ambiente
Gas serra, Donald Trump ambientalista a sua insaputa
Trump vuole stracciare gli accordi di Parigi sul clima, ma intanto l’America contribuisce alla riduzione delle emissioni grazie al boom del gas.
20 Marzo 2017 09:57
Ambientalisti a parole e inquinatori nei fatti. E viceversa. È il paradosso della Cina di Xi, che si erge a paladina degli accordi sul clima di Parigi che l’America di Donald Trump vuol cestinare, e del nuovo inquilino della Casa Bianca, che definisce il cambiamento climatico una bufala inventata proprio dalla Cina per colpire l’industria americana.
Quando però si vanno a leggere i freschissimi dati della International Energy Agency sulle emissioni di CO2 si scopre una realtà rovesciata. Negli ultimi tre anni le emissioni di gas serra sono rimaste piatte, nonostante un’economia globale in crescita. La ragione è che la rivoluzione dello shale oil e gas, salutata con entusiasmo dallo stesso Trump, ha reso disponibili quantità enormi di gas naturale a prezzi stracciati.
E in futuro ce ne sarà sempre di più, perché il presidente prepara una serie di allentamenti regolatori che renderanno le estrazioni più facili in Nord America. Il direttore della IEA Fatih Birol chiama questo trend l’apertura del collo di bottiglia. Quando brucia, infatti, il gas naturale produce emissioni pari praticamente a zero, e se si inizia a utilizzare non solo in USA, ma anche in Asia, l’effetto globale può essere imponente in termini di calo delle emissioni ma anche di caduta dei consumi dei combustibili più nocivi per l’ambiente, a cominciare dal carbone.
Oggi la quota del gas nel mix globale dei combustibili è già al 25%, ma in Cina è solo al 6% e in India al 5%. Se il gas prende il posto del carbone la curva delle emissioni da piatta va in picchiata. Grazie, a sua insaputa, a Trump!
Quando però si vanno a leggere i freschissimi dati della International Energy Agency sulle emissioni di CO2 si scopre una realtà rovesciata. Negli ultimi tre anni le emissioni di gas serra sono rimaste piatte, nonostante un’economia globale in crescita. La ragione è che la rivoluzione dello shale oil e gas, salutata con entusiasmo dallo stesso Trump, ha reso disponibili quantità enormi di gas naturale a prezzi stracciati.
E in futuro ce ne sarà sempre di più, perché il presidente prepara una serie di allentamenti regolatori che renderanno le estrazioni più facili in Nord America. Il direttore della IEA Fatih Birol chiama questo trend l’apertura del collo di bottiglia. Quando brucia, infatti, il gas naturale produce emissioni pari praticamente a zero, e se si inizia a utilizzare non solo in USA, ma anche in Asia, l’effetto globale può essere imponente in termini di calo delle emissioni ma anche di caduta dei consumi dei combustibili più nocivi per l’ambiente, a cominciare dal carbone.
Oggi la quota del gas nel mix globale dei combustibili è già al 25%, ma in Cina è solo al 6% e in India al 5%. Se il gas prende il posto del carbone la curva delle emissioni da piatta va in picchiata. Grazie, a sua insaputa, a Trump!
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