Fondi obbligazionari
High yield, i quattro indizi che le candidano all’investimento
Gli high yield mantengono la loro appetibilità grazie a 4 indizi: la durata, il fattore azionario, il rendimento e la possibilità di selezione in base al rating.
3 Aprile 2017 10:25
“Il fattore azionario, la durata, il potenziale di rendimento, e la selezione in base al rating. Sono questi i quattro indizi che rendono le obbligazioni high yield davvero attraenti in una fase come questa caratterizzata da tassi in graduale aumento” afferma Richard Lindquist, Gestore senior dei fondi obbligazionari high yield presso Morgan Stanley Investment Management (MSIM), che poi puntualizza: “Quando la Federal Reserve alza i tassi, sono le obbligazioni di qualità inferiore che tendono a conseguire le migliori performance tra gli strumenti a reddito fisso”.
D’altra parte è sufficiente vedere cosa è accaduto dall’elezione di Donald Trump a inizio novembre al 31 dicembre 2016: i Treasury statunitensi hanno lasciato sul terreno in media il -2,63%, le obbligazioni investment grade il -1,82%, mentre gli high yield hanno registrato un rendimento del +1,75%.
Per il manager il primo dei quattro elementi che giocano a favore di un investimento in bond high yield è il cosiddetto ‘fattore azionario’, cioè il fatto che le obbligazioni societarie high yield tendano a rispondere positivamente alla prima ondata di rialzi dei tassi, dato che a innescarli è il miglioramento dell’economia.
Il secondo elemento è la scadenza del titolo: la sensibilità alle variazioni dei tassi è infatti direttamente proporzionale alla durata. Di norma, le società che emettono titoli high yield presentano scadenze più brevi rispetto ai bond investment grade: la duration del Bloomberg Barclays U.S. Corporate High-Yield Index è infatti di 4,13 anni contro i 7,1 anni del Bloomberg Barclays Investment Grade Corporate Index.
Il terzo elemento che gioca a favore degli high yield è il rendimento: quello del Corporate High Yield Index si aggira sul 6,12%, contro il 3,37% del Barclays Investment Grade Index.
Infine, ma non certo per importanza, figura l’elemento selezione nella scala del rating. Il team di Richard Lindquist si concentra sul middle market, il segmento che comprende le aziende che hanno emesso debiti tra 150 milioni e 1 miliardo di dollari.
Imprese di dimensioni ridotte e le cui obbligazioni sono meno scambiate sul mercato ma che offrono rendimenti più generosi. “Spesso le agenzie di rating tendono a premiare le dimensioni sottovalutando (in modo talvolta ingiustificato) le obbligazioni middle market in termini di rating rispetto al valore che noi attribuiamo loro”, spiega Richard Lindquist, che concentra la sua rigorosa selezione degli emittenti tra i titoli a singola B e a tripla C, che offrono i rendimenti più elevati.
D’altra parte è sufficiente vedere cosa è accaduto dall’elezione di Donald Trump a inizio novembre al 31 dicembre 2016: i Treasury statunitensi hanno lasciato sul terreno in media il -2,63%, le obbligazioni investment grade il -1,82%, mentre gli high yield hanno registrato un rendimento del +1,75%.
Per il manager il primo dei quattro elementi che giocano a favore di un investimento in bond high yield è il cosiddetto ‘fattore azionario’, cioè il fatto che le obbligazioni societarie high yield tendano a rispondere positivamente alla prima ondata di rialzi dei tassi, dato che a innescarli è il miglioramento dell’economia.
Il secondo elemento è la scadenza del titolo: la sensibilità alle variazioni dei tassi è infatti direttamente proporzionale alla durata. Di norma, le società che emettono titoli high yield presentano scadenze più brevi rispetto ai bond investment grade: la duration del Bloomberg Barclays U.S. Corporate High-Yield Index è infatti di 4,13 anni contro i 7,1 anni del Bloomberg Barclays Investment Grade Corporate Index.
Il terzo elemento che gioca a favore degli high yield è il rendimento: quello del Corporate High Yield Index si aggira sul 6,12%, contro il 3,37% del Barclays Investment Grade Index.
Infine, ma non certo per importanza, figura l’elemento selezione nella scala del rating. Il team di Richard Lindquist si concentra sul middle market, il segmento che comprende le aziende che hanno emesso debiti tra 150 milioni e 1 miliardo di dollari.
Imprese di dimensioni ridotte e le cui obbligazioni sono meno scambiate sul mercato ma che offrono rendimenti più generosi. “Spesso le agenzie di rating tendono a premiare le dimensioni sottovalutando (in modo talvolta ingiustificato) le obbligazioni middle market in termini di rating rispetto al valore che noi attribuiamo loro”, spiega Richard Lindquist, che concentra la sua rigorosa selezione degli emittenti tra i titoli a singola B e a tripla C, che offrono i rendimenti più elevati.