Lehman Brothers

Volatilità, segnali di risveglio per la grande assente del 2017

La volatilità dei mercati viaggia ancora molto al di sotto delle medie di lungo periodo: basterebbe però un ostacolo serio e inaspettato per farla impennare.

13 Aprile 2017 10:12

financialounge -  Lehman Brothers Renminbi vix volatilità
La volatilità resterà ancora bassa oppure i recenti segnali di risveglio devono cominciare a preoccupare? Se lo chiedono analisti e strategist di portafoglio osservando i valori della volatilità attuale e quella media storica. Per esempio, l’indice VIX (calcolato sulla variazione giornaliera dell’indice S&P500 di Wall Street), che pure nell’ultima settimana ha registrato un balzo da 11 a quasi 16 punti, si confronta con una media storica che, dal 1998 a oggi, si colloca a 20,48 punti.

Negli ultimi tre anni la media dell’indice VIX è scivolata a 15,3 punti mentre negli ultimi 12 mesi è calata ulteriormente a 14,3 punti. Per la cronaca l’indice VIX (chiamato anche l’indice della paura) ha toccato il suo picco storico oltre gli ottanta punti durante la crisi sistemica dopo il crack Lehman Brothers (novembre 2008) ma livelli da ‘paura’ sono stati registrati pure durante l’attacco alla Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 (43,74) e al culmine della crisi del debito sovrano della zona euro dell’estate 2011 (42,76).

Più di recente l’indice VIX ha compiuto un balzo oltre i 40 punti nell’agosto 2015, quando l’inaspettata svalutazione del renminbi da parte della Cina creò panico sui mercati finanziari di tutto il mondo. Proprio questo episodio, però, viene rimarcato dagli analisti per far comprendere agli investitori che l’attuale situazione di calma piatta sui mercati sia fortemente condizionata da fattori estemporanei e instabili.

Le politiche monetarie ultraespansive della BCE e della Bank of Japan, sommate a quelle accomodanti della Banca centrale cinese e quella comunque non certo eccessivamente restrittiva da parte della Federal Reserve americana, stanno assicurando liquidità sui mercati. Inoltre le aspettative reflattive in tutto il mondo occidentale hanno creato le condizioni per un rally azionario globale quasi ininterrotto dalla seconda metà dello scorso anno.

In parallelo, sono cresciute di molto le attese per una crescita economica più allargata e non circoscritta agli Stati Uniti. Come dire che, secondo gli analisti, sembrano troppi e tutti a favore dei mercati i fattori che congiurano per smorzare qualsiasi tentativo di volatilità.

Tuttavia, anche senza evocare nessun ‘cigno nero’ (evento inaspettato di notevole impatto sull’economia e sui mercati), potrebbe bastare che uno di questi elementi, che gioca a favore dei mercati, cambi improvvisamente direzione per scatenare un aumento della volatilità con le conseguenti tensioni sui prezzi dei titoli.

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