GE
GE: addio alle origini
Meno di due anni fa General Electric usciva dalla finanza per tornare alle radici industriali. Oggi abbandona anche il business storico delle lampadine. La ristrutturazione infinita di Immelt.
7 Aprile 2017 09:44
Poco più di 18 mesi fa l’uscita dalla finanza. Ora esce anche dalle lampadine, il suo business delle origini. La ristrutturazione non finisce mai per General Electric, il cui fondatore Thomas Edison fu anche l’inventore, 125 anni fa, del bulbo incandescente che illumina tutte le case del mondo. E ora non produrrà più lampadine per il mercato consumer, almeno secondo le indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal (WSJ). Quando a ottobre del 2015 annunciò l’uscita dalla finanza, un business da oltre 100 miliardi di dollari, la decisione fu salutata come il simbolo del ritorno dell’America alle sue radici industriali dopo la sbornia della bolla esplosa nel 2008.
Ma ora anche il contenuto industriale viene ridefinito. La divisione lampadine che verrebbe messa in vendita vale mezzo miliardo di dollari. Ma il valore simbolico è molto più alto, come quando IBM uscì dalle macchine per ufficio.
L’uscita dalle lampadine segna la nuova evoluzione della GE industriale, un tempo associata con frigo, condizionatori e forni a micro-onde, che senza lampadine resterebbe concentrata su turbine, motori per aerei, attrezzature sanitarie e locomotive, per citare i più importanti.
Il CEO Jeff Immelt è da tempo nel mirino degli investitori perchè il titolo dà poche soddisfazioni ed è alla continua ricerca di una svolta che faccia tornare la fiducia. Ora la strategia sembra quella di togliersi di dosso i panni di conglomerata che fa tutto.
“Il nostro lavoro deve essere quello di andare in profondità, non di allargarci a tutto”, ha dichiarato di recente. Ma vendere le lampadine, al di là del contenuto simbolico, non sembra questa grande svolta, dopo tutto sono meno del 2% del fatturato totale di GE. E il costo è invece quello di perdere un altro punto di contatto con il consumatore americano, che da sempre vede in GE un’icona del benessere diffuso.
L’anno scorso un altro importante cordone ombelicale è stato tagliato con la vendita degli elettrodomestici ai cinesi di Haier Group per 5,4 miliardi di dollari, anche se ancora per decenni avranno il diritto di usare lo storico brand nei negozi. Una volta GE funzionava così, vendeva tutto quello che serviva in casa agli americani e gli prestava anche i soldi per comprarlo con le sue finanziarie. Domani cosa diventerà?
Ma ora anche il contenuto industriale viene ridefinito. La divisione lampadine che verrebbe messa in vendita vale mezzo miliardo di dollari. Ma il valore simbolico è molto più alto, come quando IBM uscì dalle macchine per ufficio.
L’uscita dalle lampadine segna la nuova evoluzione della GE industriale, un tempo associata con frigo, condizionatori e forni a micro-onde, che senza lampadine resterebbe concentrata su turbine, motori per aerei, attrezzature sanitarie e locomotive, per citare i più importanti.
Il CEO Jeff Immelt è da tempo nel mirino degli investitori perchè il titolo dà poche soddisfazioni ed è alla continua ricerca di una svolta che faccia tornare la fiducia. Ora la strategia sembra quella di togliersi di dosso i panni di conglomerata che fa tutto.
“Il nostro lavoro deve essere quello di andare in profondità, non di allargarci a tutto”, ha dichiarato di recente. Ma vendere le lampadine, al di là del contenuto simbolico, non sembra questa grande svolta, dopo tutto sono meno del 2% del fatturato totale di GE. E il costo è invece quello di perdere un altro punto di contatto con il consumatore americano, che da sempre vede in GE un’icona del benessere diffuso.
L’anno scorso un altro importante cordone ombelicale è stato tagliato con la vendita degli elettrodomestici ai cinesi di Haier Group per 5,4 miliardi di dollari, anche se ancora per decenni avranno il diritto di usare lo storico brand nei negozi. Una volta GE funzionava così, vendeva tutto quello che serviva in casa agli americani e gli prestava anche i soldi per comprarlo con le sue finanziarie. Domani cosa diventerà?
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