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Portafogli, ora debito emergente e Treasury USA stanno bene insieme
Per tener conto della voglia di reddito e dei potenziali rischi politici, il portafoglio obbligazionario può combinare il debito emergente in dollari e i Treasury USA.
27 Marzo 2017 09:00
Da un lato la Federal Reserve che sembra aver rotto gli indugi proseguendo senza esitazioni (sebbene in modo comunque graduale) nel suo percorso di normalizzazione dei tassi americani. Dall’altro la BCE e la Bank of Japan ancora alle prese con un allentamento monetario capace di sostenere una ripresa economica appena rinvigorita. Nel mezzo, i paesi emergenti le cui banche centrali, nella grande maggioranza, sono inclini a mantenere stabile la propria politica monetaria o a tagliare i tassi, provocando così un eventuale calo dei rendimenti obbligazionari in valuta locale (e un aumento dei prezzi dei titoli che si muovono in direzione opposta ai rendimenti).
Una situazione seguita da vicino dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, che, infatti, a febbraio ha deciso di passare dal sottopeso al sovrappeso sul debito emergente in valuta locale: secondo gli esperti della PSU, una decisione motivata daI brusco rialzo della crescita nominale delle esportazioni dei mercati emergenti e l’inflazione contenuta.
Inoltre le valutazioni del debito emergente in valuta locale appaiono allettanti, dato che gli spread obbligazionari (extra rendimenti) delle piazze emergenti rispetto ai titoli di Stato globali si attestano a oltre 80 punti base (+0,80%) al di sopra della media di lungo periodo.
La PSU, però, ha anche aumentato l’esposizione ai Treasury USA come copertura nel caso in cui la crescita dell’economia globale non sia così solida come previsto e contro la possibile instabilità politica in Europa. Preferiti, in particolare, i titoli di stato USA a lunga scadenza. Infine, per contenere ulteriormente la minaccia dell’instabilità politica nel Vecchio Continente, la PSU mantiene il sottopeso del debito societario europeo.
Una situazione seguita da vicino dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, che, infatti, a febbraio ha deciso di passare dal sottopeso al sovrappeso sul debito emergente in valuta locale: secondo gli esperti della PSU, una decisione motivata daI brusco rialzo della crescita nominale delle esportazioni dei mercati emergenti e l’inflazione contenuta.
Inoltre le valutazioni del debito emergente in valuta locale appaiono allettanti, dato che gli spread obbligazionari (extra rendimenti) delle piazze emergenti rispetto ai titoli di Stato globali si attestano a oltre 80 punti base (+0,80%) al di sopra della media di lungo periodo.
La PSU, però, ha anche aumentato l’esposizione ai Treasury USA come copertura nel caso in cui la crescita dell’economia globale non sia così solida come previsto e contro la possibile instabilità politica in Europa. Preferiti, in particolare, i titoli di stato USA a lunga scadenza. Infine, per contenere ulteriormente la minaccia dell’instabilità politica nel Vecchio Continente, la PSU mantiene il sottopeso del debito societario europeo.
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