Anna Stupnytska
Meeting BCE: l’inflazione preme, ma Draghi può tenere il punto
L’incremento dell’inflazione core è ancora sotto la quota fissata da Francoforte. Inoltre, l’imminenza delle elezioni spinge verso il mantenimento dell’attuale politica monetaria.
9 Marzo 2017 09:30
Prudenza, in un momento delicato per l’Europa. Potrebbe essere questa la parola d’ordine per Mario Draghi in vista della riunione della BCE di oggi.
Ad analizzare i possibili scenari è Anna Stupnytska, Global Economist, Fidelity International, che fa il punto alla vigilia dell’importante meeting sottolineando le pressioni subite da Draghi per ridimensionare l’attuale politica monetaria.
L’inflazione in crescita è un punto a favore degli stati membri che chiedono la riduzione del quantitative easing, Germania in testa. Ma senza un rialzo dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari, il dato resta comunque ampiamente di sotto della soglia del 2% fissata dalla stessa BCE durante il varo del quantitative easing.
"Nel complesso, tuttavia, l'Eurozona rimane caratterizzata da una sostanziale stagnazione – spiega Stupnytska - con i mercati del lavoro ancora relativamente deboli nei paesi periferici. Malgrado le rilevazioni indichino l'emergere di pressioni sui prezzi, l'inflazione core resta per il momento ancorata su livelli ridotti, giustificando l'approccio complessivamente accomodante di Draghi”.
Dunque, tenendo conto anche delle dichiarazioni stranamente accomodanti di Schauble nei confronti di Draghi, l’ipotesi è che non ci siano novità. Secondo Anna Stupnytska, potrebbe però nascere un dibattito sulla possibilità di normalizzare i tassi di deposito negativi, “ma qualsiasi decisione dipenderà dal fatto che l'economia dell'Eurozona continui a trarre vantaggio dalla ripresa ciclica globale”.
Ovviamente, ogni decisione verrà attentamente ponderata dal board della BCE, tenendo conto dei rischi politici legati alle elezioni nell’Eurozona.
Ma oggi, secondo l’analisi di Stupnytska, sarà possibile cogliere segnali di un possibile cambio di rotta dalle proiezioni della stessa BCE su crescita e inflazione: “Dati ottimistici lascerebbero presagire una riduzione del QE più incisiva o addirittura la chiusura del programma – afferma la Global Economist di Fidelity International – tuttavia è improbabile che il tema venga discusso prima del secondo semestre dell'anno. Nonostante le prospettive siano favorevoli, per il momento i rischi negativi pesano. Un rallentamento dovuto alla Brexit potrebbe nuocere all'Eurozona attraverso i canali commerciali e in tal caso la Germania sarebbe particolarmente vulnerabile. L'intensa agenda politica, con le elezioni nei Paesi Bassi in calendario per questo mese e le presidenziali in Francia a fine aprile/inizio maggio, riteniamo indurrà per il momento Mario Draghi ad adottare prudenza”.
Ad analizzare i possibili scenari è Anna Stupnytska, Global Economist, Fidelity International, che fa il punto alla vigilia dell’importante meeting sottolineando le pressioni subite da Draghi per ridimensionare l’attuale politica monetaria.
L’inflazione in crescita è un punto a favore degli stati membri che chiedono la riduzione del quantitative easing, Germania in testa. Ma senza un rialzo dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari, il dato resta comunque ampiamente di sotto della soglia del 2% fissata dalla stessa BCE durante il varo del quantitative easing.
"Nel complesso, tuttavia, l'Eurozona rimane caratterizzata da una sostanziale stagnazione – spiega Stupnytska - con i mercati del lavoro ancora relativamente deboli nei paesi periferici. Malgrado le rilevazioni indichino l'emergere di pressioni sui prezzi, l'inflazione core resta per il momento ancorata su livelli ridotti, giustificando l'approccio complessivamente accomodante di Draghi”.
Dunque, tenendo conto anche delle dichiarazioni stranamente accomodanti di Schauble nei confronti di Draghi, l’ipotesi è che non ci siano novità. Secondo Anna Stupnytska, potrebbe però nascere un dibattito sulla possibilità di normalizzare i tassi di deposito negativi, “ma qualsiasi decisione dipenderà dal fatto che l'economia dell'Eurozona continui a trarre vantaggio dalla ripresa ciclica globale”.
Ovviamente, ogni decisione verrà attentamente ponderata dal board della BCE, tenendo conto dei rischi politici legati alle elezioni nell’Eurozona.
Ma oggi, secondo l’analisi di Stupnytska, sarà possibile cogliere segnali di un possibile cambio di rotta dalle proiezioni della stessa BCE su crescita e inflazione: “Dati ottimistici lascerebbero presagire una riduzione del QE più incisiva o addirittura la chiusura del programma – afferma la Global Economist di Fidelity International – tuttavia è improbabile che il tema venga discusso prima del secondo semestre dell'anno. Nonostante le prospettive siano favorevoli, per il momento i rischi negativi pesano. Un rallentamento dovuto alla Brexit potrebbe nuocere all'Eurozona attraverso i canali commerciali e in tal caso la Germania sarebbe particolarmente vulnerabile. L'intensa agenda politica, con le elezioni nei Paesi Bassi in calendario per questo mese e le presidenziali in Francia a fine aprile/inizio maggio, riteniamo indurrà per il momento Mario Draghi ad adottare prudenza”.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Fidelity International