Capital Group
Investimenti obbligazionari, non c’è motivo per farsi prendere dal panico
Le implicazioni negative sugli investimenti a reddito fisso derivanti dall'aumento dei tassi non deve far trascurare le caratteristiche difensive delle obbligazioni.
20 Marzo 2017 10:30
Non tutte le obbligazioni sono penalizzate dall'aumento dei tassi: in particolare se tale movimento al rialzo avviene a un ritmo più lento del normale. Alla luce di questa efficace considerazione Luke Farrell, direttore degli investimenti nel reddito fisso di Capital Group, suggerisce agli gli investitori di non lasciarsi prendere dal panico perché non c’è n’è nessun valido motivo, nemmeno in considerazione del fatto che l’aumento graduale dei tassi da parte della Fed potrebbe rappresentare un ostacolo per i titoli a reddito fisso.
“Gli investitori sono giustamente prudenti nel considerare le implicazioni dell'aumento dei tassi - spiega Luke Farrell - ma non dovrebbero nemmeno sottovalutare i rischi per i mercati globali. Ecco perché, oggi più che mai, è importante investire in fondi obbligazionari che possano trarre vantaggio dall'aumento dei rendimenti e fornire una protezione dagli shock di mercato, mantenendo una scarsa correlazione con le azioni”.
In seguito lo stesso Luke Farrell parte dall'Indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate, benchmark piuttosto diffuso nel settore, per spiegare l’impatto di un rialzo dei tassi: “Considerandone il rendimento, la duration e altre caratteristiche alla fine del 2016 e tenendo costanti altri fattori, i tassi di interesse dovrebbero salire dell'1,3% (ossia oltre cinque rialzi da 25 punti base) nei prossimi due anni prima che gli investitori registrino una perdita. Si tratterebbe di un rialzo dei tassi addirittura maggiore di quello previsto dal mercato”.
Ma c’è di più. Nel momento in cui i rendimenti obbligazionari salgono, aumenta la domanda di titoli a reddito fisso: un fenomeno che tende ad evitare che i rendimenti salgano in maniera eccessiva o troppo rapida. Inoltre, mentre i rendimenti delle obbligazioni statunitensi continueranno a salire, quelli delle altre importanti aree del mondo (area euro e Giappone) stazioneranno su livelli minimi: questo determinerà flussi di acquisto verso le obbligazioni USA limitandone l’ascesa dei rendimenti. Anche i fondi comuni, i piani pensione e le grandi compagnie assicurative potrebbero inoltre potenziare i loro investimenti nel reddito fisso.
Ma anche sul versante azionario Luke Farrell intravede nuvole che potrebbero giocare a favore delle obbligazioni. Infatti il recente rally degli indici di borsa (in particolare, ma non solo, quello di Wall Street) è stato condizionato dall'ottimismo legato ai cambiamenti politici e al potenziale stimolo infrastrutturale negli Stati Uniti.
Ma adesso gli investitori si aspettano fatti concreti sui temi fiscali, economici, mentre le iniziative sul commercio globale e sull'immigrazione stanno adombrando le prospettive economiche globali: il tutto senza dimenticare le tensioni geopolitiche sul tavolo. Una situazione che, nel suo insieme, potrebbe in qualche modo ostacolare una politica aggressiva da parte della Fed, e che, al contempo, sottolinea la necessità di detenere obbligazioni in grado di proteggere il portafoglio diversificando il rischio azionario e preservando il capitale.
“Gli investitori sono giustamente prudenti nel considerare le implicazioni dell'aumento dei tassi - spiega Luke Farrell - ma non dovrebbero nemmeno sottovalutare i rischi per i mercati globali. Ecco perché, oggi più che mai, è importante investire in fondi obbligazionari che possano trarre vantaggio dall'aumento dei rendimenti e fornire una protezione dagli shock di mercato, mantenendo una scarsa correlazione con le azioni”.
In seguito lo stesso Luke Farrell parte dall'Indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate, benchmark piuttosto diffuso nel settore, per spiegare l’impatto di un rialzo dei tassi: “Considerandone il rendimento, la duration e altre caratteristiche alla fine del 2016 e tenendo costanti altri fattori, i tassi di interesse dovrebbero salire dell'1,3% (ossia oltre cinque rialzi da 25 punti base) nei prossimi due anni prima che gli investitori registrino una perdita. Si tratterebbe di un rialzo dei tassi addirittura maggiore di quello previsto dal mercato”.
Ma c’è di più. Nel momento in cui i rendimenti obbligazionari salgono, aumenta la domanda di titoli a reddito fisso: un fenomeno che tende ad evitare che i rendimenti salgano in maniera eccessiva o troppo rapida. Inoltre, mentre i rendimenti delle obbligazioni statunitensi continueranno a salire, quelli delle altre importanti aree del mondo (area euro e Giappone) stazioneranno su livelli minimi: questo determinerà flussi di acquisto verso le obbligazioni USA limitandone l’ascesa dei rendimenti. Anche i fondi comuni, i piani pensione e le grandi compagnie assicurative potrebbero inoltre potenziare i loro investimenti nel reddito fisso.
Ma anche sul versante azionario Luke Farrell intravede nuvole che potrebbero giocare a favore delle obbligazioni. Infatti il recente rally degli indici di borsa (in particolare, ma non solo, quello di Wall Street) è stato condizionato dall'ottimismo legato ai cambiamenti politici e al potenziale stimolo infrastrutturale negli Stati Uniti.
Ma adesso gli investitori si aspettano fatti concreti sui temi fiscali, economici, mentre le iniziative sul commercio globale e sull'immigrazione stanno adombrando le prospettive economiche globali: il tutto senza dimenticare le tensioni geopolitiche sul tavolo. Una situazione che, nel suo insieme, potrebbe in qualche modo ostacolare una politica aggressiva da parte della Fed, e che, al contempo, sottolinea la necessità di detenere obbligazioni in grado di proteggere il portafoglio diversificando il rischio azionario e preservando il capitale.