BCE
Utilities europee sotto pressione per il rialzo dei tassi obbligazionari
Tassi più alti nella zona euro per l’aumento dell’inflazione e riduzione del QE della BCE: i debiti delle utilities costerebbero di più erodendo i loro dividendi.
9 Marzo 2017 09:34
Da inizio anno al 3 marzo scorso, l’indice Euro Stoxx della zona euro ha registrato un rialzo del +3,59%. Tra i settori che hanno fatto meglio della media spiccavano la tecnologia (+8,9%), l’healthcare (+6,38%) e costruzioni (+5,42%). Sul versante opposto, fanalini di coda i settori oil & gas (-1,11%), media (-0,3%) e quello delle utilities (+2,37%). Proprio quest’ultimo settore viene considerato dagli analisti di borsa come uno di quelli che potrebbe soffrire di più nei prossimi mesi. Scopriamo insieme perché.
Il settore delle utilities raggruppa aziende attive nei servizi di pubblica utilità (luce, gas, settore idrico) e sono caratterizzate da una crescita bassa (sebbene costante), da dividendi elevati e debiti elevati.
Negli ultimi due anni, a mano a mano che la BCE contribuiva con il suo QE (quantitative easing, cioè l’acquisto di titoli di stato sul mercato della zona euro) a schiacciare a zero (e anche sotto zero) i tassi d’interesse della zona euro, l’affannosa ricerca di reddito da parte degli investitori ha alimentato un flusso di acquisti robusto sui titoli difensivi e con cedole generose: e, tra questi, i titoli delle utilities sono risultati tra i più richiesti.
Un fenomeno che ha fatto balzare all’insù le valutazioni di questi titoli ben oltre le medie di mercato (che, a loro volta, sono già al di sopra delle medie storiche degli ultimi 20 anni). A fronte di queste valutazioni delle utilities ‘estremamente tirate’, dal luglio 2016 si è assistito a un rialzo graduale ma costante dei tassi di interesse a medio e lungo termine del mercato obbligazionario della zona euro.
Ora, dal momento che l'inflazione potrebbe aumentare mentre il QE da parte della BCE potrebbe assottigliarsi, è probabile che il rialzo dei rendimenti a medio e lungo termine del mercato obbligazionario dell’area euro possa accelerare. Si stima, per esempio, che il rendimento del bund decennale tedesco possa salire dall’attuale 0,36% allo 0,7% a fine 2017 e all’1,0% a fine 2018, mentre il BTP a 10 anni, che oggi viaggia intorno al 2,2%, potrebbe spingersi al 2,5% a fine 2017 e al 2,7% a fine 2018.
Se così fosse, però, l’appeal dei titoli delle utilities europee scemerebbe perché l’aumento dei tassi renderebbe più onerosi i debiti riducendo i flussi di cassa e quindi anche la possibilità di pagare dividendi generosi: il tutto mentre i rendimenti dei titoli di stato e delle obbligazioni della zona euro tenderebbero a salire.
Il settore delle utilities raggruppa aziende attive nei servizi di pubblica utilità (luce, gas, settore idrico) e sono caratterizzate da una crescita bassa (sebbene costante), da dividendi elevati e debiti elevati.
Negli ultimi due anni, a mano a mano che la BCE contribuiva con il suo QE (quantitative easing, cioè l’acquisto di titoli di stato sul mercato della zona euro) a schiacciare a zero (e anche sotto zero) i tassi d’interesse della zona euro, l’affannosa ricerca di reddito da parte degli investitori ha alimentato un flusso di acquisti robusto sui titoli difensivi e con cedole generose: e, tra questi, i titoli delle utilities sono risultati tra i più richiesti.
Un fenomeno che ha fatto balzare all’insù le valutazioni di questi titoli ben oltre le medie di mercato (che, a loro volta, sono già al di sopra delle medie storiche degli ultimi 20 anni). A fronte di queste valutazioni delle utilities ‘estremamente tirate’, dal luglio 2016 si è assistito a un rialzo graduale ma costante dei tassi di interesse a medio e lungo termine del mercato obbligazionario della zona euro.
Ora, dal momento che l'inflazione potrebbe aumentare mentre il QE da parte della BCE potrebbe assottigliarsi, è probabile che il rialzo dei rendimenti a medio e lungo termine del mercato obbligazionario dell’area euro possa accelerare. Si stima, per esempio, che il rendimento del bund decennale tedesco possa salire dall’attuale 0,36% allo 0,7% a fine 2017 e all’1,0% a fine 2018, mentre il BTP a 10 anni, che oggi viaggia intorno al 2,2%, potrebbe spingersi al 2,5% a fine 2017 e al 2,7% a fine 2018.
Se così fosse, però, l’appeal dei titoli delle utilities europee scemerebbe perché l’aumento dei tassi renderebbe più onerosi i debiti riducendo i flussi di cassa e quindi anche la possibilità di pagare dividendi generosi: il tutto mentre i rendimenti dei titoli di stato e delle obbligazioni della zona euro tenderebbero a salire.
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