo “Mercati emergenti, le incoraggianti prospettive del Sudamerica” il manager per il quale questi paesi dovrebbero continuare ad avere un andamento positivo soprattutto se riusciranno a proseguire quest’anno nel cammino sul percorso delle riforme a supporto della fiducia. Un altro paese che per James Barrineau è da seguire con attenzione è la Russia. Al netto delle problematiche politiche interne, la Banca centrale sovietica prosegue nel suo approccio rigorosamente ortodosso: l’inflazione è in calo, e la stabilità dei prezzi petroliferi sta alimentando sia le riserve di valuta estera sia i bilanci pubblici.
In ogni caso, come spiega nell’articolo “Mercato obbligazionario, la bilancia dei rischi pende verso il negativo” da Alasdair Ross, Responsabile investment grade, EMEA di Columbia Threadneedle Investments, nel complesso i rendimenti del credito investment grade saranno positivi per l’anno in corso sebbene inferiori a quelli del 2016 “Considerando gli eventi politici imminenti e il fatto che i rendimenti sui titoli di Stato hanno margine per aumentare sensibilmente, si prospettano alcune difficoltà per questa asset class nel corso dell’anno” sostiene Alasdair Ross.
Infine, se molte delle tradizionali coperture contro l’inflazione (dalle obbligazioni inflation linked ai produttori di materie prime, dai titoli industriali a quelli delle infrastrutture) appaiono onerose come ha modo di argomentare nell’articolo “Le tradizionali coperture contro l’inflazione adesso risultano onerose” la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), vale la pena soffermarsi sulle valute.
Il dollaro USA sembra giunto alla fine della sua lunga corsa che dura dal 2011: euro, sterlina e, soprattutto, yen giapponese sono ora in pole position per rivalutasi. “Se si accetta la premessa che il dollaro è caro, questo significa che altre valute sono relativamente sottovalutate” sostiene nell’articolo “Valute: dopo il super dollaro focus su euro, sterlina e yen giapponese” Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group. L’euro, per esempio, potrebbe posizionarsi nella seconda metà del 2017, dopo le elezioni in Francia e Germania e se le notizie positive sull’economia della zona euro continueranno a fluire, per iniziare ad apprezzarsi. Per quanto riguarda la sterlina inglese, sempre secondo Jens Søndergaard, l’attuale quotazione è attraente, ma non c’è motivo di essere ottimisti finché non si conoscano i dettagli delle condizioni dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Infine, se è vero che lo yen è conveniente, è altrettanto vero che lo si deve in buona parte all’aggressivo programma di acquisti della Banca Centrale del Giappone, affiancato alle misure di controllo della curva dei rendimenti. “Qualsiasi segnale di una minore volontà e capacità di mantenere i tassi bassi provocherà rapidamente uno yen più forte” conclude Jens Søndergaard.
Restando nell’ambito delle obbligazioni dei paesi emergenti, Peter Frick, Vice President di Loomis, Sayles & Company affiliata di Natixis Global Asset Management, segnala che il contesto dei fondamentali dei paesi in via di sviluppo è migliorato e la previsione di crescita per quest’anno è più brillante rispetto a quella dello scorso anno. Inoltre, si nota un ritorno della crescita dei fatturati mentre i dati di bilancio stanno migliorando. E pure le possibili implicazioni negative derivanti da un mercato delle materie prime debole e da un aumento dei livelli di debito sembrano contenuti e gestibili. “Le valute dei mercati emergenti hanno accusato le maggiori correzioni e sono, secondo alcuni modelli econometrici, sottovalutate offrendo opportunità di investimento sia pure contro uno scenario di potenziale volatilità” sottolinea nell’articolo “Obbligazioni dei paesi emergenti, societarie e in valuta locale è meglio” Peter Frick, che indica nei corporate bond emergenti e le obbligazioni in valuta locale due segmenti interessanti, sebbene per ragioni differenti. Il manager, infine, parla dei paesi più interessanti: “Preferiamo concentrare l’attenzione sui paesi che mostrano storie in miglioramento e/o resilienza dall’incertezza politica globale. Ci piacciono la Colombia, il Brasile, l’Argentina, il Sud Africa, l’India e, a certe condizioni, l’Indonesia: nonostante sia forse meno resiliente ad alcuni fattori globali quali ad esempio il dollaro forte e l’aumento dei tassi di interesse, l’Indonesia continua a beneficiare di riforme e di una fiorente economia interna”.
Anche secondo James Barrineau, Co-Head of Emerging Markets Debt Relative di Schroders, emergono opportunità di rilievo in Sudamerica. “Una larga fascia di Paesi dell’America Latina gode di migliori prospettive sul fronte delle policy, inclusi Argentina, Perù e, in minor misura, Brasile” fa sapere nell’articolo “Mercati emergenti, le incoraggianti prospettive del Sudamerica” il manager per il quale questi paesi dovrebbero continuare ad avere un andamento positivo soprattutto se riusciranno a proseguire quest’anno nel cammino sul percorso delle riforme a supporto della fiducia. Un altro paese che per James Barrineau è da seguire con attenzione è la Russia. Al netto delle problematiche politiche interne, la Banca centrale sovietica prosegue nel suo approccio rigorosamente ortodosso: l’inflazione è in calo, e la stabilità dei prezzi petroliferi sta alimentando sia le riserve di valuta estera sia i bilanci pubblici.
In ogni caso, come spiega nell’articolo “Mercato obbligazionario, la bilancia dei rischi pende verso il negativo” da Alasdair Ross, Responsabile investment grade, EMEA di Columbia Threadneedle Investments, nel complesso i rendimenti del credito investment grade saranno positivi per l’anno in corso sebbene inferiori a quelli del 2016 “Considerando gli eventi politici imminenti e il fatto che i rendimenti sui titoli di Stato hanno margine per aumentare sensibilmente, si prospettano alcune difficoltà per questa asset class nel corso dell’anno” sostiene Alasdair Ross.
Infine, se molte delle tradizionali coperture contro l’inflazione (dalle obbligazioni inflation linked ai produttori di materie prime, dai titoli industriali a quelli delle infrastrutture) appaiono onerose come ha modo di argomentare nell’articolo “Le tradizionali coperture contro l’inflazione adesso risultano onerose” la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), vale la pena soffermarsi sulle valute.
Il dollaro USA sembra giunto alla fine della sua lunga corsa che dura dal 2011: euro, sterlina e, soprattutto, yen giapponese sono ora in pole position per rivalutasi. “Se si accetta la premessa che il dollaro è caro, questo significa che altre valute sono relativamente sottovalutate” sostiene nell’articolo “Valute: dopo il super dollaro focus su euro, sterlina e yen giapponese” Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group. L’euro, per esempio, potrebbe posizionarsi nella seconda metà del 2017, dopo le elezioni in Francia e Germania e se le notizie positive sull’economia della zona euro continueranno a fluire, per iniziare ad apprezzarsi. Per quanto riguarda la sterlina inglese, sempre secondo Jens Søndergaard, l’attuale quotazione è attraente, ma non c’è motivo di essere ottimisti finché non si conoscano i dettagli delle condizioni dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Infine, se è vero che lo yen è conveniente, è altrettanto vero che lo si deve in buona parte all’aggressivo programma di acquisti della Banca Centrale del Giappone, affiancato alle misure di controllo della curva dei rendimenti. “Qualsiasi segnale di una minore volontà e capacità di mantenere i tassi bassi provocherà rapidamente uno yen più forte” conclude Jens Søndergaard.
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