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Legge elettorale ed elezioni, ecco gli scenari per i mercati

In caso di elezioni anticipate in Italia a settembre, possibili tensioni sui titoli di stato italiani ma le mani forti della BCE dovrebbero scongiurare rischi eccessivi.

30 Maggio 2017 12:53

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Le indiscrezioni circa una possibile convergenza degli attuali maggiori partiti politici italiani (PD, Movimento Cinquestelle, Forza Italia e Lega) su un sistema di elezioni politiche proporzionale alla tedesca con sbarramento al 5% ha riacceso le tensioni sui mercati, facendo allargare lo spread (differenziale di rendimento dei titoli di stato italiani) rispetto ai bund tedeschi. Un incremento dello spread che sta cominciando a incorporare il crescente rischio di incertezza e di instabilità politica.

“In caso di elezioni anticipate a settembre, in concomitanza con quelle tedesche, quello che preoccupa non è solo l’ascesa del movimento anti-establishment Movimento Cinque Stelle (M5S) che potrebbe alimentare un contesto destabilizzante per l’Europa. Preoccupa di più il rischio di frammentazione e di ingovernabilità che potrebbe crearsi” fa sapere Maria Paola Toschi, Market Strategist di JP Morgan Asset Management, che poi spiega: “La Corte Costituzionale a gennaio ha deciso infatti la incostituzionalità del secondo turno di elezioni alla camera bassa del parlamento Italiano. Un partito che raggiunge il 40% dei voti nel primo turno di elezioni potrà ottenere la maggioranza dei seggi e il premio di maggioranza. Ma la rimozione del secondo turno di voto, ha ridotto la probabilità che un singolo partito possa governare il paese dopo le elezioni, dato che nessun partito ad oggi sembra poter raggiungere la soglia del 40%. Anche in caso di vittoria, il M5S potrebbe non essere in grado di governare da solo o di formare di una coalizione, dati gli ostacoli ideologici che dovrebbe affrontare ad unirsi con altri partiti del paese, altrettanto tiepidi o ostili verso l’euro. Ciò da un lato riduce il rischio di un governo anti europeista ma aumenta la preoccupazione di frammentazione politica. Dopo tante discussioni sulla necessità di elezioni anticipate, un esito senza la possibilità di formare un governo forte, porterebbe portare a un nulla di fatto”.

Uno scenario che non aiuta da un punto di vista d’investimento, poichè potrebbe rendere la ripresa del processo di riforme più difficile e alimentare l’incertezza. D’altro canto la situazione di frammentazione potrebbe rendere assai difficile per un singolo partito poter proporre l’uscita del paese dalla zona euro o proporre un referendum sulla permanenza nella zona euro.

“Per l’Italia lasciare la zona euro significherebbe anche lasciare l’Unione Europea, cosa che richiederebbe una riforma costituzionale, una possibilità che una coalizione debole di governo potrebbe difficilmente realizzare” specifica Maria Paola Toschi. Inoltre, le ideologie anti europeiste sono diventate meno popolari dopo l’esito delle elezioni sia in Francia che in Olanda. Quindi la centralità di messaggi anti-europeisti nella prossima campagna elettorale italiana potrebbero alla fine rivelarsi controproducenti, riducendo i rischi di tensioni all’interno dell’Europa e sui mercati.

“Ciò sembra confermare che il reale rischio per l’Italia sia la difficile governabilità che è sempre stato il principale problema del paese e che non eliminerebbe l’elevato turnover di governi che si sono succeduti dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. In Italia in questo arco temporale si contano infatti più di 60 governi rispetto a poco più di 20 in Germania e Regno Unito” precisa Maria Paola Toschi.

In termini di mercati, si rileva che dallo scorso anno e dopo l’esito del referendum costituzionale di ottobre, i differenziali di rendimento dei titoli governativi a 10 anni dell’Italia verso i bund tedeschi hanno cominciato a disallinearsi rispetto a quelli della Spagna che è considerato il riferimento naturale. Ciò ha cominciato a riflettere l’aumento del rischio politico dell’Italia che in seguito è stato messo sotto controllo grazie alla veloce formazione di un nuovo governo che ha impedito il prolungarsi di una fase di stallo politico dopo le dimissioni del primo ministro Renzi.

L’effetto Macron e il conseguente calo del rischio politico in Europa si è manifestato anche in Italia che ha beneficiato del calo dello spread osservato anche negli altri paesi periferici e non. Tuttavia, come ricorda Maria Paola Toschi, il trend dei mercati obbligazionari risente anche della manovra della BCE. Il Presidente Draghi negli ultimi interventi ha confermato che l’Europa ha ancora bisogno di stimoli monetari. La crescita nella zona euro sta accelerando, l’inflazione mostra qualche timido segnale di ripresa, ma è troppo presto pensare a un tapering (riduzione dell’acquisto di titoli obbligazionari sul mercato da parte della BCE) all’europea.

Il governatore non ha mai commentato specifici casi politici, ma il rischio politico è probabilmente una delle variabili che la BCE deve monitorare nelle proprie decisioni di politica monetaria. “È possibile quindi che l’evoluzione della politica italiana possa entrare in quel set di informazioni magari non esplicite, che la banca centrale deve includere tra le variabili da considerare e possa contribuire ad alimentare l’approccio particolarmente accomodante di stimoli monetari che la BCE intende ancora prolungare. I mercati obbligazionari potrebbero vedere un aumento della volatilità a svantaggio soprattutto dell’Italia, ma le mani forti della BCE ancora scongiurano rischi di eccessive tensioni sui Btp” conclude Maria Paola Toschi.

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