cartolarizzazione
Il nuovo pericolo subprime è nel settore auto USA
I tassi di default dei prestiti subprime nel settore auto USA degli ultimi 2 anni destano preoccupazioni ma non sono paragonabili a quelli immobiliare del 2007-2008.
14 Aprile 2017 09:01
Gli ultimi dati di default relativi ai prestiti subprime per l’acquisto di auto negli Stati Uniti sono stati più che un campanello d’allarme per tutto il settore del credito. Molti osservatori si sono affrettati a segnalare che i tassi di default dei prestiti subprime delle ultime due annate (2015- 2016) hanno ormai raggiunto livelli coerenti con quelli originati poco prima della grande recessione (2007- 2008) in ambito immobiliare.
Inoltre, la dinamica è evidente non soltanto nei subprime, ma anche nel segmento dei clienti ‘prime’, ovvero quelli con maggiori credenziali in termini di sostenibilità del debito. A rendere la situazione ancora più delicata, le previsioni delle banche statunitensi che indicano un ulteriore incremento delle insolvenze per il credito al consumo e, in particolare, per i prestiti auto.
Quali le ragioni di questa preoccupante tendenza? Le cause alla radice del rialzo dei tassi di default (fallimento) si possono far risalire alla crescente disparità di reddito dei consumatori negli Stati Uniti abbinata con una aumento aggressivo nelle condizioni dei prestiti, soprattutto quelli erogati da creditori non bancari. In breve, gli sforzi di reflazione da parte delle banche centrali hanno avuto successo nell’alimentare la creazione di ricchezza per un sottoinsieme limitato di consumatori ma sono risultati molto meno efficace nello stimolare la crescita di reddito in una fascia più ampia della popolazione.
Tuttavia, un’analisi più approfondita rende il fenomeno meno critico di quello che possa sembrare. Si stima che l’insieme dei saldi dei prestiti auto subprime sia pari al 16% di tutti i prestiti auto in circolazione e che l’insieme complessivo dei prestiti dei consumatori USA (per mutui, prestiti per auto e per lo studio) sia pari a 1.250 miliardi di dollari: questo livello è abbondantemente al di sotto dei 1.900 miliardi di dollari del picco del 2009. Inoltre l’onere maggiore di tali prestiti (per esempio quelli agli studenti e i prestiti ipotecari agevolati) fanno capo al governo statunitense e non alle banche.
Un’altra differenza rispetto alla crisi dei subprime 2007-2008 è che le cartolarizzazioni di tali prestiti sono state molto più limitate rispetto a quelle che hanno alimentato la crisi dei mutui subprime. Però, se è vero che, almeno per il momento, la situazione dei prestiti subrime auto USA non costituisce un rischio sistemico, è altrettanto vero questa tendenza di morosità da parte dei consumatore potrebbe essere la prova che la crescita del rimbalzo economico potrebbe rivelarsi più debole del previsto.
Inoltre, la dinamica è evidente non soltanto nei subprime, ma anche nel segmento dei clienti ‘prime’, ovvero quelli con maggiori credenziali in termini di sostenibilità del debito. A rendere la situazione ancora più delicata, le previsioni delle banche statunitensi che indicano un ulteriore incremento delle insolvenze per il credito al consumo e, in particolare, per i prestiti auto.
Quali le ragioni di questa preoccupante tendenza? Le cause alla radice del rialzo dei tassi di default (fallimento) si possono far risalire alla crescente disparità di reddito dei consumatori negli Stati Uniti abbinata con una aumento aggressivo nelle condizioni dei prestiti, soprattutto quelli erogati da creditori non bancari. In breve, gli sforzi di reflazione da parte delle banche centrali hanno avuto successo nell’alimentare la creazione di ricchezza per un sottoinsieme limitato di consumatori ma sono risultati molto meno efficace nello stimolare la crescita di reddito in una fascia più ampia della popolazione.
Tuttavia, un’analisi più approfondita rende il fenomeno meno critico di quello che possa sembrare. Si stima che l’insieme dei saldi dei prestiti auto subprime sia pari al 16% di tutti i prestiti auto in circolazione e che l’insieme complessivo dei prestiti dei consumatori USA (per mutui, prestiti per auto e per lo studio) sia pari a 1.250 miliardi di dollari: questo livello è abbondantemente al di sotto dei 1.900 miliardi di dollari del picco del 2009. Inoltre l’onere maggiore di tali prestiti (per esempio quelli agli studenti e i prestiti ipotecari agevolati) fanno capo al governo statunitense e non alle banche.
Un’altra differenza rispetto alla crisi dei subprime 2007-2008 è che le cartolarizzazioni di tali prestiti sono state molto più limitate rispetto a quelle che hanno alimentato la crisi dei mutui subprime. Però, se è vero che, almeno per il momento, la situazione dei prestiti subrime auto USA non costituisce un rischio sistemico, è altrettanto vero questa tendenza di morosità da parte dei consumatore potrebbe essere la prova che la crescita del rimbalzo economico potrebbe rivelarsi più debole del previsto.
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