Brexit
Brexit: con l’articolo 50, le fasi di volatilità creeranno opportunità interessanti
Nei prossimi due anni, durante i quali si svilupperanno i negoziati tra Regno Unito e UE, si presenteranno diverse fasi di volatilità sui mercati che dovranno essere sfruttate.
5 Aprile 2017 09:42
“L’articolo 50 segna l’inizio di un processo di negoziazioni tutt’altro che semplice e, di conseguenza, ci aspettiamo ripetute fasi di volatilità, a mano a mano che i mercati comprenderanno le reali implicazioni sull’economia e sulle imprese” riferisce Mark Whitehead, Head of Equity Income di Martin Currie (Gruppo Legg Mason), secondo il quale sarà importante riuscire a sfruttare le anomalie di mercato che potrebbero nascere durante questa fase.
Nella sua analisi, Mark Whitehead parte da quanto accaduto sul mercato azionario inglese, ovvero la reazione dei settori dei beni discrezionali, dell’immobiliare (costruzioni edili) e dei servizi di pubblica utilità, che hanno tutti mostrato una spiccata sensibilità alle possibili implicazioni della Brexit.
“È probabile che il trend possa proseguire. Sia il settore dei beni di discrezionali che quello delle costruzioni appaiono particolarmente vulnerabili a qualsiasi ulteriore contrazione sui redditi reali, mentre i margini dei servizi di pubblica utilità hanno risentito di un conto in sterline più salato sulle importazioni dell’energia”.
Un altro aspetto da valutare riguarda il paventato rischio di un esodo delle società internazionali, che starebbero considerando la possibilità di un trasferimento delle proprie sedi centrali dal Regno Unito. Per comprendere la profondità del pericolo basti pensare all’avvertimento lanciato dai massimi livelli della UE, secondo cui le compagnie aeree britanniche dovranno spostare la loro sede centrale se vorranno mantenere le rotte all’interno del continente europeo.
Inoltre, la debolezza della sterlina ha influito positivamente sulle compagnie esportatrici sebbene possa rivelarsi un vantaggio piuttosto effimero qualora i negoziati si dovessero concludere con l’adozione di una linea dura. Si tratta infatti di una possibilità, quest’ultima (ovvero l’uscita dal mercato comune europeo e l’unione doganale), che sembra aumentare e i cui costi sono tutt’altro che definibili.
Resta il fatto che, secondo Mark Whitehead, i negoziati su Brexit distoglieranno l’attenzione, nei prossimi due anni, dalle problematiche interne e, più in particolare, dagli ambiziosi piani di sviluppo industriale del primo ministro Theresa May, tra cui il rilancio degli investimenti infrastrutturali in settori come trasporti, banda larga ed energia.
Nella sua analisi, Mark Whitehead parte da quanto accaduto sul mercato azionario inglese, ovvero la reazione dei settori dei beni discrezionali, dell’immobiliare (costruzioni edili) e dei servizi di pubblica utilità, che hanno tutti mostrato una spiccata sensibilità alle possibili implicazioni della Brexit.
“È probabile che il trend possa proseguire. Sia il settore dei beni di discrezionali che quello delle costruzioni appaiono particolarmente vulnerabili a qualsiasi ulteriore contrazione sui redditi reali, mentre i margini dei servizi di pubblica utilità hanno risentito di un conto in sterline più salato sulle importazioni dell’energia”.
Un altro aspetto da valutare riguarda il paventato rischio di un esodo delle società internazionali, che starebbero considerando la possibilità di un trasferimento delle proprie sedi centrali dal Regno Unito. Per comprendere la profondità del pericolo basti pensare all’avvertimento lanciato dai massimi livelli della UE, secondo cui le compagnie aeree britanniche dovranno spostare la loro sede centrale se vorranno mantenere le rotte all’interno del continente europeo.
Inoltre, la debolezza della sterlina ha influito positivamente sulle compagnie esportatrici sebbene possa rivelarsi un vantaggio piuttosto effimero qualora i negoziati si dovessero concludere con l’adozione di una linea dura. Si tratta infatti di una possibilità, quest’ultima (ovvero l’uscita dal mercato comune europeo e l’unione doganale), che sembra aumentare e i cui costi sono tutt’altro che definibili.
Resta il fatto che, secondo Mark Whitehead, i negoziati su Brexit distoglieranno l’attenzione, nei prossimi due anni, dalle problematiche interne e, più in particolare, dagli ambiziosi piani di sviluppo industriale del primo ministro Theresa May, tra cui il rilancio degli investimenti infrastrutturali in settori come trasporti, banda larga ed energia.
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