Basilea IV

News & Views – 18 aprile 2017

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

18 Aprile 2017 09:52

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Per le banche l’Atlantico si allarga
Quando ai primi di gennaio uscì la notizia che il meeting tra i supervisori globali per varare il nuovo e più stringente impianto di Basilea IV era stato rinviato, molti scrissero che lo slittamento sarebbe stato di qualche mese, fino a marzo. Sul nostro Bulletin invece prevedevamo che non ci sarebbe stato nessun meeting, né a marzo né mai, e che l’idea di una nuova stretta regolatoria globale sui requisiti di capitale delle banche era morta e sepolta. Mercoledì scorso Daniel Tarullo, uomo di punta dei regolatori della Fed dal 2009 e fautore di una supervisione finanziaria globale, ha trascorso il suo ultimo giorno nella banca centrale, anche se il suo mandato era fino al 2022. Tarullo voleva concretizzare un impegno preso al G20 proprio nel 2009: creare un set di regole globali comuni per prevenire l’esplosione di nuove crisi. Il Congresso democratico faceva il primo passo l’anno dopo con il Dodd-Frank act. Quello successivo doveva essere appunto Basilea IV, che nelle intenzioni avrebbe alzato ancora l’asticella dei requisiti di capitale delle banche. L’arrivo di Trump, e la rivolta contemporanea delle associazioni bancarie del globo, dagli USA all’Europa passando per il Giappone, ha sconvolto i piani. L’uscita di scena di Tarullo non è la fine della storia, ma l’inizio di una nuova. Gli americani si preparano a liberare in parte le banche dal fardello imposto dopo la crisi. Gli europei sono davanti a un dilemma: seguirli oppure andare avanti da soli e aggiungere ulteriore svantaggio competitivo sulle spalle delle banche del vecchio continente.

Tra Cina e USA c’è un accordo invisibile?
Alla fine Trump ha ceduto: l’amministrazione USA non marchierà la Cina come “manipolatore valutario” come minacciato più volte dal presidente ancora in campagna elettorale. Nel rapporto semestrale sui principali partner commerciali pubblicato dal dipartimento al Tesoro venerdì scorso la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, Taiwan, Germania e Svizzera restano nella lista dei sorvegliati speciali, ma nessuno entra nella lista nera dei manipolatori, con tutte le conseguenze negative in termini di restrizioni che questo comporterebbe. E per chiarire meglio, Trump ha dichiarato al Wall Street Journal che i cinesi “non sono manipolatori dei cambi”, anche perché, ha spiegato, definirli in questo modo non aiuta a risolvere il problema della Corea del Nord. Trump si è già ritirato dagli accordi per creare la Trans-Pacific Partnership, un’area di libero scambio che avrebbe escluso la Cina e che Obama voleva. Qual è la storia vera? Che tipo di deal hanno chiuso Xi e The Donald nella due giorni di Mar a Lago in Florida? Non ci sono stati comunicati né conferenze stampa congiunte. E non sono stati firmati trattati da portare davanti al Congresso per l’approvazione. Ma a volte per fare un buon deal basta una stretta di mano.

Un rosso miliardario che potrebbe anche piacere
Uber batte un altro record. Quello delle perdite: $2,8 miliardi di rosso nel 2016 su $5,6 miliardi di ricavi, il passivo annuale più alto mai registrato da una società privata della Silicon Valley. O almeno, di quelle che hanno pubblicato i bilanci. Sì perché normalmente gli ‘unicorni’ non fanno pubblica ammissione di quanto sono sotto, in quanto non quotati non sono obbligati, e si affidano a numeri lasciati filtrare senza possibilità di verifica. Questa volta invece è un comunicato ufficiale che mostra la volontà di essere trasparenti anche se si brucia cassa nell’ordine dei miliardi di dollari l’anno. Una mossa che potrebbe essere apprezzata dagli investitori che da tempo aspettano che il colosso del car sharing si cimenti in una IPO. Anche il dato del fatturato è impressionante, molto di più di altri brand di internet comparabili, come Yahoo, Twitter, Snapchat o Airbnb. Uber brucia cassa non perché il business sia in perdita, ma perché investe miliardi in espansione globale, ormai arrivata a coprire oltre 70 paesi. Infatti i ricavi del quarto trimestre 2016 sono arrivati a $2,9 miliardi, triplicati rispetto al primo.

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