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Idee di investimento – Obbligazioni – 02 maggio 2017

2 Maggio 2017 09:28

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acità di influire sulla Federal Reserve senza tuttavia condizionarne le decisioni. Potrebbe essere questa la mission che l’amministrazione Trump cercherà di realizzare nel corso del suo mandato. Entro la metà del prossimo anno Trump potrà nominare 5 membri del FOMC della Fed e influire maggiormente sulle prossime mosse della banca centrale americana. “Adesso agire in base all’inflazione potrebbe tornare di moda, soprattutto se c’è sostegno politico. In tal caso sarebbe ora di ridurre le posizioni nei bond nominali e proteggersi contro l’aumento dei prezzi con oro, obbligazioni indicizzate all’inflazione e asset reali” sottolinea nell’articolo “Una Fed a misura di Trump” Steve Donzé, Senior Macro Strategist di Pictet Asset Management.

I bond legati all’inflazione piacciono pure a Marilyn Watson, Head of Global Fundamental Fixed Income Strategy di BlackRock, che, alla luce delle decisioni adottate dalla BCE e dalla banca centrale di Svezia e del Giappone che hanno lasciati invariati i tassi, nell’articolo “Reddito fisso, perchè puntare su corone svedesi e inflation linked bond italiani” elenca le sue scelte d’investimento preferite in questo momento: la corona svedese, i titoli a più lungo termine del Giappone, alcune emissioni bancarie subordinate britanniche, e le obbligazioni italiane legate all’inflazione. Marilyn Watson, svela inoltre su cosa sta puntando in Europa: “Attualmente privilegiamo le emissioni di alcune banche britanniche basate su buoni fondamentali, in particolare il debito subordinato, nonché selezionate attività cartolarizzate. Abbiamo anche posizioni di portafoglio di short duration in Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia (per approfittare di un possibile rialzo dei tassi), un posizionamento per sfruttare un possibile irrigidimento nei tassi tedeschi e posizione long (rialzista) sulle obbligazioni italiane legate all’inflazione”.

Per l’investitore obbligazionario europeo alla ricerca di extra reddito rispetto ai risicati rendimenti offerti dai titoli di stato dei paesi core della zona euro, le obbligazioni societarie investment grade (quelle cioè con rating pari o superiore a BBB/Baa) possono rappresentare un’ottima asset class per il lungo termine. Lo sostiene nell’articolo “Credito investment grade USA, una valida alternativa ai Treasury” Luke Farrell, direttore degli investimenti nel reddito fisso di Capital Group, secondo il quale ci sono almeno quattro ragioni per sposare questa tesi: solidità degli emittenti, scarsa correlazione con l’azionario Europa, maggiore redditività e minor volatilità rispetto ai Treasury. Luke Farrell, rivela inoltre di essere interessato pure ai trust d’investimento immobiliare (REIT), perchè offrono un buon valore, mentre, al contrario, è in sottopeso sul comparto bancario, soprattutto per quanto riguarda le emissioni in dollari USA delle banche europee. “In generale, le banche europee non hanno una capitalizzazione tanto solida quanto gli istituti americani e presentano un maggiore rischio fondamentale a causa della debolezza e del rallentamento dell’economia dell’Eurozona” conclude Luke Farrell.

Intanto un’indagine a livello mondiale (la terza edizione della Climate Change and Sustainability Services (Ccass) survey di Ernst & Young, che ha coinvolto 320 senior decision-maker intervistati in tutto il mondo) dimostra la stretta connessione tra le performance non finanziarie delle aziende e i comportamenti degli investitori. Nonostante molte aziende non se ne rendano ancora conto, gli investitori sono sempre più attenti alle performance non finanziarie nell’allocare i propri risparmi. Come spiegato nell’articolo “Scelte di investimento, fattori ESG sempre più importanti”, la ricerca ha rivelato che gli investitori fanno sempre più riferimento alle performance non finanziarie per trarre conclusioni sul valore delle aziende nelle quali intendono investire in modo più informato e approfondito: se un’azienda dimostra di gestire con attenzione gli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG), è spesso un segno di eccellenza operativa.

Alla luce di questa tendenza a valorizzare le scelte virtuose in ambito ESG, Amundi, in qualità di leader del risparmio gestito in Europa selezionato attraverso un processo globale e competitivo, e IFC, membro del World Bank Group nonché un dei principali operatori a livello globale focalizzato sul private sector nei mercati emergenti, hanno deciso di creare il più grande fondo obbligazionario verde (green bond) dedicato ai mercati emergenti. Si tratta, come argomentato nell’articolo “Presentato il più grande fondo di green bond dedicato ai mercati emergenti”, di un’iniziativa da 2 miliardi di dollari che mira a potenziare i mercati dei capitali locali e ad ampliare i finanziamenti negli investimenti climatici. IFC e Amundi si aspettano che il nuovo fondo incoraggi ancora di più le istituzioni finanziarie locali a emettere green bond contribuendo sia ad aumentare la domanda mondiale di questa particolare tipologia di titoli di debito e sia la costruzione di veri e propri mercati locali.

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