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Azionario USA, disco verde per quest’anno e il 2018
L’azionario USA potrebbe offrire buoni rendimenti quest’anno e nel 2018 grazie ad una buona crescita dei profitti e ad un aumento graduale dei rendimenti dei bond.
9 Marzo 2017 09:47
Nonostante il mercato azionario USA evidenzi un rapporto prezzo/utile (p/e) a livelli raramente visti in precedenza, James Lovelace, Gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU1378994690"]Capital Group Investment Company of America (ICA) (Lux)[/tooltip-fondi], ritiene possibile realizzare buoni rendimenti sull’azionario nel 2017 e nel 2018: inoltre, a più lungo termine, resta molto ottimista sulle prospettive per l’azionario USA.
Secondo il manager i problemi che hanno afflitto il settore industriale fino a luglio 2016 sembrano ormai archiviati o, quantomeno, incidono meno sulle traiettorie future dell’economia: il comparto industriale dovrebbe infatti riuscire a registrare tassi di crescita più robusti nel 2017 permettendo, al contempo, alla crescita economica complessiva degli Stati Uniti di accelerare nuovamente verso l’obiettivo del 2-2,5% osservato prima della fine della recessione a metà 2009.
“Se nell’economia USA dovessero essere immessi ulteriori stimoli fiscali, ciò potrebbe causare una ripresa dell’inflazione di prezzi e salari, che, a sua volta, porterebbe molto probabilmente a un rialzo dei rendimenti obbligazionari. Nonostante il recente rialzo registrato dalle elezioni di Trump ad oggi, i rendimenti reali (cioè al netto dell’inflazione) sono rimasti piuttosto contenuti, il che sembra in contrasto con un tasso di crescita dell’economia pari al 2-2,5%, più ulteriori stimoli” spiega James Lovelace.
Senza trascurare, come fa notare il manager, che, nel momento in cui il nuovo Presidente dovesse imporre tariffe significative sull’import, il consumatore USA perderebbe potere d’acquisto, altri paesi potrebbero adottare a loro volta tariffe per ritorsione e le catene di approvvigionamento potrebbero risentirne fortemente.
“Come risultato, avremmo prezzi molto più alti per i consumatori USA e un possibile rallentamento della crescita economica” puntualizza James Lovelace.
D’altra parte, l’implementazione di tutte le nuove politiche proposte da Trump richiederanno tempo. Inoltre, le politiche monetarie accomodanti attuate delle principali banche centrali del mondo (BCE e BoJ in prima fila) tenderanno a frenare il potenziale rialzo dei tassi americani. “Per questo motivo, non riteniamo che i rendimenti siano così alti da costituire un rischio per l’attività economica nel 2017” conclude James Lovelace.
Secondo il manager i problemi che hanno afflitto il settore industriale fino a luglio 2016 sembrano ormai archiviati o, quantomeno, incidono meno sulle traiettorie future dell’economia: il comparto industriale dovrebbe infatti riuscire a registrare tassi di crescita più robusti nel 2017 permettendo, al contempo, alla crescita economica complessiva degli Stati Uniti di accelerare nuovamente verso l’obiettivo del 2-2,5% osservato prima della fine della recessione a metà 2009.
“Se nell’economia USA dovessero essere immessi ulteriori stimoli fiscali, ciò potrebbe causare una ripresa dell’inflazione di prezzi e salari, che, a sua volta, porterebbe molto probabilmente a un rialzo dei rendimenti obbligazionari. Nonostante il recente rialzo registrato dalle elezioni di Trump ad oggi, i rendimenti reali (cioè al netto dell’inflazione) sono rimasti piuttosto contenuti, il che sembra in contrasto con un tasso di crescita dell’economia pari al 2-2,5%, più ulteriori stimoli” spiega James Lovelace.
Senza trascurare, come fa notare il manager, che, nel momento in cui il nuovo Presidente dovesse imporre tariffe significative sull’import, il consumatore USA perderebbe potere d’acquisto, altri paesi potrebbero adottare a loro volta tariffe per ritorsione e le catene di approvvigionamento potrebbero risentirne fortemente.
“Come risultato, avremmo prezzi molto più alti per i consumatori USA e un possibile rallentamento della crescita economica” puntualizza James Lovelace.
D’altra parte, l’implementazione di tutte le nuove politiche proposte da Trump richiederanno tempo. Inoltre, le politiche monetarie accomodanti attuate delle principali banche centrali del mondo (BCE e BoJ in prima fila) tenderanno a frenare il potenziale rialzo dei tassi americani. “Per questo motivo, non riteniamo che i rendimenti siano così alti da costituire un rischio per l’attività economica nel 2017” conclude James Lovelace.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Capital Group