Antonio Tajani

News & Views – 27 marzo 2017

27 Marzo 2017 09:33

financialounge -  Antonio Tajani News & Views settore bancario terrorismo USA
ass="p1">Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.
Le grandi banche USA stanno solo tirando il fiato
I bancari americani archiviano una settimana decisamente negativa, ma la ritirata di Trump sull’Obamacare c’entra poco. L’indice di settore a Wall Street ha segnato quattro sedute in rosso su cinque lasciando alla fine sul terreno il 6,2%, con le piccole che hanno sofferto più delle grandi. Bisogna subito dire che i bancari americani venivano da una corsa del 28% dall’elezione di Trump a novembre, quindi magari qualche presa di beneficio ci sta. Qualche responsabilità ce l’hanno anche i tassi di interesse, con quello sul T-bond a 10 anni sceso in settimana dal 2,54% al 2,4%. Ma il beneficio per le banche viene soprattutto da tassi a breve più alti, non da quelli a lunga, e qui la Fed dovrebbe continuare ad alzare. Il fronte che veramente fa la differenza è quello regolatorio. E qui bisogna distinguere tra quello che Trump può fare in autonomia e quello per cui ha bisogno del voto del Congresso. Ridurre l’impatto della Volcker rule, quella che vieta alle banche il trading proprietario, senza arrivare a una cancellazione legislativa come tentato nel caso di Obamacare, è possibile senza passare per il Congresso. Inoltre, nonostante la corsa da novembre in poi, i big del settore, come Bank of America e Citi, continuano a scambiare a sconto rispetto al book value. Insomma, tutto sembra indicare che i grandi nomi di Wall Street si siano solo presi una pausa, ma siano pronti a ricominciare a correre.

Terroristi alla canna del gas
Una volta insegnavano ai giornalisti che bisogna tenere “i fatti separati dalle opinioni”. Negli ultimi tempi si è fatto un ulteriore passo avanti: i fatti vanno tenuti separati anche dalle notizie, soprattutto dai titoli. L’11 settembre di 16 anni fa il terrorismo islamico abbatte le torri gemelle, oltre 3.000 morti, è l’attacco più formidabile al cuore finanziario dell’impero americano. Quello al cuore militare, il Pentagono, riesce solo in piccola parte. Qualche anno dopo è la volta di Madrid e Londra, l’obiettivo è più facile, treni e metro, le vittime scendono dalle migliaia alle centinaia. Qualche anno ancora e tocca alle discoteche di Parigi e alla gente che passeggia sul lungomare di Nizza, bersaglio ancora più facile, le vittime si contano a decine. Poi arriviamo a oggi, attacco con coltello da cucina a Westminster da parte di un “casalingo” disadattato convertito alla Jihad, il conto dei morti (poveretti per carità) passa alle unità. Sembra che lo sbandato non avesse contatti con l’Isis, il che non ha impedito tuttavia allo stato islamico di arruolarlo come suo “soldato” nella rivendicazione diffusa con sprezzo del ridicolo tramite l’agenzia A’maq. L’episodio di Londra meriterebbe titoli del tipo “Stato Islamico alla canna del gas”, invece siamo all’attacco al cuore della democrazia. Va bene che i media sono in crisi in tutto il mondo, ma siamo certi che questo sia il modo migliore per far tornare i lettori? Più seriamente. In Europa ci sono una ventina di milioni di musulmani. Se gli ultimi attentati sono un termometro delle capacità di attrazione del terrorismo su questa popolazione, allora certo c’è da vigilare, ma non da avere paura.

Da Traiano a Tajani
Ci eravamo preparati a trattenere gli sbadigli. Le celebrazioni romane dei 60 anni dei trattati europei promettevano noia, noia e ancora noia. Previsioni rispettate, con una eccezione. L’italiano che presiede il Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e che ha rinunciato alla retorica sulle due guerre mondiali che hanno ridotto in cenere l’Europa il secolo scorso, a cui hanno ampiamente attinto gli altri leader europei. E ha tentato, con sobrietà, di volare più alto. Per definire l’Europa come gli piacerebbe ha scelto le parole usate da un senatore ispanico del primo secolo avanti Cristo per convincere il figlio ad accettare la carica di imperatore di Roma. Il figlio del senatore si chiamava Traiano, resse l’impero per 20 anni e lo portò – con le armi – alla massima espansione territoriale della sua storia, soprattutto spostando in là il confine orientale. La citazione di Traiano è appropriata anche perché fu un imperatore che si distinse per le politiche sociali e per le grandi infrastrutture. È noto che Tajani è un sostenitore della difesa comune come punto da cui far ripartire il processo di integrazione europea. Nel momento in cui l’imperatore americano si interessa poco degli alleati europei (soprattutto se non pagano la loro parte di spese della Nato) ricordare un imperatore europeo di duemila anni fa sembra un buon punto di partenza.

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