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T-bond, la vendetta: i titoli di Stato USA tornano competitivi

Con il rialzo dei tassi i T-bond tornano competitivi rispetto alle grandi corporation che pagano alti dividendi e che ora rischiano di soffrire.

21 Marzo 2017 09:12

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Solo otto mesi fa il titolo a 10 anni del Tesoro rendeva meno dell’1,4%, spingendo gli investitori a caccia di un rendimento decente a comprare a man bassa le azioni delle grandi corporation che offrissero qualcosa in più, anche se l’equity è più a rischio del debito.

Oggi il T-bond regala un rotondo 2,5%, che ha sorpassato di slancio il rendimento medio dei dividendi delle aziende di Wall Street più generose, che secondo i dati di FactSet alla chiusura di venerdì scorso era pari all’1,91% per quelle comprese nell’indice S&P 500. In pratica rende di più la cedola del T-Bond rispetto ai dividendi delle aziende più larghe di manica. E gli investitori, che sono attratti dal rendimento, ora potrebbero tornare a preferire le cedole del debito ai dividendi.

Era un mondo alla rovescia quello di soli pochi mesi fa, quando i bond venivano comprati non per il loro rendimento miserevole, ma perché si scommetteva su tassi ancora più bassi e prezzi sempre più alti, mentre le azioni attiravano non per le potenzialità di rialzo dei prezzi, ma per il dividendo (ovvero per il rendimento).

Ora le cose sembrano tornare al loro posto, i bond attirano perché rendono, le azioni perché promettono prezzi in rialzo. Ma non tutte le azioni sono uguali, quelle che pagano un dividendo alto, come ad esempio le utilities, non sono le stesse che hanno grandi potenzialità di salire in termini di prezzo, come per esempio i titoli high-tech, oppure i finanziari.

Questi ultimi, soprattutto le banche, da tassi in rialzo hanno tutto da guadagnare, perché possono finalmente ricostruire i margini sui prestiti ai clienti. E le aspettative sono per tassi che continuino a salire. Quanto può salire ancora il rendimento dei T-bond? Sul mercato c’è un consenso abbastanza ampio che un obiettivo di medio periodo possa essere il 3%. Se ci arriva con la necessaria gradualità il mercato non dovrebbe subire shock importanti.

In Europa, invece, dove il Bund tedesco ancora non arriva al mezzo punto percentuale, lo spazio teorico è molto più ampio, mentre l’inflazione si sta avvicinando ai livelli americani. Ma in Europa c’è anche la BCE, che ha in programma di andare avanti ancora per molto con gli acquisti di bond a botte da 60 miliardi al mese, ed è pronta ad attutire qualunque scossone.

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