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India pronta ad accelerare dopo lo shock della demonetizzazione

Il tentativo di sradicare l’evasione distruggendo la ricchezza accumulata dal mercato nero ha avuto effetti a breve contrastanti, ma nel lungo termine risulterà positivo.

4 Maggio 2017 10:21

financialounge -  corruzione evasione fiscale india Narendra Modi Pictet Venkatesh Sanjeevi
Un trauma violento ma di breve durata, un po’ come il crollo seguito alla crisi finanziaria globale, che ha avuto anch’essa un effetto transitorio sull’India. Definisce così lo shock della demonetizzazione, la strategia messa in atto a novembre dell’anno scorso dal premier indiano Narendra Modi per scoraggiare l’uso di contanti e combattere la corruzione, Venkatesh Sanjeevi, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management.

Uno degli obiettivi principali dell’iniziativa (ritirare senza preavviso dalla circolazione tutte le banconote da 500 e 1.000 rupie - pari, rispettivamente a 7 e 14 euro - e concedendo alla popolazione solo un breve periodo di tempo per convertirle nei nuovi biglietti), era sradicare l’evasione distruggendo la ricchezza accumulata grazie al mercato nero: tutti i cittadini indiani che non fossero stati in grado di spiegare la provenienza del denaro non avrebbe potuto convertirlo in nuove banconote.

Per comprendere la profondità della decisione, va precisato che l’86% circa dei 253 miliardi di dollari del denaro circolante nell’economia, vale a dire 218 miliardi di dollari, era soggetto alla demonetizzazione e, dal momento che tra il 20% e i 25% di tale importo è probabilmente frutto del mercato nero, il potenziale di distruzione di ricchezza era notevole. Tuttavia, l’ingegnosità degli Indiani è riuscita ad eludere anche queste regole e, alla fine, quasi tutte le banconote sono state convertite o depositate, con il risultato che non c’è stata quasi nessuna distruzione di ricchezza, ma solo una certa redistribuzione, dato che qualcuno ha pagato per regolarizzare la propria situazione.

“Per altri versi, la riforma valutaria di Modi sta funzionando, dato che incentiva le transazioni digitali” puntualizza Venkatesh Sanjeevi alla luce anche delle sempre più ampie opzioni di pagamento digitale a disposizione degli indiani. Quasi tutte le banche stanno spingendo le operazioni con carte di credito tradizionali o di tipo mobile mentre il governo ha lanciato Bharat QR, un QR code che consente di effettuare transazioni senza contanti.

“Nel complesso, al di là dei risultati contrastanti, la demonetizzazione sta aiutando Modi a ripulire l’economia indiana. Il corpo dei vigili, ad esempio, è notoriamente corrotto. Inoltre la demonetizzazione ha aumentato la popolarità di Modi, in particolare fra il ceto medio, e l'opinione pubblica è convinta che le riforme avranno successo” precisa Venkatesh Sanjeevi secondo il quale il premier è riuscito a ridare fiducia al paese e potrebbe quindi essere confermato primo ministro dopo le prossime consultazioni generali nel 2019, restando in carica fino al 2024.

“Questo ottimismo deve ora tradursi in una crescita degli investimenti aziendali. La creazione di posti di lavoro è sotto la pari, mentre gran parte del capex ( le spese per capitale che un'impresa impiega per acquistare asset durevoli, ad esempio macchinari) è riconducibile allo stato che, da solo, non può fare abbastanza per sostenere un’economia che dovrebbe crescere a un tasso annuo di circa il 7,5%” dichiara Venkatesh Sanjeevi.

Nel frattempo, c’è da rilevare che gli indiani investono sempre di più in azioni locali. “Il tentativo di riforma e di moralizzazione del premier indiano è destinato a dare i suoi frutti nel lungo periodo ma, nel breve, ha sicuramente ridotto l’uso del contante comprimendo 3-4 anni di sviluppo economico in 3-4 mesi e, con la registrazione digitale di un sempre maggior numero di transazioni, ha anche dato un colpo all’evasione fiscale” conclude Venkatesh Sanjeevi.

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